Falcone, Palermo ricorda magistrato In aula bunker con studenti Grasso, Giannini e Orlando

Falcone, Palermo ricorda magistrato In aula bunker con studenti Grasso, Giannini e Orlando

- in Attualità, Sicilia
Giovanni Falcone in una foto di archivio ANSA

E’ un piacere copiare ed incollare alcune frasi di Falcone.

La migliore delle frasi, a nostro avviso,  è questa:

“Tre magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell’appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia.” 

e poile altre:

“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.”

“Se poni una questione di sostanza, senza dare troppa importanza alla forma, ti fottono nellasostanza e nella forma.”

“A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.”

“Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non leparole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili.”

“La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una suaevoluzione e avrà quindi anche una fine. Spero solo che la fine della mafia non coincida con la fine dell’uomo.”

“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.”

“Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i verticidi Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si voglionocapire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi.”

Chiunque è in grado di esprimere qualcosa deve esprimerlo al meglio. Questo è tutto quello che si può dire, non si può chiedere perché. Non si può chiedere ad un alpinista perché lo fa. Lo fa e basta. A scuola avevo unprofessore di filosofia che voleva sapere se, secondo noi, si era felici quando si è ricchi o quando si soddisfano gli ideali. Allora avrei risposto: “Quando si è ricchi”. Invece aveva ragione lui.

 “Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità” aveva detto nel suo discorso di insediamento il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, precisando come la lotta alla mafia e alla corruzione fossero “priorità assolute”. E proprio il Capo dello Stato, che nella lotta a cosa nostra ha pagato un prezzo altissimo, perdendo il proprio fratello, Piersanti, ucciso il 6 gennaio del 1980 mentre era presidente della Regione Siciliana, interverrà domani per la prima volta, in aula bunker, a Palermo, a salutare i tantissimi ragazzi arrivati a Palermo da Europa, Vietnam e Stati Uniti. Quello nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, luogo diventato simbolico nella lotta alla mafia, sarà il momento più istituzionale delle tante iniziative previste nel 23/mo anniversario della strage di Capaci. Qui, dove l’autostrada fu sventrata da quella che venne definita una ‘tecnica libanese’ utilizzata da cosa nostra, a essere massacrati sono stati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Anche quest’anno, su iniziativa del Miur e della Fondazione Falcone, la memoria si rinnova nel presente, con le testimonianze che a partire dalle 9 si alterneranno fino a mezzogiorno. Oltre al Capo dello Stato, a intervenire sarà il presidente del Senato, Pietro Grasso, che era stato giudice a latere nel maxiprocesso contro la mafia e che aveva partecipato alla stesura della monumentale sentenza che inflisse oltre 2600 anni di reclusione. Con loro il Guardasigilli, Andrea Orlando, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, la presidente della commissione antimafia Rosi Bindi, il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Maria Sabelli, il presidente dell’associazione nazionale Partigiani d’Italia, Carlo Smuraglia e la professoressa Maria Falcone.

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