Il 27 dicembre la Chiesa ricorda San Giovanni Evangelista, nel solstizio invernale, il cui corrispondente San Giovanni Battista è festeggiato il 24 giugno, nel solstizio d’estate.
Essi sono posti a capo di quelle che gli studiosi chiamano “porte solstiziali”. Il solstizio è chiamato “la porta”, un tempo custodita dal guardiano Giano Bifronte (con l’avvento del cristianesimo il romano Giano dai due volti ha ceduto il posto ai due Giovanni) che sono il simbolo di una contemporanea esistenza di due dimensioni, che durante i solstizi si congiungono e le porte sono aperte ed è permesso il varco; è il tempo della morte simbolica dell’adepto che si avvicina al rito iniziatico.
Con l’avvento del Cristianesimo le porte solstiziali sono controllate dai due Giovanni; il Battista al solstizio estivo e l’Evangelista a quello invernale.
Giovanni Battista simboleggia la faccia di Giano che è rivolta verso il tramonto e testimonia il progressivo diminuire della potenza del Sole nuovo. Simboleggia la transizione dalla luce al buio, dalla rinascita alla morte.
La simbologia dell’avvicendamento del sole vecchio, o invernale, con il nuovo sole, o primaverile, traspare, dal particolare rapporto di successione instauratosi tra Giovanni il Battista e Gesù Cristo. Giovanni, cugino di Gesù, si qualifica infatti come “colui che è stato mandato davanti a lui (Gesù)… Egli infatti deve crescere, io invece diminuire” (Gv. III, 28 – 30). Giovanni è allora il sole giunto al suo apice e deve iniziare la fase discendente, e difatti, tradizionalmente, la festa di San Giovanni Battista è posta al 24 giugno, in corrispondenza del solstizio d’estate. Il passaggio dall’uno all’altro sole si avrà in corrispondenza del solstizio d’inverno, quando il sole, terminata la sua parabola discendente, “rinasce” per tornare nell’emisfero settentrionale. Nella tradizione popolare, è conosciuto come “il Giovanni che piange”, in quanto rappresenta la svolta dell’anno che si avvia alla diminuzione della luce, in direzione dell’inverno.
La rinascita del Sole nuovo è affidata all’Evangelista. Egli simboleggia la faccia di Giano che è rivolta verso l’aurora e testimonia la forza vivificatrice della parola. Simboleggia la transizione dal buio alla luce, dalla morte alla rinascita.
Giovanni l’Evangelista è il Sole che riprende la sua parabola “ascendente”, è il simbolo della Rinascita dell’Uomo. Interessante a tal senso è un pensiero del teologo Sant’Alfonso de’ Liguori (1696- 1787), quando ai piedi della Croce, accanto a Maria vi era proprio Giovanni, l’unico apostolo che assistette materialmente alla morte del maestro e ne ricevette il suo ultimo insegnamento. Sant’Alfonso osserva che col rivolgere Gesù alla Madre le parole: «Ecco tuo figlio» è come se le avesse detto: «Ecco l’uomo che, mediante l’offerta che fai della mia vita per la sua salvezza, nasce alla grazia». Con ciò il Maestro insegnava un’ultima verità: Maria Santissima, ai piedi della croce, partecipa attivamente all’opera della redenzione e quella era l’ora della generazione dolorosa di tutti i figli di Dio. San Giovanni in quel momento fu il primo a raccogliere e beneficiare di questo speciale “testamento” del Redentore. Gesù muore per far “rinascere” a vita nuova l’Umanità, incarnata in quel momento dall’apostolo Giovanni. Nella tradizione popolare è “il Giovanni che ride”perché segna l’allungarsi del giorno e quindi della luce. E’ il discepolo prediletto del Cristo, che, diffondendo la sua novella, offrì al mondo intero la fiamma eterna della speranza.
Rita Bevilacqua