Settore agricolo in ginocchio e danni irreversibili per la mancanza di acqua dell’invaso dell’invaso Olivo che si trova sotto i livelli minimi. A rimarcarlo gli agricoltori barresi che da pochi giorni hanno creato un comitato barrese vicino la centrale piazza Regina Margherita. A condizionare la problematica anche la mancanza di pioggia per cui il settore agricolo è in ginocchio con la perdita di svariati milioni di euro da parte delle aziende. A determinare il problema anche le mancate programmazioni delle stagioni irrigue. “ Progetti sulla diga Olivo sono stati tirati in ballo negli ultimi decenni nei giorni che anticipavano le elezioni – afferma un rappresentante del comitato, l’agricoltore Salvatore Bevilacqua – e questo è stato sbagliato. Perché non si capisce che la politica deve essere tale a far crescere i servizi e avviare un progetto che potrebbe dare lavoro anche in agricoltura. Tante aziende sono scomparse e questo grazie alla politica in cui non ha saputo gestire una programmazione irrigua del territorio. Questa è la fine della diga Olivo”. Nelle settimane scorse il sindaco barrese Fabio Accardi con l’agricoltore Salvatore Bevilacqua si erano recati personalmente nell’invaso riscontrando la mancanza di acqua in un invaso destinato a contenere addirittura 15 milioni di metri cubi. Il territorio dell’ennese comprende molte invasi di cui alcuni creati artificialmente. Nell’invaso Olivo ci sono solo circa 1 milione e 500 mila metri cubi di acqua la cui altezza sopra il livello del mare e di circa 429,01. Sembrerebbe che nel solo mese d settembre il livello dell’invaso si sia abbassato di circa 2 metri. “ Se vogliono la desertificazione della Sicilia che c’è lo dicano soltanto – affermano gli agricoltori del comitato dove fa parte anche Salvatore Bevilacqua – vorremmo sapere cosa fanno le istituzioni dato che il ministro Del Rio ci ha fatto sapere che 66 milioni erano destinati per le dighe dell’ennese e del nisseno ma non sono mai state impiegate. Perché non si capisce che la politica deve essere tale a far crescere i servizi e avviare un progetto che potrebbe dare lavoro anche in agricoltura”. Da anni si assiste a direttive che arrivano dal dipartimento acque e rifiuti e che interagisce con il consorzio di Bonifica, ma forse per i tanti problemi non è stata avviata, a detta degli agricoltori, una programmazione adeguata. La diga Olivo serviva molti ettari con il comprensorio di Barrafranca, Piazza Armerina e Mazzarino. Un progetto in verità in cui si sono spesi soldi pubblici c’è stato ed è quello del completamento della conduttura Juculia (mancherebbero soltanto tre chilometri ma i problemi sarebbero la presenza di falde acquifere). Altra soluzione, ci dicono, sarebbe di mettere in collegamento le dighe. Addirittura la diga di Villarosa, nata a servizio della miniera di Pasquasia per cui ci sarebbero soltanto una ventina di chilometri per un collegamento che potrebbe dare vitalità ad una diga dimenticata come quello dell’invaso Olivo.