Dal 17 novembre 2018 al 10 febbraio 2019 il Museo Civico Castello Ursino di Catania ospiterà la Mostra “io Dalì”. Sedici dipinti, 21 opere su carta, 24 video, 86 fotografie e 29 riviste: questo il materiale del genio catalano Salvador Dalì che esposti al Museo Civico. Un viaggio nella personalità poliedrica dell’artista e nella sua vita, quella meno conosciuta, ma fondamentale per comprendere la sua incredibile personalità. La mostra è stata voluta dal Comune di Catania e supportata dal Ministero della Cultura spagnolo. L’esposizione è stata organizzata in collaborazione con la Fundació Gala-Salvador Dalí rappresentata da Montse Aguer, Direttrice dei Musei Dalí. La direzione generale è di Alessandro Nicosia Presidente di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare che l’ha realizzata e co-organizzata. L’esposizione è curata da Laura Bartolomé, Lucia Moni per la Fundació Gala-Salvador Dalí e da Francesca Villanti direttore scientifico di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con la consulenza scientifica di Montse Aguer e di Rosa Maria Maurell.
La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle ore 9,00 alle ore 19,00.
Salvador Felipe Jacinto Dalì nasce a Figueras (Spagna) nel 1904. Dal 1921 al 1925, frequenta l’Accademia San Fernando di Madrid; stringe amicizia con Federico Garcia Lorca ed il cineasta Luis Bunuel. La sua prima esposizione personale è del 1925 (Galleria Dalmau, Barcellona), mostra in occasione della quale Picasso e Mirò iniziano ad interessarsi ai suoi lavori. Dalì viene inizialmente influenzato dal futurismo, poi dal cubismo (1925). Nell’aprile 1926 Dalì fa il suo primo viaggio a Parigi, dove fa visita a Picasso; vi ritornerà nel 1929, in occasione delle riprese del film di Bunuel “Un chien andalou” (dove Dalì è co-scenarista)sarà allora che Mirò lo introduce nel gruppo surrealista. Dalì incontra André Breton e . . . Gala, la sua futura compagna e musa (Gala era allora moglie di Paul Eluard). Aderisce al gruppo surrealista nel 1929. Dalì s’interessa allora alle teorie psicanalitiche di Freud e mette a punto il suo metodo “paranoico-critico”. In questo periodo dipinge degli spazi onirici e fantasmatici popolati da elementi simbolici : orologi molli, stampelle, animali fantastici, personaggi distorti. Dalì continuerà a partecipare alle manifestazioni e alle esposizioni surrealiste anche dopo la sua esclusione nel 1934. Reinterpreta delle opere celebri, come l’Angelus di Millet, di cui fornisce diverse versioni. Breton lo soprannomina “Avida Dollars”. Dopo la guerra civile spagnola, s’impegna politicamente sostenendo Franco. Negli anni ’40 dichiara di volersi avvicinare alla realtà ritornando ad un’espressione pittorica piu’ classica, caratterizza comunque sempre le sue opere con la sua fantasia personale.
I temi ricorrenti nell’opera dipinta dell’artista come nell’incisione sono la donna, il sesso, la religione, le battaglie. Daliì darà spettacolo durante il corso di tutta la sua carriera, mescolando arte e vita, mettendosi in vista in tutti i casi.
Dopo dieci anni di sforzi, apre il proprio museo : nel 1974 ha luogo l’inaugurazione del Teatro Museo Dalì. L’ultima passione del genio catalano è la pittura stereoscopica (1975) e l’artista presenta la sua prima opera iper-stereoscopica a New York nel 1978. Muore a Barcellona (Spagna) nel 1989.
Rita Bevilacqua