Dopo la lettera inviata al presidente della Repubblica Mattarella, il comune di Barrafranca, con il sindaco Fabio Accardi in testa, si fa promotore di una iniziativa che coinvolge gli altri 29 comuni in dissesto della Sicilia, indirizzare un appello corale al presidente del Consigliio Conte ed al vice Salvini.
La lettera
Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, Onorevole
Ministro dell’Interno Matteo Salvini,
e.p.c.:
Al Prefetto
All’Assessore Reg. Alle Autonomie Locali della Sicilia On. Bernadette Grasso
assessorato.autonomie.locali.fp@certmail.regione.sicilia.it
gabinetto.autonomie localifunzionepubblica@regione.sicilia.it
Ai Presidenti del Consiglio Comunale
All’ANCI Sicilia ancisicilia@pec.it
Agli organi di informazione della Sicilia:
calogero.cascio@rai.it/redazione@livesicilia.it/
redazioneweb@gds.it/redazione@lasicilia.it
A scriverVI sono i Sindaci di circa trenta Comuni piccoli e medi in dissesto della
Sicilia (dei quali mi faccio portavoce) che nel loro insieme rappresentano una popolazione
pari a quella di una grande città metropolitana.
Abbiamo seguito con interesse l’iter parlamentare che ha portato all’approvazione del
Decreto crescita ed in particolar modo gli emendamenti riguardanti gli aiuti finanziari a
Catania e Messina, Città metropolitane in dissesto e gli articoli che salvano Roma e Torino.
Sono provvedimenti salvifici che in questi grandi Comuni contribuiranno a garantire
la continuità dei servizi ai cittadini in particolar modo i servizi alle fasce deboli e, ciò non di
meno, lo stipendio ai loro dipendenti, evitando così il rischio di disordini sociali ma
soprattutto consentiranno di avviare percorsi virtuosi che potranno determinare una crescita
generale del Paese e influire positivamente alla tenuta sociale e al miglioramento del
rapporto amministratore/amministrato.
Però, se da un lato si è apprezzata questa sensibilità verso le problematiche delle grandi
città in dissesto, dall’altro non abbiamo registrato provvedimenti e misure in favore dei
piccoli e medi Enti siciliani che oggi sono circa una trentina nella stessa situazione e il cui
numero è destinato a salire. Ma ancor di più perché essi rappresentano il tessuto socio
economico e culturale della nostra terra. Ogni Comune da Noi amministrato è spesso, nel
territorio, l’unico ente pubblico che eroga servizi, in quanto non sono presenti altre
amministrazioni, a differenze delle grandi città metropolitane che ospitano tutte le altre
amministrazioni dello Stato: Prefettura, Questura, Procura della Repubblica, Ospedali,
Centrali dei Vigili del Fuoco, Scuole Secondarie di Secondo grado, Università, ecc…
Noi siamo, nella maggior parte dei casi, l’unica agenzia di prossimità dello Stato e diamo
risposte ai cittadini in termini di servizi sociali, pubblica sicurezza, sanità, istruzione e altro.
A seguito delle dichiarazioni di dissesto, amministriamo i Nostri Comuni con senso
delle Istituzioni e spirito di servizio , con notevoli difficoltà legate soprattutto alla ridotta
liquidità delle nostre casse e all’indebitamento del nostro Ente.
Abbiamo dovuto chiedere enormi sacrifici ai Nostri Concittadini sia in termini di
riduzione di servizi, ridotti all’essenziale specialmente per le fasce deboli, sia in termini di
aumento del peso fiscale locale, come richiesto dal Ministero dell’Interno.
Abbiamo dovuto intraprendere misure di lacrime e sangue e, tutto ciò, nel momento
storico meno opportuno perché le povertà aumentano e le Nostre comunità si spopolano a
ritmi vertiginosi per l’assenza di lavoro.
Abbiamo sacrificato i Nostri dipendenti ( molti Comuni in dissesto non riescono a
pagare gli stipendi per parecchi mesi) abbiamo ridotto la spesa del personale autorizzando
alla mobilità depauperando così il capitale umano e professionale dei nostri Enti e, infine,
non sappiamo che fine faranno i dipendenti a tempo determinato (precari ma solo
formalmente perché oramai in servizio da più di 20 anni) ai quali, se non si dovesse
intervenire, non rimarrà che il licenziamento perché non potremo rinnovare a fine anno il
loro contratto.
