Il 23 gennaio 1943 nasceva don Sandro Bernunzo Privitelli, barrese doc, uomo dalle mille sfaccettature: sacerdote, insegnante, poeta, attore e soprattutto uomo. Parroco della chiesa Madre dal 1994, insegnante di scuola elementare, socio fondatore della locale emittente “RADIO LUCE”, a lui si deve la progettazione e realizzazione di due rappresentazioni: “La Natività” e “La Vasacra”. Inoltre è stato un poeta instancabile, tante le sue poesie, tanti i suoi racconti, in cui don Sandro esprimeva parte della sua vita, del suo vissuto, del suo amore “per la vita”, in altre parole tutta la sua sensibilità. Orfano di padre (disperso in guerra nella campagna di Russia) e dopo la nascita anche della madre, è cresciuto dalla nonna materna, formandosi in diversi collegi per orfani di guerra del nord dell’Italia. La mancanza delle figure genitoriali e lo stile di vita che dovette affrontare, lo segneranno per sempre, affinando sempre più quell’indole sensibile e attenta agli altri, che caratterizzava il suo animo. Ordinato sacerdote nel 1970, si fa subito notare per la sua energia, per il suo modo schietto e sincero di porsi nei confronti del prossimo. Tanti i compiti espletati da don Sandro nei suoi quasi 37 anni di sacerdozio: – Vicario cooperatore della Parrocchia San Giovanni Evangelista di Gela – Vicario cooperatore della Parrocchia San Giovanni Battista di Enna – Vicario cooperatore delle Parrocchie Maria SS. della Stella, Madre della Divina Grazia, e Chiesa Madre di Barrafranca – Rettore della Chiesa di San Francesco sempre a Barrafranca. Dal 1 ottobre del 1994 diventa parroco della Chiesa Madre e, infine, Vicario Foraneo di Barrafranca. Oggi lo vogliamo ricordare pubblicando una delle sue tante poesie, tratta dalla raccolta FIABE A META’, pubblicata nel 2001 da Bonfirraro Editore, dal titolo PAESINO.
PAESINO
Il paesino è lì
sulla collina,
verde
ridente
nell’ultimo squarcio
arancione
di sole morente.
Ma perde
qualcosa ogni tanto:
un nido
un cipresso
un balcone…
Da un po’ di tempo
più spesso
appaiono case
quadrate
di freddo cemento.
Da grande osservatore e conoscitore della sua comunità, in questa poesia è riuscito a cogliere il senso più vero delle trasformazioni che, nel periodo in cui egli operò a Barrafranca, il paese stava subendo. Da piccolo aggregato di case, il “paesino” appunto, si stava trasformando in un “freddo” insieme di “cemento”, di “case quadrate”, vicine une alle altre. Il paesino è diventato paese, si è ingrandito, ha allargato il suo territorio a discapito, come dice don Sandro, ” di un nido, un cipresso, un balcone…”. Ormai Barrafranca è una piccola cittadina, ma tanto abbiamo perso soprattutto a livello sociale: non siamo più una comunità “semplice” o, come amo chiamarla, “umana”, nel senso di mutuo soccorso, di aiuto reciproco, di “amore verso il prossimo”. Siamo diventati una comunità che rimane ferma nella sua singolarità, nella sua individualità, che pensa “all’altro” come qualcosa fuori da sé, di estraneo. Concludiamo, riportando una bellissima frase di don Sandro, presente nella raccolta “Il Podestà ed altri racconti”, Paruzzo Editore, pubblicato postumo nel giugno 2009:
“Alla fine della vita saremo giudicati. Non su quanto abbiamo creduto, ma su quanto siamo stati credibili.”.
Rita Bevilacqua