Così come tutti i componenti della minoranza anche Katia Baglio, del M5S, ha voluto dare la sua personale interpretazione all’azione del sindaco Accardi a cui gli ha chiesto le dimissioni. Questa la lunga lettera letta ieri durante la seduta del consiglio comunale.
C’è un famoso aforisma che dice: “Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico”.
Era il 5 Luglio 2016, quando, esattamente un mese dopo la sua proclamazione a sindaco, a seguito all’esito dell’elezione del Presidente del Consiglio Comunale, venne fuori che la sua coalizione non esisteva.
La causa scatenante la rottura era data dall’incapacità dei consiglieri di maggioranza di riuscire a fare una sintesi intorno alla figura del Presidente del Consiglio.
Dall’esito delle votazioni infatti ne era venuta fuori l’elezione dell’attuale Presidente, Dott. Di Dio, consigliere di minoranza con 7 voti a favore, a discapito del consigliere di maggioranza che ottenne invece 6 voti.
In quel consiglio comunale lei fece una dichiarazione che, a risentirla adesso a distanza di un po’ di tempo, mi lascia molto perplessa.
Preliminarmente chiede scusa alla città per l’incapacità della sua coalizione di convergere su un unico nome, e poi afferma testualmente: “…quello che è successo non è una scivolata sulla buccia di banana, ci rialziamo e domani partiamo come se nulla fosse successo, non è proprio così, noi abbiamo sfregiato la città!…”, lasciando intendere chiaramente che quello che era successo non solo era un fatto grave, ma aveva anche causato un danno irreparabile alla città non più superabile, manifestando apertamente la sua rottura con la coalizione con cui ha vinto le elezioni.
Talchè continua affermando che “…il bene comune è fare un passo indietro e consentire alla città di avere una maggioranza…”, ma non c’era una maggioranza. Ebbene io mi chiedo, da cosa nasce la sua necessità di sostituire la precedente giunta, nata per raggiungere un presunto e non meglio definito “scopo”, considerato che non ha mai avuto il coraggio o il rispetto da renderci edotti, nella qualità di consiglieri comunali, del perché delle sue scelte.
Perché – se in quel consiglio comunale, dichiara che la situazione non è più sanabile tramite ulteriori accordi politici – oggi decide di creare una giunta politica con quegli stessi consiglieri lì, che a suo dire, avevano tradito lei e la città? Cosa è cambiato da allora? Cosa ha reso possibile tale sodalizio, ormai manifestamente dissolto da pretese inconciliabili? Che cos’ha questa nuova giunta che la precedente non avesse?
E se questa coalizione, come lei stesso afferma, nasce solo per fare i consiglieri comunali, adesso com’è possibile che la stessa possa addirittura governare un paese? Avete scritto un nuovo programma adesso?
Successivamente lei afferma “…Questa è la vostra maggioranza, non è la mia maggioranza, perché l’avete costruita voi dietro di me…”, di talchè, in un primo momento, desumo che lei intenda dire l’avete costruita voi insieme a me, invece no! Lei continua specificando “…L’avete costruita ALL’INSAPUTA DI ME!…”, puntualizzando che le maggioranze si costruiscono con il sindaco, come un rimprovero, incalzando che quando non si riescono a trovare le soluzioni si ascolta anche il sindaco, cosa che loro non hanno fatto.
Da questa serie di affermazioni devo desumere che la maggioranza ha costruito, mediante accordi politici, una coalizione, ma che mancava la faccia da spendere e che, per una serie di motivi a noi sconosciuti, sia stato scelto lei, che si è ritrovato ad essere lo pseudo leader di una coalizione che nemmeno si cura di ascoltare i suoi suggerimenti, tant’è che si autodistrugge al primo consiglio utile, che annienta il suo onore politico e che oggi ben pensa di dover riascoltare?
Sig. Sindaco, mi chiedo dove si trovava lei quando la sua maggioranza, a sua insaputa, si accordava politicamente? Cosa faceva in quei momenti? E come mai, lei sceglie di ridare fiducia alle stesse persone che non le hanno mai dato fiducia e non hanno mai preso in considerazione le sue idee?
Conclude infine il suo discorso, non escludendo la possibilità di un ritorno alle urne, affermando con tono deciso e autoritario, in risposta a qualche provocazione degli uditori, “…che ascolterà oltre alle varie forze politiche, anche la città e se la città vuole che io vada a casa, io andrò a casa!…”.
