Sei personaggi in cerca d’autore è considerato come una delle prove più alte e significative dell’intera poetica di Luigi Pirandello, nonché uno dei testi più complessi della drammaturgia del Novecento, in cui l’autore vi ha condensato i temi fondamentali della sua produzione: la mescolanza di tragico e comico, l’opposizione tra la “forma” e la “vita” come radice dei drammi umani.
E ironia, dramma, teatro nel teatro, incomunicabilità, surrealtà e dissoluzione sono alla base dell’allestimento ideato dal regista catanese Giampaolo Romania che sarà messo in scena mercoledì 12 aprile alle ore 20.30 al Teatro Garibaldi di Enna, ultimo appuntamento di prosa nella lunga stagione firmata da Mario Incudine e realizzata grazie alla sinergia tra il Comune di Enna e l’Università Kore.
La messinscena rispetta pienamente la tradizione, ma aggiunge una variante: il cospicuo numero degli attori previsto nel testo originale viene ridotto a tre (Luca Iacono, Marina La Placa e Ramona Polizzi), utilizzando l’espediente meta-teatrale. Con un gioco di illusioni e di trasformismi – realizzato anche grazie al supporto del video mapping di Pixel Shapes – il regista cerca di interpretare fin nel profondo le istanze più vere ed inquietanti della poetica del Premio Nobel agrigentino. Estremizzando l’originario gioco pirandelliano, quelli messi in scena da Giampaolo Romania sono non più soltanto i personaggi, ma anche gli stessi attori che in scena indossano apertamente delle “maschere” (più in senso metaforico che reale), fino ad annullarsi nella nuova drammaturgia così riarrangiata.
Il risultato non è quello di un nulla assoluto ma, in maniera volutamente paradossale, quello di esaltare le individualità delle quali di volta in volta gli attori vestono i panni. Perché, al di là degli equivoci che il grande Pirandello ha sempre saputo creare con maestria, quel che si legge dietro i sapienti artifici e le trame complesse è, in definitiva, un disperato tentativo di affermazione dell’individuo in un mondo sempre più spersonalizzante. La stessa famiglia che sulla scena cerca ostinatamente una compagnia teatrale in grado di rappresentare la propria storia, viene simboleggiata in particolare dal padre che, più degli altri, è alla ricerca di una propria connotazione: alla sua individualità – forte quanto disperata – si contrappone quella (solo apparentemente più forte e decisa) del Capocomico che cercherà di allestire la messa in scena della triste storia narratagli. Il duello fra i due personaggi assume così la natura di vera e propria colonna portante del dramma, laddove gli altri personaggi fungono da puntello e da esaltazione di quella che appare come una contrapposizione primordiale fra due forze primigenie. Il resto del gioco è affidato ad un efficace intreccio di luci e musiche (curate da Salvo Giorgio e Normatheband.com) che oltrepassano i limiti del sottofondo per assumere la dignità di veri e propri attori, le cui battute vengono esplicitate attraverso i colori e le note.