Il “Mercoledì delle Ceneri” segna l’inizio della Quaresima. Come afferma la Liturgia, questi sono giorni di penitenza per la remissione dei peccati e della salvezza delle anime. Inoltre i fedeli si preparano alla Pasqua. Nella religione cristiana, la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri indica il primo giorno della Quaresima e chiamato anche un tempo in latino Caput Quadragesimae, era l’inizio del digiuno. Il nome ha origine dall’usanza di cospargere la fronte dei fedeli con le ceneri benedette, ricavate bruciando i rami d’olivo dell’anno prima, formando una croce. Questa cerimonia fu eseguita per la prima volta nel VI secolo d.C. La celebrazione delle ceneri nasce per la celebrazione pubblica della penitenza, il cui rito dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. All’inizio il rito delle Ceneri era riservato solo ai penitenti poi, essendo in seguito abolita la penitenza pubblica, il rito fu esteso a tutti i fedeli per richiamare alla memoria il comune destino mortale causato dal peccato originale. Per il mercoledì delle ceneri è previsto il digiuno e l’astensione dalle carni. Le chiese Ortodosse Orientali non osservano questo rito e la loro Quaresima comincia il lunedì successivo, chiamato Lunedì Purificato.
A Barrafranca fino agli anni ’60 esisteva una cerimonia che segnava l’entrata del periodo quaresimale, conosciuta come “a calata a tiledda” e si svolgeva nella Chiesa Madre allora la chiesa più importante del paese. La “tiledda” era un’enorme tela, alta una quindicina di metri la quale, azionata grazie ad alcune funi su cui erano attaccate dei contrappesi (sacchi di sabbia), veniva “calata” per nascondere tutto l’abside e celarlo fino alla resurrezione. Era di colore grigiastro, su cui erano raffigurati la Crocifissione di Cristo e alcuni momenti della passione, tra cui la sepoltura. “A calata a tiledda” partecipavano tutte le confraternite che, al momento della “calata”, rigiravano la fascia da confrate dalla parte nera e al suono della “scattiola”, (troccola) iniziavano a cantare i lamenti. Questo evento era così seguito dalla popolazione che spesso sfociava in disordini e risse. Allora il clero fu costretto a sospenderla, nonostante l’indignazione della gente.
E’ da qualche anno che questa cerimonia, anche se in modo diverso, è stata ripresa e fino all’anno scorso si è svolta, come da tradizione, nella chiesa Madre. Dopo l’adorazione dell’Eucarestia, esposta per le Quarantore, il parroco, i membri della Confraternita del SS. Crocifisso e alcuni dei lamentatori si peparono sull’altare maggiore. Quando tutto è pronto, si spengono le luci della chiesa e al suono della “scattiola” viene fatto cadere il manto rosso e bianco che copriva l’abside in occasione delle Quarantore, mostrando la nicchia dell’abside ricoperta da un manto viola su cui spicca la “Croce”. Alla fine vengono accese le luci delle “Stazioni della via crucis” e iniziano i lamenti! Momenti suggestivi, a cui partecipa una gran folla di fedeli che ascoltano emozionati i lamenti, anticipatori degli eventi del Venerdì Santo! Tutto ciò richiama l’antica tradizione di ricoprire con manti neri i vetri, le porte e quant’altro delle case in segno di lutto, di sofferenza in attesa della morte e della successiva Risurrezione di Cristo.
Rita Bevilacqua