Davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta inizia la prima udienza per l’omicidio del commendatore Benedetto Giordano. Tra gli imputati, oltre al brigante Giuseppe Salamone, si trovano Salvatore Falzone, Calogero Lo Grasso, e i fratelli Luigi e Angelo Bonfirraro e i sacerdoti Raffaele e Benedetto Vasapolli. La curiosità destata dall’aprirsi di questo dibattimento fu addirittura febbrile. Il popolo aveva creato attorno alla figura di Salamone, ed alle sue gesta, un alone di leggenda. Al passaggio di Salamone, narrò un cronista, un gruppo di popolane, esclamò: «Chi piccatu, ma quant’è beddu!». Molti i giornali rappresentati: il Giornale di Sicilia, L’Ora, La Tribuna, Il Corriere di Catania, La Sicilia, La Vita, Il Giornale d’Italia, Il Corriere di Messina, ecc. Per difendere Salamone fu nominato d’ufficio l’avvocato Emanuele Geraci, del foro di Caltanissetta. Per i fratelli Vasapolli il collegio di difesa era costituito dagli avvocati Carlo Altobelli, del foro di Napoli; Angelo Gestivo Puglia, del foro di Palermo; onorevole Rosario Pasqualino Vassallo, Giuseppe Scarlata e Giulio Marchese, tutti del Foro di Caltanissetta. Per i fratelli Bonfirraro era stato nominato d’ufficio l’avvocato Giuseppe Candiani. Per Calogero Lo Grasso l’avvocato Luigi Zoda; per Salvatore Falzone l’avvocato Carmelo Augello, tutti del foro Nisseno. Epifania Giordano, sorella del cavaliere, si era costituita parte civile con gli avvocati onorevole Ippolito De Luca, del foro di Palermo; onorevole Luigi Marescalchi Gravina, Filippo Lanza, Michele Majenza e Gaetano Calamita, tutti del foro di Caltanissetta.
Salvatore Licata