Il senatore Vincenzo Gibiino esterna le proprie considerazioni sulla situazione politica nazionale e su alcune problematiche molto care ai siciliani.
La continua politica dei proclami e delle marce indietro, delle bufale vendute come scelte di buon senso. Il governo Renzi abbandona da un giorno all’altro il progetto di abbattimento e ricostruzione totali del viadotto Himera dell’A19, definito necessario dai vecchi dirigenti e tecnici dell’Anas, ritenendo invece sufficiente l’abbattimento della sola carreggiata sulla quale è avvenuto il crollo, come indicato dai nuovi dirigenti Anas, scelti recentemente da Palazzo Chigi. Il governo nazionale, per voce del sottosegretario Faraone, che occupandosi da sempre di scuola e istruzione ci chiediamo quanta autorevolezza e competenza abbia in campo di infrastrutture, va dunque nella direzione di un intervento low cost. Un’unica carreggiata da abbattere dunque, una seconda carreggiata da aprire in doppio senso di marcia, a velocità obbligatoriamente contenuta, tra quattro mesi. Ovviamente se nel frattempo non ci renderemo conto di avere sbagliato i calcoli e della necessità di abbattere e ricostruire tutto. I siciliani se ne facciano una ragione, il governo Renzi-Pd i grandi investimenti non li fa e non li farà mai in Sicilia. Al nord il Freccia 1000, a noi treni che raramente superano i 100 km orari. In Val Padana le quattro corsie, ai siciliani il doppio senso in una sola carreggiata. A loro i raddoppi, a noi i rattoppi. E hanno pure il coraggio di chiamarla autostrada”. Oggi 27 maggio a Roma, sono stato relatore, in qualità di Capo Gruppo Commissione Lavori Pubblici al Senato, al convegno intitolato “Italia dis…connessa” che è stato organizzato dal Settore Trasporti di Confcommercio con l’obiettivo di fare il punto sui diversi “cantieri aperti” nel settore, sulle perduranti carenze sistemiche e sulle nuove opportunità emergenti. Presenti al dibattito il Presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli, il Vice Presidente, Paolo Uggè, il Presidente Fercargo , Giacomo di Patrizi, l’Amministratore Unico Fedarlinea, Michele Ruggieri, il Segretario Generale Conftrasporto, Pasquale Russo. Assenti purtroppo il Ministro Delrio e il Pd un chiaro segnale di mancanza di ascolto verso un settore delicato che ha perso quasi 28 mila posti di lavoro. Trasportare le merci per il nostro Paese è un’impresa sempre più ardua, per infrastrutture stradali e ferroviarie spesso inadeguate e per i lunghi tempi di trasferimento, dovuti soprattutto ad una burocrazia imperante, che rendono il sistema logistico ben poco competitivo, affossando in tal modo il mercato. Dogana, controlli e documentazioni varie fermano mediamente le merci in Italia per circa 13 giorni, contro i 5 della Germania; non si può che prendere atto di come lo Stato, lento e incapace, danneggi la nostra impresa, la nostra economia, precluda ogni possibilità di crescita. Senza considerare la drastica riduzione degli investimenti pubblici nei trasporti negli ultimi dodici anni, passati da 20 a 10 miliardi di euro. Poco o nulla si è fatto per ridurre la presenza delle merci sulle strade, spostando i traffici su ferrovie e autostrade del mare. Si pensi che nel nostro Paese il traffico dei container su ferrovia è il 13% del totale (19 miliardi di tonnellate-chilometro), contro il 23,5 della Germania (112 miliardi di tonnellate chilometro). A rendere complesso l’utilizzo della strada ferrata è anche l’inadeguatezza dell’infrastruttura, spesso dotata di gallerie troppo strette per il passaggio delle merci, o la mancanza di collegamenti ferroviari con i porti. Una situazione disarmante, nei confronti della quale gli ultimi tre governi non hanno mosso un dito. Cantieri fermi, salvo rare eccezioni, disoccupazione raddoppiata, pressione fiscale aumentata, questo il risultato di una mancata programmazione.