Eppure oggi mi chiedo, ma a parte questi incontri continui e travagliati con la sua maggioranza durati ben otto mesi, quasi una gravidanza, alla ricerca del modo migliore per restare a galla, ma la città lei l’ha mai ascoltata?
Forse inconsapevolmente, ad un certo punto del discorso, dichiara quelle che sono le sue intenzioni future, ossia creare una maggioranza alternativa, anche coinvolgendo le minoranze, che possa risolvere le emergenze ed i vari problemi della cittadinanza, ne cita anche qualcuno, e poi dice “…possiamo anche consegnare la città ai commissari… (però precisando)… non devo dimettermi solo io, dimettiamoci tutti se abbiamo il coraggio…”.
In merito vorrei puntualizzare che, considerato che questa sedia non mi è pervenuta in successione mortis causa, quindi non ha nessun valore affettivo, sia chiaro a tutti, che per me possiamo andarcene a casa anche adesso.
Ad ogni modo, considerato che la maggioranza alternativa, così come originariamente ipotizzata, non è stata creata, perché sebbene lei abbia cercato di coinvolgere le minoranze non è riuscita nel suo intento, quindi possiamo affermare che dalla giunta politica siamo passati alla giunta alternativa, che poi è diventata giunta di scopo (di cui non conosciamo nè lo scopo, nè il risultato), che è stata oggi sostituita da una nuova giunta politica, composta da rappresentanti dalla sua vecchia e ritrovata maggioranza, quella che un tempo, a sua insaputa l’ha reso sindaco. Ecco!
A conclusione del suo discorso e, ironia della sorte, quasi fosse un monito a se stesso, afferma “…A me il cuore muore, che pur di assecondare qualche poltrona dimentichiamo questo! Perché di questo si tratta. Noi dimentichiamo il bene di Barrafranca…questo quando c’è da spartire poltrone!…”.
Oggi, sig. Sindaco non le muore il cuore a sapere che, per spartire le poltrone di cui si lamentava, anche lei ha dimenticato il bene di Barrafranca? Sig. Sindaco pur di avere una maggioranza si è piegato al volere di chi l’ha tradita per amor delle poltrone, portando avanti mesi e mesi di trattative pur di mantenere ben salda la sua.
Mi chiedo come sia possibile che lei, in così poco tempo, abbia dimenticato tutto questo.
Sono certa che lei è un brav’uomo, eppure, a volte, ho come l’impressione che sia sottoposto a qualcuno, ad una maggioranza, un guru politico, un collegio di senior, non lo so! Di certo non la sento libera.
Tutto questo a causa delle poltrone. Già…le poltrone.
Se da una prima valutazione superficiale si possa pensare che si voglia la poltrona perché retribuita, devo ricredermi; perché la poltroncina non serve soltanto a guadagnare qualche euro, ma da anche potere ed apre ulteriori possibilità di carriera personale.
Quasi fosse un trampolino di lancio, molti la desiderano perché la poltroncina serve ad acquisire notorietà, a far vedere alla gente che si è bravi; forse, pensando anche di influenzare il pensiero dei cittadini, aiutarli a credere che quel signore lì, quello seduto nella poltrona, potrebbe anche essere, come dire, un futuro bravo sindaco?
E in barba all’intelligenza della gente, quella che tanto hanno supplicato, per mantenere ben saldo il pacchetto di voti, pensano di prendere in giro tutti, dimenticando che è l’intelligenza a pagare; sono le capacità e la correttezza a rendere una persona meritevole, tutte qualità dimostrabili anche senza poltrona.
Mi chiedo come si può garantire stabilità ad un paese se un assessore dura in carica sei/otto mesi, ossia neanche il tempo di cominciare a capirci qualcosa che già deve andare via, perché tutti dobbiamo farci un giro nella giostra. E’ il minimo!
E’ questa la stabilità che vuole dare al suo paese? E il nuovo che avanza dov’è finito? Il cambiamento che fine ha fatto?
Ma dov’è il vostro senso di responsabilità.
La città vi ha scelto per il governo del paese, eppure voi non vi siete mai curati di questo, anzi, molti hanno trovato il pretesto giusto per attaccare chi, sedendo tra le righe delle minoranze, ha dimostrato più senso di responsabilità di voi, al punto da distorcere il pensiero della gente, fino a fargli credere che i problemi di Barrafranca non si risolvono poiché non c’è una reale opposizione. Perché? Spetta forse all’opposizione governare il paese?
