A livello liturgico, la Domenica delle Palme o Domenica della Passione del Signore chiude il lungo periodo Quaresimale, iniziato il mercoledì delle ceneri, e apre la Settimana Santa, la quale celebra i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita. In questo giorno si rievoca l’entrata di Gesù a Gerusalemme, sede del potere civile e religioso in Palestina, e in ricordo del suo trionfo, si benedicono le palme e si legge il racconto della sua passione e morte.
La funzione liturgica prevede la tradizionale “benedizione delle palme” che precede la solenne Messa delle 11:00. Dopo che i fedeli si sono radunati in un luogo vicino alla chiesa, il celebrante benedice le palme e i ramoscelli d’ulivo che i fedeli tengono in mano e dopo una breve lettura di alcuni passi del Vangelo, si avvia la processione con a capo il celebrante seguito dai fedeli, in ricordo dell’acclamazione che Gesù ricevette entrando a Gerusalemme. La processione termina con l’arrivo in chiesa, la celebrazione della Messa e la proclamazione delle Sacre Scritture. Questa messa era chiamata “missa du passiu“, poiché il Vangelo è incentrato sulla passione di Cristo. La benedizione delle palme è documentata a Gerusalemme dalla fine del IV secolo e quasi subito fu accolta dalla liturgia della Siria e dell’Egitto. In Occidente giacché questa domenica era riservata a cerimonie prebattesimali (il battesimo era amministrato a Pasqua) e all’inizio solenne della Settimana Santa, benedizione e processione delle palme trovarono difficoltà a introdursi; entrarono in uso prima in Gallia (sec. VII-VIII) dove Teodulfo d’Orléans compose l’inno ” Glória, laus et honor tibi sit, Rex Christe, Redémptor… ” (Gloria, lode e onore a te, Re Cristo Redentore); poi in Roma dalla fine dell’XI secolo.
L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha origine soltanto devozionale, come augurio di pace. Difatti, anticamente, i ramoscelli benedetti venivano appesi dietro le porte, nelle stanze, sopra i letti, in modo che potessero proteggere la famiglia.
Elemento centrale di questa giornata sono le palme. Antico simbolo di fertilità ed emblema della vittoria, la sua simbologia deriva da quella assiro-babilonese della dea Ishtar (simbolo della terra) che andò in sposa al dio Tammuz (simbolo della vegetazione e della palma da dattero). Nel Cristianesimo la palma detta della “vittoria” è il simbolo dell’ascesa, della rinascita, della vittoria della vita sulla morte. Per questo motivo i primi martiri sono raffigurati con una palma in mano. Anticamente la parmuzza veniva ’ntrizzata a casa. Qualche giorno prima, gli uomini andavano in campagna a tagliare le foglie più interne della pianta. Portate a casa, veniva tenuta al buio, perchè si scolorisse e assumesse il classico colore giallino. Il giorno prima della Domenica delle Palme, le donne le tagliano accuratamente in elementi più piccoli, tenuto conto che i destinatari delle palme erano i bambini, suddividendo le foglie in filamenti e intrecciandole. Realizzata la palma, le foglie rimaste venivano utilizzate per forma croci e panariddi, i quali erano collocati negli interstizi della trama della palma, assieme ad alcuni fiori di stagione come le margherite e le violacciocche, chiamate in dialetto balacu.
Rita Bevilacqua