Il 4 febbraio 1907 nasceva a Barrafranca ETTORE IPPOLITO, il capitano ETTORE. Pochi conoscono le vicende di questo barrese che si distinse prima nella Seconda guerra mondiale, durante lo sbarco degli Alleati, poi durante la guerra partigiana, combattuta dal capitano Ettore dal febbraio 1944 a maggio 1945.
Ettore Ippolito nacque a Barrafranca il 4 febbraio 1907 da Angelo Ippolito (1871/1960) e da Maria Teresa Paternò (1881/1922). Quarto di sei figli. Il padre era il famoso e stimato medico barrese Angelo Ippolito chiamato affettuosamente “don Angiuliddu”.
Da giovane fu ammesso all’Accademia Militare di Modena nel 1933.
Il 04 /7 /1934 a Torino sposò Beatrice Cannella. Il matrimonio durerà pochi anni; difatti nel 1938 Beatrice (Bice) muore di peritonite. Le ceneri sono sepolte nella tomba di famiglia a Barrafranca.
Il 25 /12/1940 nella cittadina di Fiume Ettore convogliò a seconde nozze con Ingrid Riedlein.
Fu mobilitato in Albania dal 28/12/1940 al 21/10/1941 come tenente del 30° Reggimento Artiglieria “Lupi di Toscana”. Era al Comando della 2a batteria del 1° Gruppo del Reggimento.
Nel 1943 passò al 28° Rgt. artiglieria divisione Livorno e fu trasferito in Sicilia, a difendere le coste meridionali dell’isola dall’avanzata degli Alleati. Difatti il 15 /7/1943, durante lo sbarco di Gela, al Bivio Gigliotto, riuscì a far ritardare l’avanzata americana, assieme al capitano Gigi Scimè, ufficiale di Artiglieria. Grazie a questo eroico atto, ottenne la promozione a maggiore per merito di guerra. Nonostante l’eroica difesa, il reparto italiano dovette soccombere allo strapotere delle forze alleate. I superstiti della Divisione «LIVORNO», che per venti giorni avevano fatto scudo al nemico, effettuarono dal 12 al 15 agosto il passaggio dello Stretto, servendosi della nave traghetto «Villa San Giovanni» immobilizzata il 13 agosto dal nemico, e facendo successivamente uso delle motozattere. Ultimo a partire fu il Capitano Scimè, assieme al collega Capitano Ippolito, del 28° artiglieria, che era riuscito a far caricare sulla nave traghetto «Cariddi» una batteria da 75/18 (quanto era rimasto del suo Gruppo), alcuni obici da 149/13 e qualche pezzo di altra Divisione. Purtroppo il «Cariddì » non riuscì ad essere rimorchiato al di fuori del porto, e dovette essere affondato sul posto.
Il 3 settembre del 1943, nella contrada Santa Teresa Longarini di Siracusa, vicino al borgo di Cassibile, il governo Badoglio del Regno d’Italia firma segretamente un accordo con gli Alleati di cessate ostilità. L’armistizio fu annunciato alla popolazione l’8 settembre 1943.
Ettore, sottrattosi dopo l’8 settembre 1943 alla cattura in territorio metropolitano occupato, si ricongiunse ad un comando italiano. Iscrittosi alle formazioni autonome “R”, bande Val di Pesio, dal 1 ottobre 1943 ha preso parte ad azioni di guerra in località Val Pesio nell’aprile 1944 e in Val Corsaglia da settembre a novembre 1944. Grazie al suo coraggio, Ettore riuscì ad interrompere il traffico ferroviario germanico verso la Liguria, facendo saltare il ponte sul fiume Persio e il 30 settembre 1944 riuscì a respingere l’attacco tedesco al posto di blocco di Frabosa Sottana, costringendo il nemico alla fuga.
Dal 01/12/1944 al 30/01/1945 fu Comandante della brigata Val Corsaglia della IIIª Divisione Alpi a Frabosa Sottana (CN) e dal 01/02/1945 al 30/04/1945 Comandante della brigata Odino-San Giorgio a Genova, dove prese parte partecipa alla liberazione di Genova del 23/26 aprile 1945. Dopo la guerra, rientrò nell’esercito prima a Genova e dopo a Bolzano, Terni, Forlì.
Il 09/10/1953 a Terni fu promosso Maggiore con decorrenza 15/07/1943 e sempre a Terni il 23/10/1955 fu promosso Tenente Colonnello. Il 06/04/1960 a Forlì fu promosso Colonnello. Infine fu trasferito a Bologna dove morì nel 1964.
Ringraziamo il signor Antonio Ippolito, figlio del compianto Ettore, per averci fornito il materiale cartaceo e fotografico sulla vita del proprio padre.
Rita Bevilacqua