ENNA. Eletto per la prima volta il 23 gennaio 2013, Trovato era stato confermato, in una differente composizione della segreteria, il 25 settembre 2015. Confermata per il terzo mandato anche la tesoriera Tiziana Tavella, consigliera regionale del sindacato. Vicesegretario è una new entry, Gianfranco Gravina, subentrato a Gaetano Di Gaetano. L’elezione è avvenuta nel corso dell’assemblea provinciale degli iscritti a Enna, che ha anche approvato il bilancio di previsione 2019 e il conto consuntivo del 2018. A presiedere l’assemblea, il presidente del consiglio regionale dell’Assostampa Alberto Cicero. L’assemblea ha anche approvato un documento sul Giornale di Sicilia, che ha preannunciato esuberi e licenziamenti riguardanti, tra gli altri, lo stesso Josè Trovato.
Questo il documento integrale sulla vertenza Giornale di Sicilia: “L’assemblea degli iscritti alla sezione di Enna, riunita all’Università Kore, esprime profonda preoccupazione e insoddisfazione per l’esito della vertenza del Giornale di Sicilia, che rischia di portare a 14 licenziamenti immediati e ad altri esuberi nel corpo redazionale, già sottoposto in passato a pesanti tagli e sacrifici. Se i paventati licenziamenti avessero corso, si indebolirebbe pesantemente l’informazione in territori strategici anche per la lotta alla criminalità, proprio come la provincia di Enna dove non ci sono mai state redazioni distaccate né sedi dei quotidiani. Si chiede quindi una ferma presa di posizione della segreteria regionale a tutela delle realtà occupazionali meno protette”. Di seguito la relazione del Segretario Provinciale Assostampa: “Nel 2018 in Italia il rispetto dei diritti dei giornalisti, del loro status e delle loro prerogative, è peggiorato in maniera evidente. La crisi dell’editoria continua a mietere vittime, colpendo pesantemente chi opera nelle zone periferiche. Enna, unica provincia della Sicilia dove non sono mai esistite redazioni decentrate dei quotidiani regionali, vive una fase contrassegnata dallo scoramento e dal calo delle opportunità professionali per tanti colleghi. Sulla categoria qui grava la zavorra di un contesto socio-politico che non ha mai compreso appieno le differenze tra un giornalista e un operatore della comunicazione; confusione acuita dall’esplosione dei social e dall’istituzionalizzazione di nuove figure, dai social media manager agli influencer.
È stato un anno molto pesante per la nostra categoria, ma il 2018 lascia comunque dei segnali positivi in provincia di Enna.
Il lavoro oneroso che questa segreteria ha portato avanti negli anni, talvolta attivando interlocuzioni dirette con i sindaci, in altre occasioni rivolgendosi ai burocrati degli enti locali, ha portato alcuni amministratori a cominciare a comprendere il senso della legge 150. Con enorme ritardo, perché non va dimenticato che questa legge, entrata in vigore tra mille aspettative nel 2000 e recepita in Sicilia dall’art. 127 della legge 2/2002 – e in diciassette anni il mondo dell’informazione ha subito radicali cambiamenti – adesso molti Comuni stanno lavorando per utilizzarne le potenzialità. Nel loro interesse, è ovvio, e talvolta smussando gli angoli a proprio favore, ma è pur sempre un timido risveglio. Ogni giornalista assunto, ogni contratto a tempo determinato, ogni nomina effettuata da un amministratore pubblico – che dovrebbe essere tenuto a farlo, ma che ha sempre cercato mille alibi per non rispettare la legge – è un segnale positivo che va colto, assecondato e su cui il sindacato non può esprimersi in maniera negativa. È ovvio che si invitano i colleghi a non accettare – come in certi casi è avvenuto – compensi ridicoli; ma finalmente ci si inizia a muovere nella direzione giusta. In questo momento le testate giornalistiche locali, a Enna, sono attiva prevalentemente nel web, area in cui tradizionalmente ha regnato una deregulation più totale e in cui le commistioni tra giornalisti e editori, e tra cronisti e venditori di spazi pubblicitari, hanno raggiunto livelli preoccupanti. Nonostante ciò, pure in questo campo iniziano a notarsi dei movimenti positivi nel rapporto tra piccoli editori e giornalisti, con i primi che forse finalmente iniziano a voler fare impresa, dando un valore al lavoro dei propri collaboratori. Nuove realtà editoriali, non a caso, si stanno dotando di una struttura ad hoc per la ricerca pubblicitaria e un’altra ancora che curi l’aspetto burocratico, per agevolare il pluralismo e l’informazione in determinate aree territoriali. Il già citato calo delle opportunità per i giornalisti negli spazi tradizionali e il riversarsi nel cyberspazio