Anticamente i contadini siciliani sapevano che in questo mese nelle campagne soffiano venti più caldi e prorompenti, come il vento di “Sciroccu”. Venti caldi ma fastidiosi che portavano con sé anche sabbia, rendendo difficile il lavoro dei campi.
L’antica credenza popolare vedeva in questi movimentati venti dei “diavoli” venuti sulla terra per dare fastidio agli uomini. L’antropologo palermitano Giuseppe Pitrè racconta nel saggio “Spettacoli e feste popolari siciliane” (1881) che il 1° maggio il vento di scirocco ed il turbine vengono scatenati dai diavoli e investono tutto quanto incontrano. Per aria è un vero inferno, e il fischio ed il rumore che si sente è fischio e rumore di Diavoli che si agitano e sconvolgono gli elementi della natura. E ciò deriva dall’ avversione che i Diavoli hanno i Santi Filippo e Giacomo, la festa dei quali ricorre proprio in quel giorno (nell’antico calendario la festa cadeva il 1° maggio, poi passata all’11 maggio e con la riforma liturgica di Pio XII che al 1 maggio istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, al 3 maggio). I contadini non appena si accorgono che il giorno piglia cattiva piega, si danno l’allarme con le parole: “Li Diavuli pri l’aria cci sù!” e corrono a premunirsi mangiando dell’aglio crudo.Così i contadini mangiano aglio crudo e recitano formule deprecatorie, in attesa che ritorni l’ordine. Perchè proprio l’aglio? L’acutissimo odore di questo bulbo, spargendosi intorno, fa fuggire i diavoli! Le donnette, poi, hanno una specie di formula deprecatoria in siciliano che per allontanare i Diavoli nel Primo di Maggio:
“Santu Filippu e Jàpicu biati,
Apostuli putenti e putintati,
Agnisdei, Agnisdei, Agnisdei,
L’ariu binidiciti ed annittati!”
(Traduzione: Santi Filippo e Giacomo beati, apostoli potenti e potentati, Agnello di Dio, Agnello di Dio, Agnello di Dio,
L’aria benedite e ripulite!).
Tra i tanti venti, molto temuto dai contadini siciliani era il “Mazzamuriddu”. Questo “diavulu di vintu” , cos’ come lo chiamavano contadini, era un essere che ama spaventare la gente con vortici di vento (da qui il suo nome), tempeste e trombe marine.
Il Pitrè in “Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano” (1889), alla voce “Esseri soprannaturali e meravigliosi”, descrive u Mazzamuriddu come il 4 diavolo. Ecco cosa scrive l’antropologo siciliano: «Tra’ tanti e tanti diavoli che popolano l’inferno, la tradizione ne distingue sei (principali), ai quali dà nomi ed uffici speciali: 1 Lu Gifru o Cifaru o Capu Cifaru Zifaru; 2 Varsu cani; 3 Farfareddu o Farfaricchiu o Nfanfarricchiu; 4 Mazzamareddu o Ammazzamariddu ed anche Mazzapaneddu ; 5 ‘Ntantiddu o Tentaturi ; 6 Zuppiddu.» Mazzamureddu ha proprio la missione di spaventare gli uomini sia coi vortici del vento, d’onde il suo nome, sia coi terremoti, sia con le tempeste, sia con le trombe marine. Devasta, distrugge, uccide, trasporta a lunghe distanze; sicché il danno, e le carestie che ne sopravvengono sono innumerevoli.
Rita Bevilacqua