Il 02 luglio la città di Enna festeggia la patrona Maria SS. della Visitazione. I festeggiamenti avvengono in questo giorno, perchè, secondo il calendario della forma straordinaria del rito Romano, il 2 luglio si commemora la Visitazione di Maria Vergine a Sant’Elisabetta, che nel calendario ordinario si festeggia il 31 maggio. La città di Enna ha mantenuto questa tradizione.
“Maria Santissima della Visitazione” è uno degli appellativi con cui la Chiesa cattolica venera Maria, madre di Gesù, colei che porta la Grazia per eccellenza, la quale va a visitare i cugini Elisabetta e Zaccaria. Patrona della città di Enna, in Suo onore è stato eretto nel 1307, grazie alla Regina Eleonora D’Angiò sulle rovine del tempio di Proserpina, il Duomo di Enna, cattedrale di enorme valenza artistica. Di grande spettacolarità, la festa ha una lunga tradizione che prende spunto da antichi riti precristiani e si celebra il 2 luglio di ogni anno. La mattina del suddetto giorno alle ore 7 la città è svegliata dai tradizionali 101 colpi a cannone. Nel corso delle celebrazioni, il fercolo è portato a spalla da oltre cento uomini scalzi, noti come gli ignudi, dal Duomo, che si trova nella parte orientale della città, fino alla “Chiesa di Montesalvo”, a ovest. La Vergine Maria è preceduta dai simulacri di san Michele Arcangelo e di san Giuseppe, simbolicamente il primo protegge Maria da Lucifero e il secondo come custode della Santa Famiglia di Nazareth. Subito dopo segue la confraternita che porta in processione una particolare croce: il Cristo morto su cui veglia Dio Padre. Particolare è l’aureola della statua di Dio: non è il classico cerchio, ma è un “triangolo”, simboleggiante la Santissima Trinità. Questo simbolo è precristiano e da sempre ha simboleggiato la divinità, l’armonia, la perfezione. La statua fu acquistata a Venezia nel 1412 e fu imbarcata su un veliero il quale, giunto a Capo Spartivento, naufragò e la cassa contenente la sacra immagine della Vergine si arenò presso il porto di Messina. Gli ennesi riconobbero la loro statua e ne chiesero e ottennero la restituzione, per cui il 29 giugno di quell’anno di grazia fu condotta da un carro, trainato da bianche giovenche, fino ai piedi dell’altopiano da cui si affaccia la città; ad attendere il prezioso simulacro vi erano tutti gli ecclesiastici e i nobili del luogo, e si narra che improvvisamente il carro diventò pesantissimo, tanto che, sia i cavalli sia gli uomini che attendevano la Vergine, non riuscirono a trasportarlo sulla sommità del monte su cui si adagia Enna. Dalle campagne giunsero i mietitori (poiché era tempo di raccolto), i cosiddetti “ignudi”, i quali senza alcuna fatica riuscirono a portare la sacra effige sino al duomo. Questi da allora furono denominati, per il prodigioso evento “nudi mai più abbandonati”. Ciò ha voluto significare che la Vergine si serve delle persone più semplici ed umili, ecco perché da sempre sono i contadini a portare a piedi nudi la Madonna di Enna, tradizione tramandata da padre in figlio. In ricordo di questo evento, ogni anno il 29 giugno è aperta la cameretta in cui la statua è custodita tutto l’anno al Duomo, per poi essere traslata sull’altare maggiore della Chiesa; il 2 luglio invece, dopo la S. Messa di mezzogiorno, la confraternita della Madonna, prepara la vara denominata “Nave D’Oro” con il simulacro, per essere pronta in processione il pomeriggio. La processione fa tappa in numerose piazze, dove sono esplosi a salve colpi di cannone, le cosiddette “sarbiate”; all’arrivo a Montesalvo, dall’omonima chiesa escono correndo le statue di san Zaccaria e di sant’Elisabetta, che vanno incontro alla Madonna, riproponendo simbolicamente la scena della Visitazione. Al termine della processione, quando la statua della Madonna, assieme a quelle di san Zaccaria e di sant’Elisabetta rientrano in chiesa, si assiste a particolari giochi pirotecnici, che sono fatti esplodere a ritmo di musica. Dal 1412 il culto di Maria SS. della Visitazione sostituì quello pagano che gli ennesi offrivano alla dea Cerere.
Rita Bevilacqua