A Barrafranca (EN) l’ultima domenica di carnevale si svolge un’antica rappresentazione conosciuta come “I pignatuna“, ossia la recita dei dodici mesi dell’anno. Si tratta di una tradizione sviluppatasi soprattutto nei comuni con propensione agricola, il cui scopo è di festeggiare i dodici mesi dell’anno con la speranza che potessero portare un buon raccolto!
Il termine riprende la parola dialettale “pignata” che significa “pentola”, in questo caso riferita al contenitore di coccio che, appeso tra una casa e l’altra, è rotto da 12 CAVALIERI che rappresentano i dodici mesi dell’anno e da un RE e da una REGINA che regolano l’allegra combriccola. Vestiti di gran pompa e sopra a dei cavalli, vanno in giro per il paese a recitare le loro parti e a rompere “u pignatuni”, riempito di coriandoli, caramelle e quant’altro. Si racconta che, anticamente, fosse riempito di cenere, farina, acqua e qualche volta anche di topi. Il contenitore, a sua volta, è rivestito con carta crespa colorata, nastrini, “zagareddi” (stelle filanti) e ornamenti che lo rendono più bello e colorato. Anticamente, la recita dei “Dodici mesi dell’anno” avveniva sia la penultima domenica di carnevale che l’ultima. Le parti recitate la penultima domenica furono composte da Salvatore Giunta detto “u Vaiazzu”, mentre quelle recitata l’ultima domenica risalgono a Salvatore Bonaffini (1883-1972), conosciuto come Santu ‘u Bagghiu. Il testo poetico è un classico “contrasto” (componimento poetico dialogato) scritto in endecasillabi a rima alterna. Trattandosi di tradizioni orali, quella che adesso viene recitata ha subito diverse modifiche e vari rimaneggiamenti, apportati dalle successive trascrizioni.
Anticamente tutte le parti, anche quella regina (alle donne non era permesso questo tipo di comportamento), erano affidate a uomini adulti, possessori di un cavallo e vestiti con abiti “spagnolegginati”: infatti, si tratta di una rappresentazione popolare itinerante, di origine iberica (simili tradizioni si ritrovano nei paesi di dominio spagnolo). Negli anni i costumi sono cambiati, diventando più ricchi ed elaborati, mentre i personaggi vengono scelti tra i giovani barresi.
La rappresentazione segue un vero e proprio copione: i Cavalieri a cavallo si recano nella strada, dove è stato allestito “u pignatuni” e dove già è presente la folla ansiosa di assistere alla rappresentazione. Inizia a recitare il Re, presentando l’allegra compagnia, seguito dalla Regina e poi, a turno, i dodici Cavalieri che presentano, in rima, il loro mese dell’anno. Al termine uno dei Cavalieri, armato di bastone, romperà “u pignatuni”, tra le urla incitanti della folla e i bimbi ansiosi di raccogliere le leccornie che cadono dal suddetto; solo così il Cavaliere potrà mostrare la propria maestria. Terminato il tutto, i Cavalieri si spostano in un’altra strada, pronti a rompere un altro “pignatuni”.
Dopo l’arresto del Carnevale, dovuto a varie vicissitudini, tra cui l’uccisione del maresciallo Salvatore Troja (1956) una prima ripresa della tradizione dei Pignatuna si ebbe nel 1966 grazie all’impegno del prof. Filippo Giuseppe Centonze. Innanzitutto, grazie alla sua personale amicizia con l’onorevole Totò Lauricella, fece togliere il divieto ministeriale che imponeva a Barrafranca di non festeggiare il carnevale, dopo l’increscioso evento dell’uccisione del maresciallo Troja. Poi si impegnò a ricercare e trascrivere le parti recitative che fino ad allora erano orali e infine a realizzare a proprie spese i vestiti dei cavalieri. Il tutto fu organizzato nei locali del Circolo Culturale Sportivo “Morandi” sito in Via Umberto. Grazie al prof. Centonze le parti che prima si conoscevano oralmente, furono finalmente trascritte. La manifestazione fu messa in scena solo per alcuni anni.
Una seconda ripresa si ebbe 1982, con il contributo dell’Amministrazione Comunale, del Circolo di Cultura, della Biblioteca Comunale e dell’aiuto di Salvatore Licata, Carmelo Orofino e Benedetto Salvaggio, allora direttore della Biblioteca Comunale. In seguito l’organizzazione fu affidata alla Proloco locale. Successivamente ad occuparsene fu l’Associazione “Pegaso Amici del cavallo”, che si occupano di preparare sia i personaggi che i cavalli. Questi nel 2008 hanno, per la prima volta, realizzato i “pignatunedda” ossia la recita dei mesi dell’anno interpretata dai bambini delle scuole. Tale manifestazione si è svolta solo per alcuni anni. L’edizione 2017 è organizzata dalla nascente associazione “Tutti in sella”, nata proprio dalla volontà di continuare questa antica tradizione carnevalesca.
Rita Bevilacqua