Il carnevale è una particolare festa del periodo invernale. Non ha una data fissa, ma comincia 24 giorni prima del “mercoledì delle ceneri”, giorno che segna l’inizio della Quaresima. In realtà, a livello popolare si indicava con questa festività tutto il periodo che intercorre tra le festività in onore di Sant’Antonio Abate (17 gennaio) e il primo giorno di Quaresima, il mercoledì delle ceneri. (Piercarlo Grimaldi, Tempi grassi, tempi magri, Omega edizioni, Torino, 1998).
Secondo il linguista Tullio De Mauro il Carnevale è il periodo compreso tra l’Epifania e la Quaresima, caratterizzato da scherzi e divertimenti, balli, feste in maschera, ecc… Come scrive la studiosa palermitana Marcella Croce nel suo saggio “LE STAGIONI DEL SACRO” «Clemente Merlo in un famoso saggio, fa derivare la parola Carnevale da carnes levare (togliere le carni) e sottolinea, non l’idea del godimento che solitamente vi associamo, ma quella della privazione che ne sarebbe seguita. Un tempo in Sicilia la carne era un importantissimo status symbol dato che in pochi se la potevano permettere; il detto “tutto fumo e niente arrosto”, ce la dice lunga in proposito. Un piatto tipico siciliano, la zucca in agrodolce, viene popolarmente chiamato “fegato dei sette cannoli” perchè, cucinato così, poteva dare l’illusione visiva che fosse carne, anche se nella parte “povera” del fegato. Non c’erano i dottori a dirci che fa aumentare il colesterolo, e neanche la mucca pazza che forse ci costringerà a fare quaresima tutto l’anno. Chi aveva le possibilità economiche, però, si comprava il diritto di mangiare carne in quaresima pagando una offerta in denaro alla Chiesa. Uno dei tanti casi in cui la gente prese a considerare normale l’idea che con il denaro tutto si poteva comprare, anche il paradiso».
La celebrazione del carnevale ha origini in festività ben più antiche, come le dionisiache greche (le antesterie) o i saturnali romani. Durante queste feste si attuava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie, per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e alla dissolutezza. Il noto storico delle religioni Mircea Eliade scrive nel saggio “Il Mito dell’Eterno Ritorno”: «Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell’anno e nell’attesa del Nuovo Anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal Caos alla Cosmogonia». Il carnevale s’inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce a una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo destino. Posto tra “la morte” dell’inverno e la “rinascita” della primavera, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi. Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, poiché chi le indossa, assume le caratteristiche dell’essere soprannaturale rappresentato. Durante il Carnevale si festeggiava la fecondità della terra, che, dopo il risveglio dal sonno invernale, doveva nutrire gli animali e gli esseri umani. Grande valore avevano i riti di fecondità e il riso. Al riso, infatti, si attribuiva il potere di sconfiggere la morte e il lutto e già tradizioni antichissime lo collegano alla fertilità della natura e degli uomini.
Nel Medioevo il Carnevale era il tempo delle scorpacciate comunitarie e delle danze infinite. Il Carnevale garantiva l’allegria pazza e la sospensione temporanea delle leggi, delle regole e della morale. I ruoli sociali si invertivano: gli uomini si vestivano da donne e viceversa, i poveri da ricchi, i ricchi da accattoni o da giullari. Ritornò il Carroccio (carro a quattro ruote, del quale si faceva uso quando si usciva a guerreggiare contro i nemici e che durante il combattimento serviva da punto di riferimento e di raccolta), antico simbolo romano, inteso come espressione della libertà cittadina e popolare. Nel Rinascimento iniziarono a far la loro comparsa dei veri e propri carri carnevaleschi, che esibivano la grandezza dei signori e permettevano al popolo sfrenati baccanali. Si costruivano carri allegorici che rappresentavano scene mitologiche, episodi della Bibbia, allegorie di vizi e di virtù, storie della Grecia e di Roma, segni astrologici, favole e leggende dei santi. Il carro di Carnevale diviene nel Rinascimento strumento di una propaganda politica e culturale che costruiva una visione del mondo ricca e articolata offerta al ‘popolo’ dall’élite al potere.
A livello folkloristico il Carnevale è festeggiato con diverse manifestazioni, come sfilate di carri allegorici, pantomime o riti propiziatori. I festeggiamenti maggiori avvengono il Giovedì grasso, l’ultima Domenica e il Martedì grasso, ossia gli ultimi giorni prima dell’inizio della Quaresima. Per indicare questi giorni viene usato l’aggettivo “grasso” in riferimento al consumo di cibi gustosi, soprattutto dolci, consumati in questi giorni, prima del digiuno quaresimale. In Italia famosi sono il Carnevale di Venezia, il Carnevale di Viareggio, in Sicilia il Carnevale di Acireale, il Carnevale di Sciacca e altri. Di grande spettacolarità è il Carnevale di Rio.
Per la Chiesa cattolica il Tempo di carnevale è detto anche Tempo di settuagesima, che prima del 1969 indicava la terza domenica prima dell’inizio della Quaresima, corrispondente circa a settanta giorni prima della domenica di Pasqua. Esso considerava il carnevale come un momento per riflettere e riconciliarsi con Dio. La storia della Settuagesima è intimamente legata a quella della Quaresima. Infatti, fin dal V secolo cominciava la sesta domenica prima di Pasqua, che corrisponde alla prima domenica dell’attuale Quaresima, e comprendeva i quaranta giorni che precedono il Giovedì Santo, considerato dall’antichità cristiana come il primo Mistero pasquale. Queste domeniche avevano un carattere penitenziale che, con la riforma del Vaticano II, hanno perso, diventando domeniche del Tempo ordinario. A livello liturgico si celebrano le Sante Quarantore (o carnevale sacro) che terminano, con qualche ora di anticipo, la sera dell’ultima domenica di carnevale.
Rita Bevilacqua