di tanti colleghi che in passato operavano solo utilizzando altri strumenti, ha innalzato il livello qualitativo di alcune testate. Il 2018 è stato un anno difficile, contrassegnato anche da una campagna di denigrazione di massa, storica battaglia di forze trasversali ostili alla categoria, che ha trovato nuova linfa negli orientamenti ideologici di certi raggruppamenti politici. Questo si traduce nel tentativo di mettere continuamente alla berlina i giornalisti, costringendoli a doversi confrontare sul web e a difendersi, da commenti sgrammaticati o insinuazioni, provenienti prevalentemente da profili fake. Va tuttavia evidenziato che nel nostro territorio i cronisti – coloro che operano onestamente, non censurando notizie sgradite e dando sempre voce a chi ne ha diritto – hanno trovato sempre il modo di farsi apprezzare e rispettare. Pure nel mondo del web. I quotidiani regionali in crisi: le difficoltà di corrispondenti e collaboratori. Il territorio ennese è stato innegabilmente colpito dalla crisi dei quotidiani regionali, che per ragioni differenti, negli ultimi dodici mesi, si è tradotta in un calo dei lettori e degli inserzionisti. I corrispondenti e i collaboratori dei giornali, in territorio ennese, pur dando costante prova di presenza, attenzione e autorevolezza, la vivono sulla propria pelle. Accade meno che in altre zone, ma pure qui si registrano ritardi nei pagamenti di alcuni collaboratori dei quotidiani.
Al tempo stesso, in troppi lamentano la riduzione degli spazi. Ridurre lo spazio a un corrispondente, lo abbiamo sempre evidenziato, significa ridurre le voci presenti sul territorio. E i giornalisti, unico vero baluardo all’esplosione delle fake news, sono fondamentali per l’affermazione stessa della democrazia nei territori. Devono raccontare la storia della propria terra perché il loro diritto si trasforma in dovere, se rapportato al diritto inalienabile del lettore di essere informato su ciò che accade. Negli ultimi anni il Giornale di Sicilia, per la scelta di ridurre le pagine di cronaca locale, ha perso a Enna oltre il 70 per cento dei propri collaboratori. Questo non accade nella testata concorrente, La Sicilia, che si mantiene quotidiano di riferimento in questo territorio e che continua a vantare la presenza di collaboratori in ogni paese della provincia. I Comuni e gli uffici stampa. Segnali di risveglio e situazioni preoccupanti. Questa segreteria provinciale dell’Assostampa si è insediata per la prima volta il 23 gennaio del 2013 (la conferma, in una differente composizione, è arrivata il 25 settembre 2015). Al momento del nostro insediamento nessun comune della provincia di Enna applicava la legge 150/2000. In pochi anni, grazie a una maggiore consapevolezza da parte degli amministratori e grazie anche al lavoro oneroso che questa segreteria provinciale sta portando avanti, al pungolo costante della consigliera regionale – e preziosa tesoriera dell’Assostampa Enna Tiziana Tavella – nei confronti degli amministratori pubblici, si è avviata un’inversione di tendenza, che tuttavia deve ancora fare parecchia strada. Un percorso che è già realtà da tempo a Troina, dove il sindaco Fabio Venezia sin dal suo primo mandato – con una scelta lungimirante che ha premiato costantemente la sua amministrazione, in termini di visibilità e di attenzione pubblica al proprio territorio e alle proprie iniziative – ha conferito incarico a una giornalista pubblicista. Il sindaco di Enna Maurizio Dipietro, dopo un’interlocuzione estenuante, ha nominato un giornalista pubblicista come addetto stampa, ai sensi della legge che regola gli uffici stampa della pubblica amministrazione. La conclusione di questa trattativa è un fiore all’occhiello di questa segreteria provinciale. Nel comune capoluogo, va comunque evidenziato, si è registrato un arretramento, di recente, nel confronto che sembrava essere ormai consolidato, in occasione della pubblicazione di una manifestazione d’interesse pubblica per l’affidamento dell’incarico relativo alla comunicazione della stagione del Teatro Garibaldi. Modalità e alcuni requisiti in particolare, per cui siamo prontamente intervenuti – di concerto con la segreteria regionale, che ha inviato una formale diffida – restano per noi assolutamente incomprensibili e inaccettabili. Unico dato positivo è che la comunicazione è stata poi affidata a colleghi giornalisti specializzati nel settore dello spettacolo. Le prossime sfide riguardano il lavoro da compiere con amministrazioni pubbliche come Nicosia, Piazza Armerina, Sperlinga e Centuripe, che si sono pubblicamente impegnate ad affrontare