Il calcio a Enna riparte a furor di popolo. Non è una frase fatta ma quanto proposto dalla dirigenza rimpolpata negli ultimi mesi dagli ingressi dell’imprenditore locale Luigi Stompo, neo co-presidente insieme a Enzo Grippaudo, e il nuovo amministratore delegato Fabio Montesano. L’obiettivo dichiarato è quello di ridare dignità al calcio in città, dopo anni di buio, ripartendo dall’ottima stagione passata che si è conclusa a ridosso dei play-off di Prima Categoria grazie a un gruppo di ragazzi locali guidati dal tecnico Gianfilippo Di Matteo. La sensazione è che, al di là dell’aspetto prettamente tecnico del campo, si voglia ripartire da una struttura ben organizzata dal punto di vista dirigenziale e manageriale, ottimizzando alcune risorse del territorio che hanno già dato la loro disponibilità a collaborare. Tra tutte, l’Università Kore, oltre che la nutrizionista Sandra Greco, già consulente di numerosi sportivi professionisti. Insomma l’azionariato popolare proposto in città per sostenere la squadra potrebbe non avere solo una finalità economica legata ai quattrini ma anche un obiettivo di coinvolgimento di quanti potrebbero dare lustro al progetto.
A fare da trait d’union tra le parti è il nuovo direttore generale Riccardo Caccamo, profondo conoscitore dello sport in città da atleta, allenatore, dirigente e giornalista. Per lui a 47 anni si aprono le porte per una nuova avventura che lo vedrà di riferimento per tutti nella crescita del nuovo progetto calcistico in città.
Ecco le sue parole in esclusiva per SiciliaSportiva.com
Riccardo Caccamo direttore generale dell’Enna. Una conoscenza consolidata del mondo sportivo sportivo in una dimensione diversa rispetto al passato. Cosa ha causato questa voglia di mettersi in discussione?
“Sono una persona fortemente legata alla mia città e la amo intensamente. Non ho mai sopportato le persone che criticano senza proporre qualcosa di alternativo. Quindi in un momento di grande difficoltà etica, di identità e anche sportiva, ho deciso di cercare di dare nel mio piccolo un contributo mettendo a disposizione la mia esperienza maturata in diversi settori dello sport come giocatore di pallamano (vanta anche delle convocazioni in Nazionale giovanile, ndr) e tecnico di questa disciplina (due scudetti e una Coppa Italia vinti con la De Gasperi Enna nel settore femminile come vice della bosniaca Liliana Granulic, ndr), ma anche come dirigente sia di pallamano che federale di Triathlon, e dal 1996 come giornalista sportivo. Ho trovato persone che mi stanno mettendo nelle condizioni di poter mettere a frutto le mie idee. Mi auguro che tutto ciò possa servire per il rilancio del calcio locale”.
Enna da qualche anno fa fatica a tirarsi fuori dalla crisi d’identità nel calcio isolano. Qual è il progetto che punta al ritorno ai livelli più consoni alla città?
“Vogliamo portare avanti un progetto che punti prima di tutto alla valorizzazione dei giocatori locali, ma che vada oltre alla prestazione prettamente sportiva. Vogliamo creare uno “stile Enna” anche nei comportamenti. Chi sposa il progetto dell’Usd Enna lo sposa sia dal punto di vista sportivo che etico e comportamentale dentro e fuori dal campo. E tutto a titolo di dilettantismo puro. L’atleta, il dirigente, il tecnico devono rappresentare degli esempi da seguire. E per questo progetto che vogliamo portare avanti ci sta dando fiducia anche l’Università Kore con un protocollo d’intesa sottoscritto con la facoltà di Scienze Motorie e con la collaborazione con la facoltà di Economica Aziendale. E poi c’è il progetto dell’azionariato popolare ormai in dirittura d’arrivo. Riteniamo che possa essere presentato entro la fine di agosto. Questa iniziativa sarà il vero valore aggiunto della società”.
Dunque una pagina nuova nella storia dell’Enna e un azionariato popolare che possa risvegliare l’orgoglio degli sportivi. Un’esperienza interessante che potrebbe tornare utile anche ad altre realtà sportive locali, non crede?
“Si, sono sicuro che l’azionariato popolare possa essere il vero finanziatore di tutto lo sport cittadino, come avviene in altri stati. Il mio vero sogno è quello di costruire una Polisportiva sul modello Barcellona, dove si riesce a fare convivere nella stessa società diverse discipline e tutte giocate ad alti livelli. Infatti, oltre al calcio, ci sono le squadre di basket e pallamano tra le migliori d’Europa e l’hockey su pista. Si deve solamente avere il coraggio di fare questo salto di qualità. Probabilmente ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma siamo sulla buona strada”.
Quali sono gli obiettivi a breve termine della società e cosa all’orizzonte?
“L’obbiettivo primario della società è quello di migliorare i già buoni risultati ottenuti lo scorso anno, quando con una società che era in piena emergenza e con pochissime risorse, partendo in notevole ritardo rispetto alle altre squadre, si è riusciti a sfiorare i play-off in Prima Categoria, il secondo posto nel campionato interprovinciale Juniores, la salvezza negli Allievi Regionali e il terzo posto nei giovanissimi provinciali. Tutto ciò grazie alla grande serietà di quattro allenatori, ma soprattutto uomini, come Gianfilippo Di Matteo per la prima squadra, Max Ricerca nella Juniores, Antonio Guagliardi negli Allievi e Peppe Anicito nei Giovanissimi. Quando la nave sembrava che stesse andando a finire tra gli scogli ed affondare, loro non l’hanno abbandonata e sono rimasti a bordo, riuscendo tutti insieme a concludere una stagione più che dignitosa. Noi vogliamo ripartire da questi risultati più che dignitosi e migliorarli tutti, senza però avere l’assillo del tempo. Ai tifosi e sportivi in genere promettiamo impegno e serierà con i tempi che necessitano”.
FRANCESCO GUGLIOTTA