In particolare, la Corte d’Appello di Brescia riconosceva, in via definitiva, la colpevolezza della donna per fatti risalenti al 2006, concernenti lo spaccio di stupefacenti, in concorso con altri, ai sensi dell’art. 73 del D.P.R. 309/1990, commessi a Desenzano del Garda.
Pertanto, la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Brescia ordinava l’esecuzione della detenzione domiciliare, a carico della Almonte, come misura alternativa per l’espiazione della pena detentiva residua di due anni e tre mesi di reclusione, detratti i periodi di carcerazione già sofferti.
Di tale esecuzione penale veniva incaricata la Squadra Mobile di Enna – diretta dal Vice Questore Aggiunto dott. Gabriele Presti e coordinata dal Commissario Capo dott. Emanuele Vaccaro – poiché la signora risultava da tempo residente in Sicilia, nel capoluogo ereo.
Così gli investigatori si mettevano subito alla ricerca della condannata, che in un primo momento non risultava più presente nel territorio.
A quel punto, attraverso un’accurata attività info-investigativa, i poliziotti riuscivano a scoprire che la donna avrebbe fatto ritorno a Enna nella mattinata di oggi e, così, appostandosi sotto casa della stessa, riuscivano a intercettarla e bloccarla.
Infine, dopo aver accompagnato l’Almonte presso gli uffici della Questura, gli uomini della Squadra Mobile di Enna le notificavano le diverse prescrizioni scaturenti dal regime di detenzione domiciliare, fra cui il divieto di allontanarsi dal proprio domicilio nonché il divieto di comunicare con estranei al di fuori dei prossimi congiunti.