Siciliani e Sicilianità: “Fidi ti salva no lignu di varca”- antico proverbio siciliano

Siciliani e Sicilianità: “Fidi ti salva no lignu di varca”- antico proverbio siciliano

Chi non ha mai sentito pronunciare la frase: “Fidi ti salva  no lignu di varca” (Fede ti salva  non già legno di barca). Da dove deriva questo proverbio? Spulciando tra i testi dello storico e antropologo palermitano Giuseppe Pitrè, leggiamo nel  libro “Medicina popolare siciliana” (1896) che il proverbio, che è un’affabulazione (invenzione favolosa), è tratto da una leggenda che vede come protagonista un pover uomo malato che non riesce a guarire. Lasciamo la parola al Pitrè:

«C’era una volta un uomo, che da mesi e mesi era ammalato e nessun medico avea mai saputo guarirlo. Un giorno va a trovarlo un suo compare e gli dice: — “Compare mio, ne avete prese tante delle medicine e siete peggio di prima. Volete guarire? Prendete del legno della Santa Croce in decozione, e vedrete che miracolo!” L’ammalato gradì il consiglio, ma sentendo che quel legno lo potea trovar solamente nei Luoghi Santi rimase confuso. Finalmente, volgendosi al compare, lo pregò che volesse fargli la carità di andar lui nei Luoghi Santi, a procurargli il legno miracoloso. E poiché il compare promise di farlo, l’ammalato gli diede una manata di piastre per le spese di viaggio. Appena il compare si trovò fuori di casa, pensò tra sé: “Andare io ai Luoghi Santi… sarebbe una pazzia!” E che fa? Va a tagliare una scheggia di barca e quando gli parve tempo si presentò all’ammalato, e raccontando i disagi del lungo viaggio, gli mise in mano la santa scheggia. L’ammalato fu per venir meno dalla gioia, e baciata e ribaciata furiosamente la sacra reliquia, la porse alla moglie, perché gliene facesse una decozione. Beverla e risanare fu tutt’uno. Non passò molto che guarì però che il compare gli rivelò tutto l’affare ridendo della credulità dell’amico; ma questi, senza scomporsi niente, gli rispose: “Fidi ti salva no lignu di varca” (Fede ti salva no legno di barca).»

Il proverbio vuole sentenziare che a salvarci, anche nel caso di malattie, non sono i medicamenti o i beni materiali, ma la fede in Dio. Nei tempi passati la medicina popolare praticata in Sicilia curava le malattie con le parole, le erbe, le pietre e gli animali. Le parole ebbero un’importanza e un’efficacia speciale, basti ricordare il gran numero di “guaritori di campagna” che curavano i malati con tutta una seri di riti, come la “segnatura”, che utilizzava formule deprecatorie in cui si invocavano Cristo, la Madonna e i Santi. Oli, unguenti e piante officinali avevano un loro peso nei  riti di “medicina popolare”. Forse non tutti quelli che li usano credono che questi rimedi fossero efficaci; ma v’era la fede e basta. Questa leggenda, difatti, vuole richiamare la forza della fede nell’atto del guarire!

 Rita Bevilacqua

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