Una grotta in cui nacque suo padre nel 1918 e addirittura molti secoli addietro, nel IX d.C., fu il rifugio delle truppe guidate dal conquistatore di Enna, Muhammar Al Abbas. A raccontarlo è il barrese Salvatore Munda che nei giorni scorsi nel suo appezzamento di terreno in contrada Rocche è presente una grotta ( denominata “grotta di Gazizzi”) in un luogo che ha una sua storia e che è uno dei pochi esempi del periodo megalitico (quinto millennio A.C.) nel territorio barrese. Il proprietario Munda, 68 anni, resiste per il grande attaccamento della sua terra in onore del suo “jus sanguinis” tramandato da molte generazioni. Attorno al fondo c’è una cava con la presenza di ruspe che durante i decenni hanno causato uno scenario diverso. “ Il vero custode di questo patrimonio non sono le istituzioni e neanche gli storici ma il barrese Salvatore Munda – afferma lo studioso Bobbò Centonze – che con vera audacia e caparbietà vuole conservare una grotta dove nacque suo padre e che diede rifugio maldestro a tante famiglie durante la seconda guerra mondiale”.
La grotta ha origini antichissime e il nome arabo “El Gazziz” richiamerebbe un sito arabo secondo gli studi dello storico barrese Angelo Li Gotti che chiamò quel sito “Grotte di San Giorgio” secondo cui vi si rifugiò il conquistatore Al Abbas. La grotta è uno dei pochi esempi della presenza del megalitico a Barrafranca e presenta un’area di 120 mq con un’altezza nel punto più alto di 8 metri dove si registra la presenza di un foro. “ Un esempio di megalitico della Sicilia interna – afferma lo storico Liborio Centonze- dove la grotta presenta un foro che aveva un doppio uso: da un lato per il riciclo di aria pura e fuoriuscita di gas di carbonio e poi quella per la penetrazione dei raggi del sole al fine di scandire le ore del giorno e consentire così una normale vita domestica alle donne e l’attività venatoria agli uomini”. Durante la seconda guerra mondiale contrada Rocche fu teatro di scontri. “ Il monte che ancora per poco accoglie – afferma Centonze – un grande patrimonio archeologico preistorico, classico e medievale. Se Pietraperzia ha un orologio solare con la grotta del fulmine anche nel territorio di Barrafranca è presente la “grotta di Gazzizi” un orologio per scandire le ore del giorno, che, seppur non essendo di marca “Zenith”, otteneva la stessa destinazione d’uso”. Adiacente però una cava i cui motori accesi di una ruspa potrebbero “annullare” un monte che di storia ne dimostra di avere in abbondanza. Sotto al monte invece l’antico mulino che prende il nome della contrada “ U Strittu” e che sarebbero l’esempio di come l’incuria regna in un sito che dovrebbe essere valorizzato.
RENATO PINNISI