Barrafranca. Una chiesa Madre stracolma di persone dà l’ultimo saluto ad Antonio Zuccalà

Barrafranca. Una chiesa Madre stracolma di persone dà l’ultimo saluto ad Antonio Zuccalà

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BARRAFRANCA. L’ex impiegato comunale barrese era stato ucciso mercoledì 14 febbraio, giorno di San Valentino, nella sua campagna di contrada Friddani, lungo la provinciale 15 Barrafranca Piazza Armerina. La salma è arrivata in chiesa alle 15,45. Per tutto il tragitto, dalla sua casa di via Francesco Paolo Di Blasi 35, – una traversa di viale Signore Ritrovato – la bara è stata portata a spalla da amici e conoscenti. In prima fila, al corteo funebre, preceduto dal gonfalone del Comune di Barrafranca, la moglie Borina Cumia. Ai suoi lati, i due figli, l’avvocato Livio e e l’architetto Yuri. La messa celebrata dal parroco della matrice don Giacomo Zangara. In chiesa i canti a cura del coro parrocchiale. Don Zangara, all’omelia, ha detto: “Ancora una volta presiedo le esequie di una persona strappata alla vita”. “Nessuno – ha continuato il parroco – ha il diritto di togliere la vita, dono di Dio”. “La vita è sacra”. Ed ha continuato: “La cattiveria degli uomini ha preso il sopravvento. Dinanzi alla morte siamo tutti smarriti ma, agli occhi di Gesù, siamo preziosi”. “In questo momento ascoltiamo la voce del Crocifisso che dice: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’ È il grido di tutti noi davanti al mistero della morte che toglie le persone care. Questo grido diventa alba della Risurrezione. Nella nostra fede diciamo che Antonio non è più presente tra di noi ma al cospetto di Dio. Il nostro fratello Antonio vive nel mistero del Cristo Risorto e si unisce a questa preghiera nel rendere lode a Dio”. “Raccomandiamolo perché Dio cancelli ogni umana fragilità e lo ammetta nella vita eterna”. Al termine della messa, un messaggio è stato letto da Yuri, secondogenito di Antonio Zuccalà. È stato un discorso toccante ma abbastanza duro nei confronti dell’assassino di suo padre. “Nostro padre è stato un uomo molto responsabile nei confronti della moglie e dei figli”. “Lui – ha continuato Yuri Zuccalà – amava aiutare piuttosto che chiedere aiuto. Chissà che non abbia aiutato anche chi gli ha tolto la vita. Talvolta l’uomo alimenta invidia e odio contro chi aiuta il prossimo”. “Lui ci lascia una grande ricchezza morale”. “Ad andare via – ha concluso Yuri Zuccalà – è il suo corpo non il suo cuore, il suo pensiero e il suo spirito. Spero che questo messaggio arrivi al destinatario che nasconde la propria identità come un codardo”. A conclusione del suo discorso si è levato uno scrosciante e lungo applauso. Le persone che hanno voluto testimoniare il loro affetto erano così tante che è stata impiegata più di un’ora – dalla conclusione della messa – nei ringraziamenti. La celebrazione eucaristica si era conclusa alle 16,50 ma il carro funebre è partito alla volta del cimitero dopo le 18. GAETANO MILINO

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