PIETRAPERZIA. Il ricordo, tracciato dalla Associazione Amici della Biblioteca di Pietraperzia – Presidente Emiliano Spampinato – diffuso anche su facebook a 32 anni dalla morte del Maestro Filippo Panvini avvenuta il 9 gennaio 1990. Nel rievocare l’ebanista pietrino, l’Associazione Amici della Biblioteca di Pietraperzia ha ripreso un articolo di don Filippo Marotta, presidente dell’Accademia Cauloniana di Pietraperzia. L’articolo in questione era stato pubblicato sul trimestrale “Pietraperzia” – organo di informazione e Cultura della “Accademia Cauloniana di Pietraperzia” – N° 1 – Anno Vi – Gennaio/Marzo 2009. Questo l’articolo integrale: IL MAESTRO EBANISTA FILIPPO PANVINI GRANDE ARTIGIANO E ARTISTA FILIPPO PANVINI, figlio di Francesco, agricoltore, e di Russo Rosaria, casalinga, nacque a Pietraperzia il 13 Agosto 1893. Fin da piccolo visse in casa del nonno materno, signor Russo Angelo, che si era già distinto nel campo dell’artigianato del suo tempo. Alcuni lavori esistenti nella Chiesa Madre lo ricordano: i sei candelabri, in legno indorato, dell’altare maggiore; la polla di legno dove e inserita la bandierina segnavento (anemometro) che si vede svettare al centro della parte superiore della facciata della Chiesa; il pulpito che costruì assieme ad artigiani ennesi. Nella bottega del nonno, Filippo cominciò subito a prendere dimestichezza con gli arnesi di lavoro. Egli conservava un piccolo candelabro di legno di ulivo, tornito da lui stesso all’età di sette anni. Terminata la scuola elementare (1904) il ragazzo venne assunto nella bottega del falegname Rosario Ragusa, dove rimase fino alla morte del nonno materno (1916). Ereditatone il laboratorio, dopo qualche anno (30 Aprile 1921) sposò la signorina Alfonsina Giordano di Pietraperzia, che visse fino al 1950. Nel 1926, per interessamento del poeta pietrino Francesco Tortorici Cremona, il Panvini partecipò ad una mostra di artigianato svoltasi a Caltanissetta. Una giuria giudicò i suoi lavori degni del primo premio e il 21 Febbraio 1927 gli fu comunicata l’assegnazione del diploma di medaglia d’oro. L’anno successivo, per ordine del duce Benito Mussolini, venne organizzata una mostra di artigianato a Tripoli (Libia). Caltanissetta pensò a Panvini che venne invitato dalla Camera di Commercio Provinciale a partecipare, a spese della stessa, a tale mostra. Fece scalpore la scelta del nostro compaesano quale rappresentante della provincia nissena, della quale Pietraperzia ancora risentiva l’influsso pur facendo già parte della nuova Provincia di Enna(1926). Panvini viene presentato dalla stampa come l’esponente principale deII’artigianato italiano. I mobili deI Panvini su richiesta del Governatore italiano di Tripoli, dopo essere stati prelevati dallo stand, vennero usati come seggio reale di S.M. il Re Vittorio Emanuele III in visita a TripoIi proprio in queI periodo. A titolo di riconoscimento per i suoi meriti artistici il Ministero della Economia Nazionale fece pervenire, da Roma, a Panvini, tramite i! Municipio di Pietraperzia (13 Agosto 1928), una medaglia d’oro. Questa si aggiunse ai diploma “Gran Premio” che il maestro aveva ricevuto dal direttore della fiera campionaria di Tripoli, Gino Mazzon, in seguito a lettera dei 20 Maggio 1928. Nel 1931 Enna affidò al Panvini il grave onere di organizzare lo stand per partecipare come provincia alia Fiera del Levante di Bari (6-21 Settembre). Questa fu l’ultima mostra a cui il Panvini intervenne. Da allora si dedicò esclusivamente a lavori su commissione che gli provenivano da dentro e da fuori Pietraperzia. ACCENNO AD ALCUNE SUE OPERE ED ELENCO DELLE FAMIGLIE E GLI ENTI PUBBLICI che, a detta deIl’autore, le possiedono. 