Il carnevale barrese, ricordi di tempi che furono, ha alle spalle una lunga tradizione e quello di una volta si svolgeva privatamente, in famiglie che organizzavano serate da ballo tra amici e parenti, nei giorni di giovedì, sabato e domenica. Molte volte le serate erano aperte alle “maschere” ossia a quelle persone che, vestite con il dominò (un costume realizzato cucendo diversi lembi di stoffa di colore diverso, abbellito con sonagli e completo di mantella e cappuccio), si presentavano nelle case da cui si sentiva uscire il suono della musica e pronunciavano questa frase: “trasi ‘a maschira?” (può entrare la maschera?). Se i padroni di casa davano l’assenso, le maschere entravano e facevano un giro di ballo. Alla fine si andava via salutando “ssa banadica, bonasirae grazii“. E così si andava di serata in serata. Le ultime domeniche di carnevale, era messa in scena la “recita dei mesi dell’anno” conosciuta dai barresi come “i pignatuna”. Nel 1956 con la morte del maresciallo Troia, assassinato durante il carnevale da un uomo mascherato, si assistette a un arresto dei festeggiamenti.
Per quanto riguarda la manifestazione “I Pignatuna”, nel 1966 si ebbe una ripresa grazie all’impegno del prof. Filippo Giuseppe Centonze. Innanzi tutto, grazie alla sua personale amicizia con l’onorevole Totò Lauricella, fece togliere il divieto ministeriale che imponeva a Barrafranca di non festeggiare il carnevale, dopo l’increscioso evento dell’uccisione del maresciallo Troja. Poi si impegnò a ricercare e trascrivere le parti recitative che fino ad allora erano orali e infine a realizzare a proprie spese i vestiti dei cavalieri. Il tutto fu organizzato nei locali del Circolo Culturale Sportivo “Morandi” sito in Via Umberto. Grazie al prof. Centonze le parti che prima si conoscevano oralmente, furono finalmente trascritte. La manifestazione fu messa in scena solo per alcuni anni.
Negli anni ‘80, Barrafranca subisce un’inversione di rotta e la nascita di alcune associazioni, tra cui la Proloco, favoriscono la rinascita del carnevale. Nel 1982 si svolse la prima edizione del carnevale “Barrese“. L’entusiasmo fu tanto, grazie al formarsi di “due” gruppi di carristi che iniziarono a creare veri e propri carri allegorici. Questi erano “La Sfinge”, formata da artigiani, studenti e intellettuali si sinistra, cui faceva parte un grande scultore barrese Giuseppe Bevilacqua, e “U Pizzu”, così chiamato dalla “cantunera” del Corso, presso il quale erano soliti riunirsi: la modellazione era affidata a maestri d’arte come Totò Costa e Sandrino Bonfirraro. Negli anni s’iniziarono ad affermare nuovi “costruttori”, come le sorelle Costa, proprietarie dell’omonimo atelier, abili artigiane dei tessuti, che seppero valorizzare i congegni meccanici di Angelo Muratore e Angelino Tavella. Un “cartapestaio” di eccezione è stato il maestro Gaetano Orofino (1924-2005). Insegnante di scuola elementare, ma “costruttore di oggetti in cartapesta” per passione.
Ai carri si associavano “gruppi mascherati”, organizzati allora da associazioni come l’Arcobaleno e la “Sfinge”, che si contendevano, a suon di “vestiti colorati”, il primo premio. Fino agli anni ’90 il carnevale barrese, grazie ai finanziamenti delle diverse amministrazioni, crebbe sempre più, richiamando turisti da ogni parte della Sicilia, assumendo la denominazione di Carnevale Centro Siculo. Il programma era di tutto rispetto: tutte le domeniche di carnevale ballo in piazza fino a tarda sera, Giovedì Grasso sfilata dei gruppi mascherati delle scuole barresi di ogni ordine e grado, Domenica la tradizionale rappresentazione “I pignatuna” e infine Martedì grasso con la sfilata dei Carri Allegorici, cui partecipavano non solo barresi ma carri e gruppi dei paesi limitrofi. Inoltre molte serate si tenevano nei luoghi delle tante associazioni presenti nella cittadina.
La prima battuta d’arresto si ebbe con la guerra del Golfo (1990/91), e la crisi di tangentopoli fece tutto il resto. Agli inizi del 2000 si cercò di ripristinalo, lavorando su una giuria di qualità tanto che 2010 nella giuria di quell’anno partecipò un pittore di fama internazionale, quale Lorenzo Maria Bottari; mentre nel 2011 il Carnevale barrese è stato trasmesso in diretta satellitare… Negli anni, le diverse crisi che il Comune ha attraversato, hanno smorzato l’entusiasmo iniziale e pian piano il Carnevale è andato sempre più scemando, tanto che, ai nostri giorni, è organizzato da associazioni come “Pegaso-Amici del Cavallo” che organizza i pignatuna e il neo “Comitato Carnevale Città di Barrafranca”, sorto nel 2014 con lo scopo di poter riprendere e continuare la tradizione del Carnevale barrese.
Una tradizione antichissima del nostro carnevale sono “I pignatuna” ossia ” la recita dei dodici mesi dell’anno” che è rappresentata l’ultima domenica di carnevale. Il termine riprende la parola dialettale “pignata” ossia contenitore di coccio che, appeso tra una strada e l’altra, è rotto da 12 cavalieri che rappresentano i dodici mesi dell’anno e da un RE e da una REGINA che regolano l’allegra combriccola. Vestiti di gran pompa e sopra a dei cavalli, vanno in giro per il paese a recitare le loro parti e a rompere “u pignatuni“.
Rita Bevilacqua