BARRAFRANCA. Lo storico barrese ha effettuato delle indagini e ricerche molto approfondite. Da questi suoi studi sono arrivati particolari sulla chiesa degli Agonizzanti molto interessanti. Questo quanto scrive Filippo Salvaggio: “Il primo e l’unico storico locale che ha scritto sulla probabile chiesa degli Agonizzanti di Barrafranca è il sacerdote Luigi Giunta [1]. Nei suoi cenni storici, egli colloca tale chiesa <<Là dove la via provinciale scendendo verso Sud si inflette verso Sud-Ovest e propriamente nelle case del fu D. Giuseppe Bonfirraro>>. Sulle sue orme andiamo alla ricerca di questa chiesa perduta e, guidati dal sig. Salvatore D’Angelo, imparentato con il signor Giuseppe Bonfirraro citato da Giunta, ci ritroviamo di fronte a delle evidenze che ne indiziano la presenza. In via Ravenna (vd. figg. 1 e 1a) si possono notare sia la parasta sinistra della facciata della chiesa sia un brandello del muro laterale destro (vd. figg. 2 e 2a ). La facciata frontale della chiesa, orientata Nord-Sud, si trovava in via Pacini (coordinate geografiche 37.372149, 14.199436), ma di essa rimane un brandello del muro laterale appena citato visto in sezione (vd. figg. 3, 3a, 3b e 3c). In figura n. 4 si possono osservare le due particolari pietre che fungono da gradini dell’attuale casa in stato di abbandono, che hanno dei fori probabilmente di scolo: esse appartenevano verosimilmente al portale della chiesa. A Pietraperzia, presso la chiesa di San Francesco vi sono dei conci con dei fori molto simili a quelli osservati a Barrafranca, che appartenevano al portale e che sono stati riutilizzati come gradini del sagrato della chiesa (vd. fig. 4 a). Il sacerdote Giunta ci riferisce che, ai suoi tempi, si notava anche l’arco del portale della chiesa e che all’interno vi erano degli ornati caratteristici di una chiesa. Lo storico attesta anche il ritrovamento, da parte del proprietario, di un’acquasantiera: sarà stata quella che attualmente è collocata nel vicinissimo giardino delle suore come base dell’altare della Madonna di Lourdes? (vd. figg. 6 a, b, c, d, e, f). Il signor Sebastiano Paternò (1947), figlio dei precedenti proprietari e discendente di Giuseppe Bonfirraro (padre della nonna), ricorda che i suoi genitori erano consapevoli di vivere all’interno di una chiesa i cui affreschi furono scialbati circa 55 anni fa’, perché si sgretolavano. La chiesa, secondo quest’ultima testimonianza, era lunga circa 9 metri e larga 6 metri, era alta circa 5 metri e mezzo: loro la usavano come magazzino. L’ingresso era da via Pacini e dalla via Ravenna, sul retro, si accedeva tramite quattro scalini. La volta era a botte e vi erano in alto sei nicchie ogivali sui lati lunghi (sei per lato) e tre sui lati corti (tre per lato): probabilmente dovevano essere delle finestre in un secondo tempo murate. I locali che si affacciavano sul corso Garibaldi erano forse la sagrestia. Per visitare chiesa, si doveva prima entrare tramite un portale, di recente diroccato, in un cortile (attuale via Pacini). La chiesa, con orientamento nord-sud, si trovava dunque all’interno di una corte chiusa e, nei locali di fronte ad essa, vi era un palmento (vd. fig. n. 5). Per quanto riguarda la datazione, Giunta ci riferisce che doveva esistere nel 1693 (anno del terremoto), dato che nei registri risulta seppellito qualche defunto. Se si trattava veramente della chiesa degli Agonizzanti, allora si può affermare che il culto della Madonna degli Agonizzanti iniziò a Palermo nel 1614 in base a un fatto avvenuto l’anno precedente, riguardante le bestemmie di un condannato a morte. Il culto e la congregazione si diffusero, poi, rapidamente in tutta la Sicilia e non solo. Non risulta, ad oggi, nessun documento che attesti la fondazione della congregazione a Barrafranca; si ha, invece, notizia della fondazione a Pietraperzia in data 18 dicembre 1693 [2]. La congregazione, inizialmente, era preposta ad assistere i condannati a morte, già tre giorni prima. Dopo l’abolizione della pena capitale, i congregati si sono dedicati all’assistenza ai moribondi e ai bisognosi. La congregazione di Pietraperzia fu accolta nella chiesa del Soccorso (attuale chiesa del Carmine) e si è successivamente fusa alla Confraternita Maria SS. del Soccorso: di fatto, l’attuale nome è “Confraternita Maria SS. del Soccorso e degli Agonizzanti”. Non è improbabile che nella chiesa di Barrafranca vi fosse presente una tela raffigurante la Madonna degli Agonizzanti, ma purtroppo ad oggi non abbiamo nessuna traccia di essa. Per avere un esempio di come doveva essere, possiamo osservare quella della chiesa madre di Ventimiglia di Sicilia attribuita da Sergio Alcamo a Olivio Sozzi [3] (vd. fig. n. 7). Si auspicano ulteriori studi più scientifici e una futura rivalutazione dell’edificio”. Filippo Salvaggio ringrazia, per queste sue ricerche, Carmelo Orofino, il signor Salvatore D’Angelo (1937) e il signor Sebastiano Paternò (1947). Lo studioso barrese Filippo Salvaggio non dimentica di citare le fonti da cui ha tratto del materiale per le sue ricerche. [1] Giunta L., Cenni storici su Barrafranca, tipografia Giardina, Canicattì, 1987, p. 142. [2] Mongitore A., Palermo divoto di Maria Vergine, e Maria Vergine protettrice di Palermo,
Stamperia di Gaspare Bayona, Palermo, 1719, vol. 1; tale opera è disponibile online al seguente link:https://books.google.it/books?id=D6PjvOLvBUAC&pg=PA452&dq=agonizzanti&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjH-NGA-vfhAhXCxcQBHVK1BSE4ChDoAQgnMAA#v=onepage&q=agonizzanti&f=false [3] Si veda il seguente blog: http://spigolaturediartesiciliana.blogspot.com/2014/04/ncora-sulla-madonna-degli-agonizzanti.html. GAETANO MILINO
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