1) l mobili presentati alla fiera di TripoIi furono acquistati daI dottor Vincenzo Nicoletti di Pietraperzia; 2) Nel Municipio di Pietraperzia (Sala del Sindaco) si trovano un grande tavolo e diverse sedie costruite dal Panvini; 3) Nel Municipio di Mazzarino la sala del Sindaco e la stanza del segretario furono arredati con mobili acquistati presso iI Panvini; 4) Opera del Panvini è I’Urna usata nella processione del Venerdì Santo a Pietraperzia realizzata in stile baroccheggiante nel 1933. E’ stata restaurata nel 2010, riportandola all’antico splendore, dalla restauratrice Mariangela Sutera di Enna (Non sono, però, opera sua il Cristo morto e l’angelo); 5) Opera del Panvini è pure l’Urna del Venerdì Santo a Barrafranca. Il nostro compaesano ha, inoltre, costruito: 6) Un completo di studio per il dottor Pistone di CaItanissetta; 7) Due compIeti di studio per il notaio Ielo di CaItanissetta (palazzo Giordano); 8) Mobili vari (più porte) per l’abitazione deI primo podestà di Pietraperzia, Barone Michele Tortorici; 9) Mobili per una stanza da letto ordinata dal dottor SaIvatore Mendola; 10) Mobili per una stanza da letto ordinata dal signor Palascino Salvatore; 11) Per Ia famigIia Giarrizzo-Bauccio: otto sedie, trumeau e completo stanza da letto. 12) Nella sua abitazione era possibile ammirare due soffitti a cassettoni, un pavimento in !egno e mobili in stile vario: tutto opera delle sue preziose mani. Filippo Panvini non è stato soltanto l’artista indiscusso del legno a Pietraperzia, ma anche il musicista (suonava egregiamente il violino in complessi dell’epoca ed in compagnie d’operetta), il fisico a cui lo iniziò un altro grande ed illustre cittadino, il Dr. Vincenzo Vitale, tre volte premio Rolli per la medicina, il chimico per il modo in cui trattava il legno. È stato anche un cultore delle lettere, sensibile ai classici, in particolare mitologia e storia. Lino Guarnaccia nel suo libro “Il Castello di Pietraperzia” cita il Panvini come: “L’ultima persona vivente che vide il busto di Giovanni Antonio II Barresi (che si trovava nella nicchia lungo la scala di accesso al Gran Cortile del Castello), fu il maestro ebanista Filippo Panvini da Pietraperzia che chiamato a Palermo dai principi Trabia per autenticarlo verso il 1935, lo attribuì all’insigne scultore Francesco Laurana,” Presso la sua bottega e la sua casa, in Via della Pace al numero 15, la sera si riunivano diversi uomini di cultura locali per conversare di arte, di musica, di libri, di letteratura, scambiandosi le rispettive conoscenze. Si intratteneva spesso a suonare insieme al dott. Filippo La Monica e al maestro Vincenzo Laurella e molta gente si fermava sotto le finestre ad ascoltare questi concerti privati. Da testimonianze raccolte risulta che il maestro Panvini si esibì sin da ragazzo come musicista nel Gran Salone del Castello Barresio (suonando il violino e un altro strumento musicale). Memorabile anche una sua partecipazione quale violinista nell’orchestra della compagnia di prosa di Ida Ciolli e Luigi Carrubbi, che nel gennaio 1950 rappresentò a Pietraperzia l’opera teatrale del concittadino Giovanni Giarrizzo: “Tutto meno che l’amore”. “Filippo Panvini, che morì nel gennaio del 1990, è ricordato a Pietraperzia come esempio di coraggio, di lavoro, di dedizione, di arte, di sentimenti e di nobiltà d’animo” (cit. Felice Guarnaccia). LA CASSA LIGNEA PORTABANDIERA E IL VIOLINO Un doveroso riconoscimento va rivolto al dott. Salvatore Palascino in quanto è solo grazie al suo interessamento e alla sua intraprendenza, se due importanti manufatti del maestro Filippo Panvini di valore storico e artistico sono ancora oggi conservati a Pietraperzia: La cassa lignea portabandiera custodita nella Caserma dei Carabinieri di Pietraperzia e il suo violino realizzato nel 1946 . La teca portabandiera donata dal Comune di Pietraperzia alla locale Caserma dei Carabinieri il 21 Marzo 1935 (a tale anno corrisponde il XIII dell’Era Fascista) e realizzata da Filippo Panvini, detenuta presso la compagnia di Piazza Armerina, grazie alle diverse segnalazioni e alla mediazione del dott. Salvatore Palascino, è finalmente ritornata in data 20 Ottobre 2008, nella sua dimora originaria e cioè presso la Caserma Gaspare Farulla di Pietraperzia.
