Quando si parla di mafia e di antimafia vengono spesso ricordati i “grandi nomi” dell’una e dell’altra parte, mentre a volte ci si dimentica dei martiri di mafia che hanno pagato con la propria vita combattendo, spesso nel silenzio e senza protezioni, la grande battaglia che conosciamo tutti.
Oggi ricorre il ventesimo anniversario della morte, anzi del barbaro assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo, che fu rapito a dodici anni il 26 novembre del 1993. Fu tenuto prigioniero per ben tre anni (o più precisamente 799 giorni) e poi, l’11 gennaio del 1996, a pochi giorni del suo quindicesimo compleanno, fu strangolato e il suo corpo venne sciolto nell’acido.
L’unica “colpa” di Giuseppe fu quella di essere il figlio Santino Di Matteo, un ex mafioso, poi collaboratore di giustizia, che si era pentito e aveva iniziato a raccontare ai magistrati tanti particolari che risalivano alla strage di Capaci in cui furono vittime il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre degli uomini della scorta.
Per il sequestro e il successivo omicidio del piccolo Di Matteo si dichiarato colpevole Giovanni Busca: «Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l’auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento» (dichiarazione di Giovanni Busca, tratta dal libro Ho ucciso Giovanni Falcone, di Saverio Lodato, Mondadori).
Gli esecutori materiali dell’uccisione furono Vincenzo Chiodo, Enzo Salvatore Brusca (fratello di Giovanni) e Giuseppe Monticciolo.
Oltre a Giovanni Brusca, sono stati condannati all’ergastolo, per il sequestro e l’uccisione del piccolo Giuseppe, circa 100 mafiosi tra cui anche Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella, Salvatore Benigno, Francesco Giuliano, Giuseppe Graviano e Gaspare Spatuzza.
Questa mattina Giuseppe Di Matteo è stato ricordato, con una giornata intitolata “C’era un volta un bambino che amava i cavalli” organizzata dal Coordinamento di Libera e dal Comune di Palermo presso l’Aula Multimediale ”Pio La Torre” dell’ex Casa del Fanciullo di via Vittorio Emanuele, a San Giuseppe Jato.
Calogero Aquila