Sono rispettivamente, Direttore Caritas di Agrigento, componente del consiglio Territoriale per l’Immigrazione di Catania e Direttore Caritas diocesi di Piazza Armerina. Valerio Landri, Salvo Pappalardo e Mario Zuccarello hanno rilasciato una intervista prima che iniziasse la conferenza sulla Giornata Mondiale dei Poveri 2021tenuta alla matrice di Pietraperzia. A Salvo Pappalardo chiediamo, chi è il povero? “Il povero è colui che si vergogna a venire in Caritas diocesana. Il povero è colui che affronta le sue difficoltà, nella quotidianità di tutti i giorni, nella speranza che non venga mai toccata la sua dignità. I poveri li avremo sempre in mezzo a noi perché le povertà spesso non sono solo quelle materiali, visibili ma ci sono tante povertà invisibili, interiori, povertà spirituali, morali e sociali”. “La figura del povero che è in mezzo a noi – dice ancora Salvo Pappalardo – come ognuno di noi può vivere la sua povertà in tante forme in mille sfaccettature, è colui che, ancor di più,testimonia la presenza di Nostro Signore, presente in questa vita terrena e che chiede aiuto affinché possa sanare le sue fragilità”. Cosa possiamo fare noi, comuni cittadini, per alleviare le sofferenze del povero? “Il mio consiglio è quello di essere sempre presenti all’interno della comunità con i propri sforzi condividendo, come le antiche comunità cristiane, tutto quello che noi possiamo condividere e possiamo dare. La nostra funzione e la nostra priorità importante in questa comunità è quella sempre di non voltarci indietro davanti al volto di ognuno di noi, ascoltarlo, parlargli affinché possano emergere tutte le povertà, Quindi la nostra presenza vera nel territorio come figli di Dio Padre”. Quali e quanti tipi di povertà ci sono? “Ci sono delle povertà palesemente visibili, quindi parliamo di persone senza dimora, di persone che vivono nella precarietà o nella irregolarità del lavoro. Parliamo di persone che hanno tante difficoltà con l’abitazione e questo lo vediamo nella vita di tutti i giorni. Un’altra categoria di poveri è quella delle persone invisibili, le persone che testimoniano una quotidianità regolare quando invece hanno delle povertà e delle fragilità interiori e questo a causa di separazioni o di persone che hanno perso la fede, persone che vivono nella nostra comunità e che si vergognano a testimoniare le loro difficoltà”. Anche noi, cosiddetti ricchi, possiamo essere poveri quando ci giriamo dall’altra parte di fronte alla richiesta di aiuto da parte di un povero? “Questa è la povertà che mi preoccupa di più. La povertà dell’indifferenza, della non condivisione, della paura di confrontarsi con l’altro. Queste sono le povertà in cui il nostro periodo storico presente in modo particolare. Quindi, sì, siamo molto più poveri quando agiamo in questo modo”. Valerio Landri qual è il significato di questa manifestazione? Perché il Sommo Pontefice ha voluto la celebrazione della Giornata Mondiale dei Poveri? “La Giornata Mondiale dei Poveri per stimolare le parrocchie, i cristiani a rendersi conto che esiste la povertà sicuramente è riduttivo. Io ritengo che il Santo Padre abbia voluto, attraverso questa Giornata, invitare tutta la gente a riflettere sulla dimensione esistenziale della nostra povertà, sul fatto che la povertà ci accomuna tutti. Tutti abbiamo le medesime paure, le preoccupazioni, abbiamo paura delle malattie, della solitudine, della vecchiaia, della morte. Siamo tutti creature fragili e questa fragilità ci rende tutti fratelli e umani davanti a Dio. Quindi questa Giornata ha proprio questo scopo: quello di rivalutare la povertà – che tendenzialmente proviamo ad evitare – come un valore che ci accomuna tutti”. Che cos’è la povertà e chi è il povero oggi? “Oggi le povertà sono sempre più varie. Non ci sono solo i poveri economici, che sicuramente sono quelli più evidenti e che hanno bisogno di sostegno alimentare, abitativo. Abbiamo una molteplicità di povertà legate alla marginalità sociale e tutti quelli che vivono ai margini della nostra società; pensiamo ai disabili, ai migranti che vengono in una terra che è fortemente stimolata dalla presenza dei migranti. Pensiamo anche ai giovani, disorientati, in cerca di futuro, lavoratori che hanno perduto il lavoro. Il Covid sarà stato sicuramente il colpo di grazia di una economia che é già molto fragile. Quindi le povertà sono sicuramente molto varie e tendenzialmente le persone che si rivolgono alle nostre Caritas hanno in sé diverse tipologie dio povertà insieme”. “Per questo – aggiunge Valerio Landri – è importante riuscire a lavorare con competenza conoscendo le loro storie e provando anche a rafforzare i legami con gli Enti