Sul cartiglio ligneo, scolpito nella parte centrale della cassa portabandiera, è stampigliata la scritta “Bandiera Nazionale donata dal Comune di Pietraperzia alla stazione dei RR. CC. il 21 Marzo – Anno XIII”. “Pietraperzia negli anni ha perduto tantissime ricchezze di necessità sociale, e di natura archeologica, storica e artistica, per colpa di gente ignorante e infida non solo di Pietraperzia; e il recupero di un manufatto di notevole interesse storico e artistico non è cosa di poco conto.” “Amici della Biblioteca di Pietraperzia”, nel tracciare il ricordo di Filippo Panvini, scrive: “Anche Il violino del maestro Panvini che, dopo la sua morte, rischiava di andare perduto o di essere venduto altrove è attualmente custodito dal dott. Salvatore Palascino dopo averlo acquistato direttamente dal figlio”. Della rievocazione di Filippo Panvini si compiace anche il figlio Francesco Panvini. Questo il suo pensiero pubblicato sullo stesso social network facebook: “Complimentissimi per l’opera di paziente e sapiente ricerca, un plauso per il meticoloso impegno profuso….non ho parole, io stesso non avrei saputo far di meglio…e’ mezzanotte e 29 minuti quando io scrivo, stavo scorrendo annoiato le pagine di un grigio facebook quando semiassonnato accanto a mia moglie che già dorme da un po’, son trasalito ! Mio Padre qua su Facebook ! Non lo vedevo da quel lontano 9 Gennaio 1990 (mio padre se ne andò quando avevo 26 anni) se non per quelle volte che ne vado ad onorare il ricordo al cimitero; ritrovarLo qui a distanza ravvicinata è per me una scossa, una emozione!” “Ricordo vivamente – scrive ancora Francesco Panvini – che dopo la Sua scomparsa qualcuno in Amministrazione comunale mi “sussurrò” che si volesse intestare una via in Pietraperzia, scrollai le spalle piuttosto “turbato”; ad oggi ignoro se lo abbiano fatto, non vivo a Pietraperzia ma essendo ad “un tiro di schioppo” mi capita di passarci e di soffermarmi costi’ a meditare”. Francesco Panvini conclude: “Un grazie sentito all’ Autore di questa “rinomata” ricerca ed ai lettori dalle propria tastiera danno un “alito” di vita a mio padre : *”L’UNICO MODO DI SOPRAVVIVERE ALLA MORTE E’ NEL RICORDO DI CHI CI HA VOLUTO BENE, L’ETERNITÀ NON È NELL’ ODIO MA NELL’ AMORE”*. Tra gli altri commenti anche quello del professore Enrico Tummino, allora dirimpettaio del maestro Filippo Panvini.
Questo il commento di Enrico Tummino: “In tutti gli anni trascorsi da dirimpettaio in Via Della Pace,conservo un piacevole ricordo. ” Un giorno,non so come,mi trovai dentro il suo laboratorio,che a differenza della classiche ” putiie” di falegnameria, mostrava un’ atmosfera completamente diversa,.No macchine rumorose no grossi quantitativi di legname. Lo assimilai ad un San Giuseppe vivente. Mi colpì la voce,ferma e chiara. Il linguaggio forbito,in corretto italiano,al quale intercalava la parlata pirzisa.Poi mi mostrò tutta una serie di mobili d’arredo di vario genere,interamente realizzate a mano da Lui e con materiali scelti. Mi parlò della tecnica dell’intarsio, di cui vantava la realizzazione di diverse opere,mostrandomi la tecnica,nonché la scelta dei disegni e dei colori”. Enrico Tummino conclude: “Non posso non ricordare gli immancabili ” simposi” che ogni sera, in tutte le stagioni e in qualsiasi condizione climatica, teneva con alcuni assidui frequentatori. Clienti, amici. Tra tutti cito il più assiduo,il Dott.Filippo La Monica.E quando mi chiedevo ” Ma chi fanu fin’astura..?!!” .. Mio padre” Astura sonanu lu violinu”. GAETANO MILINO