L’importanza dell’area racchiusa negli stessi calcari che la Fassa Bortolo vorrebbe cavare
L’Associazione Regionale SiciliAntica, che già alcune settimane addietro aveva evidenziato l’importanza storica dell’area di Monte Scalpello – interessata dal progetto estrattivo dell’azienda trevigiana Fassa Bortolo – mettendo in evidenza l’impossibilità di delocalizzare le importanti testimonianze archeologiche da poco rinvenute dalla Soprintendenza di Enna, adesso fa rilevare come il progetto comporterebbe anche la distruzione di una testimonianza geologica unica nel suo genere.
Eloquente il parere di esperti autorevoli: tra questi quello del geologo, dottore di ricerca Salvatore Torrisi, uno dei massimi conoscitori dell’Unità di Monte Judica, che tanti anni ha dedicato allo studio degli aspetti geologici di M.te Scalpello, la cui dichiarazione riportiamo integralmente: “La storia geologica siciliana è descritta da siti caratteristici che concentrano importanza scientifica e bellezza paesaggistica. La “Scaglia di Monte Scalpello” è uno sito che contiene un’esclusiva importanza dal punto di vista sedimentario, strutturale, paleontologico e morfo-ambientale.
L’ossatura della sequenza è costituita dai “Calcari con selce”, dalle “Radiolariti policrome” e dai calcari marnosi definita come “Scaglia”, di cui i primi livelli testimoniano le scogliere che caratterizzava il primordiale mediterraneo durante il Mesozoico.
La parte basale della sequenza è contraddistinta dalla presenza di resti fossili fra i quali le caratteristiche ammoniti (coeve ai dinosauri) e lamellibranchi pelagici.
Infine l’aspetto più rilevante è sicuramente quello morfo-ambientale: attualmente il rilievo di Monte Scalpello forma una imponente monoclinale di circa 5 km con orientazione circa W-E e una elevazione di circa 583 m s.l.m.; la geometria del rilievo è diretta conseguenza delle caratteristiche geologiche descritte.
Un geosito con tali importanti caratteristiche meriterebbe una considerazione geo-turistica e una conservazione più rilevante rispetto all’attuale realtà. A mio avviso sarebbe molto più interessante costituire un “Geo-Parco” o, meglio, un vero e proprio “Parco”, al fine di dare un vero sviluppo sociale, economico e soprattutto culturale nell’area attorno alla Scaglia di Monte Scalpello”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il parere del naturalista Agatino Reitano, grande conoscitore delle faune fossili di M.te Scalpello. Lo studioso mette in evidenza come l’area di Monte Scalpello “doveva essere ricco di emergenze naturalistiche e storico-archeologiche di gran pregio, ma di cui ci è stato tramandato molto poco a causa della mano pesante dell’uomo, dell’incuria, dell’ignoranza e come “su una vasta area del Monte ricada un vincolo paesaggistico che deve la sua motivazione anche alla presenza di importanti affioramenti fossiliferi”. Lo studioso ricorda che la successione stratigrafica affiorante è probabilmente tra le più straordinarie esistenti nella Sicilia e che l’interesse per l’area si palesò già nel XIX secolo quando personalità del calibro di Gaetano Gemellaro si cimentarono nello studio della faune fossili ivi rinvenute; a conferma dell’importanza del sito Reitano cita la recente scoperta dei resti dei primi ittiosauri, risalenti a 230 milioni di anni fa, il primo rinvenimento del genere in Italia meridionale.
Pertanto, alla luce dell’eccezionale importanza del sito sotto il profilo geo-paleontologico – e quindi non solo storico-archeologico – l’Associazione SiciliAntica ritiene improponibile la riapertura di una cava nell’area di M.te Scalpello – S. Nicolella dal momento che la riqualificazione dell’area di cava, prevista dal progetto della Fassa Bortolo, non potrebbe mai restituire quelle irripetibili evidenze naturalistiche e geologiche che fanno di M.te Scalpello un brano paesaggistico di rara bellezza ed importanza.