la questione ufficio stampa. Ai comuni più piccoli, tra cui Nissoria e Gagliano Castelferrato, abbiamo più volte ricordato l’opportunità di consorziarsi per abbattere i costi di un ufficio stampa istituzionalizzato. Un segnale positivo, infine, è recentemente arrivato pure dal Comune di Leonforte, che ha inserito nella propria struttura organizzativa la figura dell’addetto stampa e del portavoce del sindaco, nonostante non si sia ancora giunti a una nomina. L’auspicio, ovviamente – ed è ciò su cui Assostampa Enna dovrà lavorare – è che si arrivi presto alla designazione di un giornalista iscritto all’Ordine. L’universo del web, la nascita di nuovi siti e i rischi per la deontologia. Le principali questioni relative all’universo di internet riguardano i diritti dei giornalisti e il rispetto della deontologia. L’iscrizione a un ordine professionale, è di tutta evidenza, impone ai giornalisti il rispetto di regole che non sono rispettate dai blogger, da chi fa informazione (spesso inconsapevolmente) sui social e da tanti aspiranti “influencer”. Nonostante la giurisprudenza abbia esteso la normativa sulla diffamazione a mezzo stampa a chiunque pubblichi sui social, il ché – giova ribadirlo, dinanzi a un’ignoranza dilagante – significa che l’autore di un’offesa su Facebook rischia fino a 6 anni di reclusione per diffamazione aggravata; internet si rivela sempre più spesso un tritacarne, capace di esporre le vittime di fatti di cronaca al pubblico ludibrio, ancorché minorenni, se non addirittura di divenire esso stesso uno strumento in mano ai criminali per colpire ulteriormente (o esclusivamente) le proprie vittime. In questo mondo distorto, si diceva, il giornalista ha il dovere di operare seguendo la propria deontologia, ma questo troppo spesso non avviene. Accade che testate giornalistiche consentano a persone non iscritte all’Ordine di cimentarsi in notizie di cronaca. Questo, oltre a costituire un illecito penale, poiché viola la normativa sull’esercizio abusivo di una professione, è estremamente dequalificante per l’intera categoria. Questa segreteria provinciale non è mai stata silente, ma anzi ha segnalato agli organismi di categoria ciò che accade. Il rapporto con le fonti primarie. Criticità dell’ultimo periodo. La professione giornalistica negli ultimi anni ha subito una trasformazione profonda. Il cronista col taccuino, che un tempo andava a raccogliere notizie nelle caserme per scrivere di cronaca, è figura sempre meno presente. La velocità imposta dai moderni mezzi di comunicazione di massa costringe tutti a vivere sul filo del telefono e della messaggistica istantanea. E questo, nonostante il progresso presenti sempre una dimensione positiva, comporta ricadute anche negative, perché si è ridotto in maniera inesorabile il diritto di cronaca. Lo Stato sul territorio – in tutte le sue declinazioni, dalle Procure ai Comandi dei carabinieri, dalle Questure ai comandi della Guardia di Finanza – ormai scegli quali notizie fornire, come fornirle e troppo spesso lo fa in maniera incompleta. I giornalisti sono costretti a rivolgersi a fonti secondarie o a compiere un lavoro supplementare. Sebbene la ricerca della verità debba essere un faro costante nell’attività di un cronista, non è tollerabile che ostacoli debbano provenire anche da chi, istituzionalmente, dovrebbe essere tenuto a divulgare notizie di interesse pubblico senza omissioni, pur con gli evidenti obblighi di riservatezza a cui è tenuto. Il problema non è ennese, questo va evidenziato, ma anche ad Enna esso è evidente, in tutta la sua gravità: troppe notizie vengono tenute sotto silenzio. Ciò accade in assoluta buonafede, questo va evidenziato, ma è una realtà preoccupante. Se l’Italia è sempre più in fondo nelle classifiche della libertà d’informazione, la ragione è la difficoltà per i cronisti di svolgere la propria professione. Troppi poteri sembrano remare contro il diritto di cronaca. Insultati da esponenti istituzionali, minacciati dagli uomini della criminalità, limitati da troppi cavilli nella ricerca delle notizie, i cronisti nel nostro Paese devono svolgere un lavoro ingrato e difficile. Per questo meriterebbero maggiore rispetto. È innegabile che in questa categoria si nascondano tante mele marce, ed Enna non fa eccezione, ma esse vanno estirpate e colpite senza distruggere l’albero. Ogni volta che un giornalista indulge al proprio ruolo – facendolo per paura, pigrizia, inerzia o per mille altre ragioni, spinto talvolta dai paletti che si frappongono tra lui e la notizia – la democrazia di questo Paese perde un prezioso tassello. GAETANO MILINO