Sono le parole con cui Giuseppina Bevilacqua, moglie di Raffaele Bevilacqua, comincia la sua lettera aperta. Questo il comunicato integrale di Giuseppina Bevilacqua: “Ho deciso di intervenire con il mezzo di una lettera aperta, a ciò costretta dalle notizie inesatte pubblicate in questi giorni. Ho sempre creduto che, a prescindere dal nome del soggetto pubblicizzato, per fare più o meno “notizia”, e quindi buon giornalismo, un racconto deve essere conforme alla verità dei fatti, e pertanto è giusto che tutti conoscano quelle verità non dette. Lo devo ai miei figli da sempre dilaniati dalle vicende del padre fino ad esserne stati coinvolti, lo devo a tutti i cittadini barresi e non, lo devo alla correttezza delle notizie che vengono passate ai giornalisti, lo devo alla verità perché ciò che scrivo è documentato. Non discuto delle sentenze passate in giudicato su Bevilacqua Raffaele; a torto o a ragione, le rispetto”. “Sulla confisca della “lussuosa villa” – continua Giuseppina Bevilacqua – però, mi preme dire che nessun lusso vi è all’interno, né all’esterno (ben visibile a tutti). Quando è stato rilasciato l’immobile, febbraio 2014, era un rustico fatiscente, privo di pareti divisorie, soffitti cadenti e caduti in alcune stanze e il tetto che lasciava passare l’acqua in casa, piena di vasche e secchi ovunque. Il primo e secondo piano erano privi di riscaldamenti, mentre il piano terra, arredato con i mobili delle nozze (1977), era privo di condizionatori d’aria, presenti in tutte le case di ogni ceto sociale. Nell’occasione del rilascio fu eseguito un sopralluogo dall’Amministrazione Comunale dell’epoca, accompagnata da membri del Comando Provinciale dei Carabinieri di Enna e dai Carabinieri della Stazione di Barrafranca. Con i membri delle istituzioni c’erano soggetti muniti di telecamere che filmarono tutto. Avete sicuramente notato che mai sono state pubblicate le foto dell’interno. Se fosse stata una villa lussuosa non si sarebbe esitato a farlo. Le foto sono agli atti del processo di confisca in relazioni in mio possesso, visionabili a chi volesse. Alla confisca del detto bene fu proposta revisione, sia per il mancato giusto esame della perizia tecnica di professionisti nominati dal Tribunale (e non consulenti di parte) che attestarono l’assenza di sproporzione tra quanto speso ed il reddito dichiarato, sia per le nuove prove allegate”. Giuseppina Bevilacqua continua: “Il Tribunale di Enna, infatti, nel dicembre 2008, SOSPENDEVA l’esecuzione della confisca per l’esistenza di prove che rendevano verosimile l’accoglimento della istanza. Questo provvedimento però, cambiato il collegio, fu travolto da altri negativi. Questo bene, evidentemente, doveva essere confiscato, come statuito nel procedimento di revisione. Ma questa è un’altra storia. Dal giorno del rilascio, quella casa, non è più rientrata nella nostra disponibilità, come è giusto che sia, in rispetto dei provvedimenti emessi, a torto o a ragione. Attendevo però che questo bene venisse destinato a nobili fini. Furono stanziati ben 600 mila euro per eseguire dei lavori e destinarlo alle donne vittime di violenza. Furono istituite diverse cooperative. Fu fatta una bella conferenza presso l’auditorium del Liceo Scientifico di Barrafranca con le alte cariche delle Istituzioni che rendevano edotta la cittadinanza barrese dallo stanziamento di questa grande somma. Poi il nulla, il silenzio. Nessuno ha mai fatto conoscere alla cittadinanza barrese, come fosse stata spesa questa somma. Atti che per la “trasparenza” della Pubblica Amministrazione dovrebbero essere pubblici, consultabili da chiunque. Ciò che era ed è constatabile fino ad oggi è che le sterpaglie non sono mai state tolte. Dopo quella che fu definita “la fine dei lavori”, le porte esterne non furono sostituite e le tegole del tetto volarono via. L’immobile si trova in una via trafficatissima, facilmente visibile a tutti. Euro 600 mila stanziati, ma non sono bastati per togliere le erbacce in prossimità dell’ingresso principale. Amareggiati, i miei figli, dal fatto che si pubblicizza e si controlla solo quando si parla di Bevilacqua, hanno chiesto formalmente, come cittadini, accesso agli atti amministrativi. Istanze ben conservate in copia debitamente protocollata – l’istanza non ebbe esito positivo – non si potevano vedere quegli atti. Negli anni si è sperato che si facesse luce sulla vicenda. Nulla! Oggi, dopo 7 anni sono costretta a leggere articoli pubblicizzati in ogni e dove in cui la mancata assegnazione dell’immobile viene definita scandalosa (e lo condivido), ma la notizia viene “passata” come se la questione avesse a che fare con le “infiltrazioni mafiose” nell’Amministrazione Comunale di Barrafranca, ad opera dei Bevilacqua. Ecco. Invece negli anni nessuna indagine su come sono stati spesi 600 mila euro, sul perché non si è più eseguito il progetto della “ Casa per le donne vittime di violenza” e oggi con il nuovo arresto di Bevilacqua, si è trovato “l’ombrello” per superare e giustificare tutto. Le vicende processuali vanno distinte, sviscerate e analizzate singolarmente. Gradirei, per la mia fiducia nelle Istituzioni e soprattutto nelle verità che vanno ricercate anche quando non c’è di mezzo il cognome “Bevilacqua”, che la presente venga intesa quale invito alla Procura della Repubblica di Enna, ai giornalisti con poteri di inchiesta e a tutti i cittadini che hanno il diritto di accedere ai documenti della Pubblica Amministrazione di attivarsi affinché venga chiarito, non a me, non alla mia famiglia, ma alla cittadinanza tutta perché fino ad oggi l’immobile di contrada Zotta non sia stato assegnato e di come siano state spese le somme assegnate”. Giuseppina Bevilacqua conclude: “Questa lettera non è uno sfogo, ma una espressa domanda di inchiesta per non continuare a leggere notizie con mezze verità celate sotto un cognome, che facendo scandalo per le vicende giudiziarie in cui è coinvolto, sposta le attenzioni da problemi ed esigenze di chiarezza che interessano tutta la comunità”. GAETANO MILINO
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