Palermo. “A 40 anni dalla legge 194/78. Storia, valutazioni, prospettive”. È il tema della giornata di studio e confronto in programma alle 9.30 di sabato 1 dicembre all’NH Hotel, in via Foro Italico Umberto 1°. A promuoverla un cartello di associazioni – Cesvop, Forum delle Associazioni Familiari, Forum Vita Famiglia Educazione, Movimento per la Vita, A.M.C.I., Associazione culturale “Società Domani”, Centro Aiuto alla Vita, SSB, AVULSS – che si sono ritrovate in occasione della “Marcia per la vita e la famiglia” che nell’edizione 2016 ha registrato la partecipazione di circa 5mila persone.
«Questo convegno nasce dall’idea che quest’anno compie 40 anni la legge 194, approvata il 22 maggio 1978 – spiega il vicario episcopale, don Calogero D’Ugo, studioso di dottrina sociale della Chiesa -. Un quarantennale importante per riflettere su tutto quello che ne è conseguito dalla sua applicazione. Purtroppo dobbiamo registrare che, da quanto la legge è stata approvata, abbiamo avuto 6 milioni di aborti. Dato che si riferisce a quelli legali ma, se pensiamo a quelli che sfuggono alle statistiche e agli interventi con la pillola del giorno dopo, direi che si può parlare di strage degli innocenti».
Un tema ancora oggi scottante, che alimenta un ampio dibattito, da sempre affrontato secondo diversi punti di vista, e che sabato prossimo sarà trattato a 360 gradi.
Porterà i saluti a tutti i presenti il dott. Paolo Piro, dell’associazione culturale “Società Domani”, introducendo un breve trailer sul tema. Sarà la dott. Paola Geraci a coordinare la prima sessione, contraddistinta dagli interventi del dott. Federico Pirera che parlerà del “Contesto storico -giuridico della legge 194”, e del dott. Raffaele Pomo, AMCI Palermo, su “Aborto e medicina, indicazioni e contraddizioni”.
Le “Considerazioni etiche sull’aborto” saranno affidate all’attenta analisi del vicario episcopale don Calogero D’Ugo, mentre di “Implicazioni culturali socio-politiche della legge 194” disserterà l’avvocato Giovanni Granatelli.
Attese le testimonianze che giungeranno dalle associazioni, ognuna delle quali tratterà il tema dell’aborto e di tutte le conseguenze positive e negative in base ai propri ambiti d’intervento sul territorio.
Nello specifico, potremo ascoltare: la dott.ssa Sandra La Porta e la prof.ssa Marina Casini (presidente nazionale) del Movimento per la Vita; il dott. Luciano D’Angelo, C.A.V. Palermo; il dott. Dario Micalizio, Forum Associazioni Familiari; il dott. Diego Torre, Forum Famiglia Educazione; la dott.ssa M. Cristina Sanfratello e la dott.ssa Rosalba Federico, AVULSS. Le storie di vita verranno da Francesca Caridi.
«Quello che emergerà sarà la bella unione e la sinergia che ha portato un cartello di associazioni a dare vita a questo convegno – prosegue D’Ugo -. Rifletteremo anche sul fatto che la parte positiva della legge non è stata applicata. Ci sono, infatti, alcuni passaggi tesi a salvaguardare la creatura che vuole venire al mondo, che vengono superati e dimenticati con molto cinismo dallo Stato, dai consultori, dai medici e da tutti quei soggetti che dovrebbero tutelare il nascituro e la mamma. L’aborto dovrebbe essere l’ultima spiaggia, invece in questi anni è andato tutto diversamente».
Quello di sabato 1 dicembre non sarà il solito convegno, ma la grande occasione per confrontarsi e proporre interventi che guardano alla totalità della famiglia.
«In un momento in cui la nostra società è annichilita davanti alla violenza che dilaga sempre più spesso tra di noi – conclude il vicario episcopale –, vogliamo proporre percorsi di pace e di speranza. Il messaggio che vorrei passasse è che non dobbiamo arrivare all’aborto per aiutare una maternità in difficoltà. Si tratta di un argomento molto delicato che colpisce tante ragazze e donne che hanno vissuto, loro malgrado, questa tragica esperienza. Proprio per questo lo Stato non può solo legiferare. C’è bisogno di creare le condizioni adatte a offrire alternative a chi ha bisogno. Affrontare il tema dal punto di vista medico, storico, socio – politico ci potrà aiutare a capire e far comprendere meglio tutti».