Vi ho osservato a lungo, soprattutto nell’ultimo periodo, non ho proferito parola dall’ultimo consiglio comunale, ma la situazione è totalmente degenerata e la misura ormai è colma.
Siamo stanchi dei vostri giochetti, di vederci presentare atti di fondamentale importanza all’ultimo momento.
Questa è un’amministrazione che gioca sulle emergenze, non che cerca di risolverle, che le usa per farsi approvare provvedimenti last minute; che chiede l’intervento del Consiglio Comunale quando gli conviene e che lo tiene fuori quando è necessario, che approva delibere approfittando dei momenti di distrazione, per farli passare in sordina, come nel caso della delibera SPRAR.
A tal proposito, mi domando, perché chiedere un parere al consiglio comunale sul punto, quando tale decisione non è di competenza del consiglio Comunale? Forse per spartirsi le responsabilità? Per vedere che aria tira? Chissà!
E poi, perché, una volta chiesto il parere non si attende nemmeno la risposta?
Una cosa è certa, da che si stava convocando l’ennesima conferenza con la partecipazione dell’Amministrazione, dei Consiglieri Comunali e del Prefetto, ci ritroviamo invece con una delibera già confezionata e, casualmente, pubblicata nell’Albo Pretorio il martedì grasso.
Delibera, che tra l’altro, viene adottata dalla precedente giunta, quella che a suo tempo le aveva salvato la poltrona permettendole di restare in carica, il tutto al fine di tenere immune la nuova Giunta da ogni eventuale responsabilità.
Perché tutta questa fretta adesso? E quanto clamore poi dietro a questa storia.
Il popolo dei buonisti e dei benpensanti è al lavoro, con tanto di citazioni evangeliche volte a giustificare e nascondere il business dietro la falsa maschera della solidarietà cristiana.
Io a tal proposito due cosine vorrei dirle.
La mia religione, quella cristiana, non prevede affatto l’aiuto o la solidarietà a pagamento; non ammette che si possa approfittare o, comunque, speculare sullo stato di bisogno di un uomo, creando oltre al giro di affari, anche posti di lavoro che serviranno a loro volta ad asservire altri uomini.
In merito tengo a sottolineare che nessuno è contrario ad aiutare dei poveri disgraziati, ma solo al modo con cui l’aiuto viene dato ed al tornaconto che ci sta dietro.
Nella mia religione il concetto di altruismo non prevede nessun corrispettivo; non prevede un fondo che finanzia il mio alto senso di solidarietà, ma è donare qualcosa senza avere nulla in cambio.
A tal proposito mi viene in mente un aneddoto storico.
Nel 1500 circa, Papà Leone X decise di vendere le indulgenze.
Le indulgenze garantivano la remissione dei peccati dietro pagamento di un corrispettivo, assicurando il paradiso; in realtà le indulgenze servivano a finanziare la costruzione della Basilica di San Pietro.
Con la medesima logica speculativa, nel 2002 la legge Bossi-Fini introduce tramite gli SPRAR il concetto di solidarietà a pagamento; tu accogli i migranti e io ti do i soldi del fondo.
Vorrei vedere io, cari signori della morale, quanti di voi sarebbero disposti ad aprire le porte delle proprie case ai bisognosi senza prenderci nemmeno un euro. Vorrei proprio vedere.
A tal proposito mi viene in mente un’altra frase di un tale che disse, “…Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo…”; non disse mica di farlo a pagamento! Ma il mio concetto di religione è molto diverso dal vostro a quanto pare.
Nessuno c’è l’ha con i migranti, ma non possiamo giustificare e tollerare il giro di vite che ci sta dietro, sotto la falsa veste della solidarietà umana.
Se lo ritenete corretto, bene, fatelo pure. Io purtroppo non posso fermarvi. Non ne ho il potere. Ma che sia chiaro a tutti: non nel mio nome.
Ad ogni modo, chiudo questa breve parentesi e, tornando al tema centrale del mio intervento, vorrei dirle, Sig. Sindaco, che condivido il suo spirito di cambiamento, ma credo che non basti cambiare i soli assessori, ma che sia arrivata l’ora che prenda atto del suo fallimento politico e rassegni le dimissioni.
Concludo citando le sue parole del 5 luglio 2016: “A me il cuore muore, che pur di assecondare qualche poltrona dimentichiamo questo! Perché di questo si tratta. Noi dimentichiamo il bene di Barrafranca…questo quando c’è da spartire poltrone!”.