Territoriali che possono offrire un servizio alle diverse forme di povertà”. Cosa possono fare i cosiddetti Paesi ricchi nei confronti dei Paesi meno fortunati e più poveri di noi per potere alleviare la loro povertà? “Sicuramente creare delle relazioni. Pensare anche che i Paesi ricchi abbiano la soluzione per risolvere i problemi dei Paesi poveri e che possano farlo a prescindere dal coinvolgimento del Paese povero è non solamente un sistema sbagliato. Non possiamo avere la presunzione di conoscere il modo migliore per risolvere i problemi dei Paesi in via di sviluppo. Per questo è importante avviare dei processi di collaborazione in cui entrambe le parti possano mettere le loro competenze e possano individuare insieme delle soluzioni a lungo termine. Sicuramente le forme di aiuto che spesso vengono utilizzate, forme di finanziamento a fondo perduto, piuttosto che interventi spot abbiamo visto che non portano a soluzioni a lungo termine. La soluzione migliore, quindi, potrebbe essere proprio quella di creare una collaborazione stretta di lungo periodo con i Paesi più in difficoltà. E questo è quello che fa già la Caritas che lavora con le Chiese dei Paesi in via di sviluppo perché deve venire da loro la soluzione ai loro problemi”. Il problema immigrazione non pensa che possa rientrare a buon titolo in questa problematica dei nuovi poveri? “Sicuramente i migranti vivono una esperienza di povertà potenziata perché si trovano nel nostro territorio a vivere con delle opportunità sicuramente ridotte rispetto ai poveri che vivono già nel nostro territorio”. “Portano in sé stesso anche delle fragilità legate a violenze che hanno subito ma sicuramente anche il trauma del dover lasciare la loro terra. Pensiamo, ad esempio, a quelli che scappano da guerre e da persecuzioni. I migranti sicuramente ci interpellano anche in riferimento alla domanda precedente e cioè che spesso le cause delle povertà che generano le emigrazioni sono da ricercare nel benessere dell’Occidente. “Questo è il nostro benessere – conclude Valerio Landri – costruito sulle spalle dei Paesi in via di sviluppo che, tendenzialmente, vengono sfruttati dai Paesi occidentali con le conseguenze che ben vediamo: la gente non trova lavoro e sente il bisogno di cercare altrove il proprio futuro”. Mario Zuccarello cosa dice Lei a proposito della gravissima problematica della povertà? “La Giornata dei Poveri che Papa Francesco 5 anni fa ha istituito, si rivolge ai poveri ma noi vediamo tutte le povertà che ci circondano ogni giorno. Certe volte noi pensiamo solo ai poveri come che non hanno da mangiare ma di povertà ce ne sono tantissime. Noi, per esempio, nella nostra diocesi abbiamo sviluppato tanto la pastorale carceraria – dove vige un altro tipo di povertà – organizzando corsi di teatro, partite di pallacanestro anche con la presenza di arbitri internazionali perché dobbiamo far capire alle persone che noi non dobbiamo pensare solo a quello che ci manca nel portafogli ma a quello che ci manca nel cuore perché noi dobbiamo pensare alla totalità e alla integralità della persona umana. Per potere raggiungere l’uomo dobbiamo avere tanta umanità. Se ci manca questa umanità, noi siamo in un deserto. Questo deserto lo vogliamo coprire anche con queste Giornate che devono essere un sole che risveglia i nostri animi per potere riscaldare gli animi degli altri”. “Questo è il nostro indirizzo che abbiamo fortemente voluto sotto la guida del nostro amato vescovo Monsignor Rosario Gisana. Lui, quando è arrivato, ha rivalutato tutto il corpo diaconale e ci ha messi a vivere nella Caritas diocesana dove tutti i diaconi della diocesi siamo impegnati. Non abbiamo nessuna parrocchia; la nostra parrocchia è la Caritas che deve pensare a venire incontro ad ogni bisogno perche i bisogni che un uomo ha sono diversi e, secondo il tipo di bisogno, dobbiamo intervenire perché la dignità dell’uomo deve essere salvaguardata indipendentemente dal colore, dall’altezza o dalla nazionalità”. Mario Zuccarello aggiunge: “Il vescovo, sviluppando il tema della sinodalità, ha voluto che ogni iniziativa venisse portata avanti non da un solo ufficio ma da diversi uffici. La Giornata dei Poveri noi l’abbiamo organizzata con la Caritas, l’ufficio Migrantes e l’Ufficio Missionario perché i poveri sono dappertutto e, molte volte, sono sconosciuti”. Mario Zuccarello ha concluso: “Noi dobbiamo essere coloro che dobbiamo scoprire le povertà per potere diventare ricchi proprio attraverso la scoperta di queste nuove povertà. La carità non è un optional ma deve essere un servizio verso coloro che bussano al nostro cuore”. GAETANO MILINO
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