Tutti abbiamo cantato almeno una volta nella nostra vita “Fratelli d’Italia”, l’Inno di Mameli che ci qualifica come italiani. L’Inno è un canto risorgimentale, scritto da Goffredo Mameli e musicato dal maestro Michele Novaro nel 1847. Goffredo Mameli, patriota e poeta italiano, nacque a Genova nel 1827 e morì a Roma nel 1849 alla giovane età di 22 anni durante i combattimenti per la difesa della Repubblica Romana.
Pochi invece sanno che prima di diventare Inno Nazionale della Repubblica Italiana (ottobre 1946), questo era l’inno dei Partigiani, di un nucleo di Comandanti di bande partigiane AUTONOME che hanno operato in provincia di Cuneo dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, dando vita alla Resistenza piemontese.
Interessante a tal senso il racconto del Partigiano Aldo Sacchetti (classe 1921), romano di origine ma cuneese di adozione, amico e compagno del barrese Ettore Ippolito (Barrafranca 1907-Bologna 1964), di cui abbiamo parlato mesi fa. Il Sacchetti conobbe l’Ippolito nel maggio 1944 a Bene Vagienna (CN) tramite a Gigi Schimè, compagno d’armi di Ettore. Ricordiamo che i due ufficiali, Ippolito e Schimè, durante lo sbarco di Gela degli Alleati, il 15 /7/1943 riuscirono, al Bivio Gigliotto, a far ritardare l’avanzata americana. Il Sacchetti illustra in modo preciso ed appassionato i momenti vissuti direttamente a fianco dei fondatori della Repubblica nel momento in cui si è deciso di proporre l’adozione dell’Inno Nazionale “Fratelli d’italia”. Dopo l’armistizio nelle zone controllate dai partigiani, si intonavano le note di Mameli con spirito patriottico di chi voleva l’Italia libera ed unita. Lo stesso spirito che aveva animato Mameli nello scrivere quelle rime. Alcuni studiosi reputano che il successo del brano negli ambienti antifascisti sia stato poi determinante per la sua scelta a inno provvisorio della Repubblica Italiana. Importante a tal senso un video, pubblicato su youtube, di un’intervista ad Aldo Sacchetti e una richiesta del Sindaco di Morozzo (CN) Mauro Fissore del 16 marzo 2017 indirizzata al Presidente della Repubblica e del Governo Italiano, dove chiede che vanga riconosciuto il ruolo della Resistenza nell’adozione dell’inno di Mameli come Inno Nazionale. Nel video il partigiano Aldo Sacchetti racconta che, durante una riunione tra Duccio Galimberti, Livio Bianco, Leo Scamuzzi, Dino Giacosa e il Sacchetti, il Galimberti si alza in piedi, mette la mano destra sul petto e inizia a cantare l’Inno di Mameli. Sacchetti confessa di conoscerlo a malapena, poiché non si era mai cantato nelle scuole. Lo cantarono lo stesso, tutti commossi, ma uniti nello spirito di Resistenza. Da allora divenne il loro inno. Decisero di dare mandato a Duccio Galimberti affinché lo proponesse al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Torino come Inno Nazionale. Il Galimberti ne parlò al piemontese Ferruccio Parri (classe 1890), prima guida della Resistenza Partigiana e, dopo il 25 aprile 1945, segretario del Partito d’Azione. Quando nel 1945 il Parri divenne Presidente del Consiglio del Regno d’Italia (giugno 1945- dicembre 1945), almeno dalle notizie che ricorda il Sacchetti, lo propose come Inno Nazionale.
Nel gennaio 1945, su progetto di Dino Giacosa, si costituì il Gruppo Divisioni “R”, dipendente dal G.U.R.N. (Gruppo Unitario Rinnovamento Nazionale) e strutturato, sulla carta, in quattro Divisioni: la IIIª Divisione Alpi “Fossano”, agli ordini di Aldo Sacchetti e comprendente le brigate Iosina (Rivaroli), Pesio (Bertoldo), Fossano (Vandoni); la V Divisione Alpi “Mondovì”, comandata da Gigi Scimé e costituita dalle brigate Ellero, Maudagna, Corsaglia e Mondovì; la Divisione S. Giorgio, operante in Liguria al comando di Ettore Ippolito. Uomini che hanno fatto la storia, spinta dall’amore verso la loro Patria.
Per ulteriori informazioni potete consultare una breve monografia sugli avvenimenti della guerra partigiana combattuta da Ettore Ippolito nelle formazioni autonome, scritta dal figlio Antonio, dal titolo “CAPITANO ETTORE- GUERRA PARTIGIANA NELLE FORMAZIONI AUTONOME- febbraio 1944/maggio 1945 VAL CORSAGLIA FRABOSA SOTTANA (CN)”. Il libro si può consultare alla Biblioteca Comunale di Barrafranca (EN). Ringraziamo il sig. Antonio Ippolito per le foto e le notizie fornite.
Rita Bevilacqua