BARRAFRANCA. In questi giorni è uscito il romanzo di Orietta Strazzanti “Sulla rupe di Cerere”, edito dalla casa editrice Maurizio Vetri, e sta suscitando molto interesse sia in Sicilia che in Lombardia. Questo non solo perché l’autrice è nata a Barrafranca, in provincia di Enna, a cui è molto legata, e ha vissuto per più di quarant’anni in Lombardia laureandosi all’università Cattolica di Milano, insegnando in quasi tutti gli ordini di scuola statale e fondando un’associazione di volontariato per insegnare la lingua italiana agli stranieri, ma anche perché nel suo romanzo ha esaltato quanto di bello si trova nelle due regioni. Il romanzo, frutto della fantasia dell’autrice, ma realistico, racconta una storia di migrazione interna, una delle migliaia che ancora si perpetuano in Italia ed è focalizzata sia sulla sofferenza di tutte le madri quando i figli si allontanano alla ricerca di un avvenire migliore sia sul coraggio dei figli che vanno incontro all’ignoto portando con sé, oltre all’audacia e alla preparazione, il ricordo struggente della propria terra. Chi è costretto a vivere lontano dalla propria terra la mitizza, ma la Sicilia ha un valore aggiunto perché è già terra di miti per eccellenza. Quello di Demetra, dea delle messi, di cui parla Omero nell’”Inno a Demetra”, spiega l’alternarsi delle stagioni, ma parla anche di rapimento, dolore, depressione, compromesso e rinascita. Esso attraversa tutto il romanzo sublimandolo, partendo dall’”acuto dolore” archetipo del dolore di tutte le mamme private dalla vicinanza dei figli, per giungere al suggerimento di nuove interpretazioni del mito.
Molti autori antichi hanno collocato il mito di Demetra/Cerere tra il lago di Pergusa e la Rupe di Cerere di Enna ed è qui che si snodano molte vicende, tra quotidianità, folklore ed eventi, come anche in altri luoghi della Sicilia con le sue ricchezze umane, paesaggistiche ed artistiche mortificate nell’entroterra da carenti vie di comunicazione e da una sonnolenta economia. Altro luogo di ambientazione è Milano con le sue opportunità lavorative, culturali e sociali. Il romanzo è arricchito dalla presenza di altre tematiche che vanno da quello della prevaricazione sulle donne a quello della diversità di genere, da quello del volontariato a quello delle varie sfaccettature della fede, dalla riscoperta dei grani antichi, di cui Cerere era la protettrice, ad uno spaccato della scuola. Il libro si propone di suscitare emozioni e riflessioni e di contribuire alla valorizzazione della città di Enna, dell’entroterra siciliano e di tutta la Sicilia. E’ un romanzo che vuole farsi interprete del grido di dolore di tutte le mamme che vedono partire i propri figli alla ricerca di una piena realizzazione, del coraggio con cui i giovani affrontano le difficoltà nei mondi lontani in cui si recano e del desiderio di veder rivitalizzata l’economia dell’entroterra siciliano. Attraverso la rivisitazione del mito greco delle stagioni sono narrate le vite parallele di una figlia che, fuggendo da un amore malato, cerca faticosamente di rifarsi una vita a Milano, di una madre che cade in depressione per la separazione dalla figlia e di un padre donnaiolo. Le vicende dei tre protagonisti si snodano in due ambienti contrapposti: la grande e dinamica Milano con le sue opportunità lavorative, culturali e sociali e la Sicilia con le sue ricchezze umane paesaggistiche e artistiche mortificate nell’entroterra da carenti vie di comunicazione e da una sonnolenta economia. Nel corso di una kermesse nei luoghi che ospitarono il tempio di Cerere e che furono teatro dell’”acuto dolore” della dea delle messi, vengono rivalutati i grani antichi di cui la dea era protettrice e l’archetipo di Demetra/Cerere illumina di nuovi significati antiche e moderne separazioni laceranti. GAETANO MILINO