Queste sono alcune delle preoccupazioni e dei pesi che portiamo nell’amministrare
Comuni dichiaratamente falliti e che ci spingono a rivolgerci a Voi, perché se apprezziamo
gli sforzi del Governo e del Parlamento nel salvare le Città metropolitane in dissesto temo
d’altro canto che, non prevedendosi misure di aiuto finanziario per i Comuni piccoli e medi
in dissesto, non solo verrà discriminata una parte importante del Paese ma ancor di più
migliaia di cittadini non potranno godere degli stessi diritti e degli stessi servizi di altri e
condanneremo i nostri Enti ad un’ agonia perenne con conseguenze irreversibili e nefaste
per le nostre Comunità.
Noi Sindaci dei Comuni medio – piccoli in dissesto chiediamo pertanto di valutare alcune
misure e provvedimenti che potrebbero dare risposte concrete ed immediate alle nostre
Comunità, quali:
• Un ristoro finanziario per dare una immediata liquidità alle casse dei nostri Comuni e
rispondere efficacemente alle emergenze che dovessero presentarsi;
• Una deroga ai vincoli di finanza pubblica che ci obbligano ad accantonare somme
che spesso non abbiamo;
• Misure efficaci per la riscossione dei tributi locali, (esempio TARI sulla bolletta
Enel);
• Misure in favore dei dipendenti comunali a tempo determinato (precari), i quali, se
non si dovesse trovare soluzioni per superare la legge Madia, verranno
inesorabilmente licenziati perché non potremo rinnovare il loro contratto nel 2020.
Queste poche proposte sono solo alcune delle misure utili al risanamento dei Nostri
Enti.
A tal fine, chiediamo, un incontro con le SS.VV. per potere valutare assieme i
provvedimenti necessari che, accanto alle già statuite misure di contenimento della spesa e
razionalizzazione dei servizi in atto nei nostri Enti, possano generare quei processi virtuosi
auspicati che porteranno in salute i Comuni che amministriamo e, essenzialmente,
ristabiliranno parità di trattamento tra gli Enti intermedi ed in modo particolare tra cittadini,
così come previsto dai principi costituzionali.
In attesa di un Vostro riscontro, l’occasione Ci è gradita per porgere cordiali e
ossequiosi saluti.
Il Sindaco di Barrafranca Fabio Arnaldo Ettore
Il Sindaco di Acate Giovanni Di Natale
Il Sindaco di Aci Sant’Antonio Santo Caruso
Il Sindaco diAcquedolci Alvaro Riolo Accardi
Il Sindaco di Augusta Cettina Di Pietro
Il Sindaco di Bagheria Filippo Tripoli
Il Sindaco di Bolognetta Gaetano Grassadonia
Il Sindaco di Brolo Giuseppe Laccoto
Il Sindaco di Carini Giuseppe Monteleone
Il Sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto
Il Sindaco di CastelterminiAlfonso Sapia
Il Sindaco di Cefalù Rosario La Punzina
Il Sindaco di Cerda Salvatore Geraci
Il Sindaco di Favara Anna Alba
Il Sindaco di Ispica Lucio Muraglie
Il Sindaco di Mazzarà sant’Andrea Prof. Carmelo Pietrafitta
Il Sindaco di Milazzo Giovanni Formica
Il Sindaco di Militello Salvatore Ricotta
Il Sindaco di Mirabella Imbaccari Giovanni Ferro
Il Sindaco di Mussomeli Giuseppe Sebastiano Catania
Il Sindaco di Palagonia Valerio Marletta
Il Sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina
Il Sindaco di Santa Maria di Licodia Salvatore Carmelo Mastroianni
Il Sindaco di Santa Venerina Salvatore Greco
Il Sindaco di Scordia Francesco Barchitta
Il Sindaco di Scaletta Zanclea Gianfranco Moschella
Il Sindaco di Sommatino Elisa Carbone
Il Sindaco di Tortorici Carmelo Rizzo Nervo
Il Sindaco di Cassaro Mirella Garro
Il Sindaco di Lentini Saverio Bosco
Il Sindaco di Barrafranca
n. q. di portavoce dei Sindaci dei Comuni siciliani in dissesto finanziario