L’architetto Armando Laurella, autore delle tavole di tale calendario, illustra il protagonista della tavola di Luglio 2022: il Castello Barresio di Pietraperzia. Questo quanto scrive l’architetto Armando Laurella: “I poderosi resti di ciò che fu grandioso simbolo di potere, roccaforte destinata ad assicurare il dominio e la difesa del territorio e del borgo, l’avvistamento del nemico e ad ospitare la dimora del signore. Architettura formidabile e ardita con torri, mastio e mura merlate elevate su costa a strapiombo da progettisti geniali e maestranze dalla perizia sorprendente”. “Fortilizio imprendibile posto a guardia della valle del Salso a nord e del Braemi a sud – scrive ancora l’architetto Armando Laurella – punto fra i più strategici dell’isola. Oggi, per quanto in grande rovina, conserva il potere di suscitare riverenza in chi attraversa la Valle su cui domina da quasi mille anni. Flaubert scrisse che “le rovine fanno sognare e donano poesia al paesaggio” e le rovine di questo castello possiedono il fascino malinconico e dolente che gli artisti e i poeti neo-romantici avrebbero definito “SUBLIME”. “Tutto cominciò – scrive ancora l’architetto Laurella – nel 1091 con Abbo Barresi, soldataccio di ventura venuto dal nord della Francia al seguito del Gran Conte Ruggero d’Altavilla, che ottenne – per le sue virtù guerresche, il feudo e la rocca di Pietraperzia, allora solo una fortificazione araba. Il Castello vivrà l’ascesa e le vicende ora gloriose ora meno, della famiglia Barresi fino alla morte, nel 1591, dell’ultima erede Dorotea principessa di Pietraperzia, che fu Viceregina di Napoli e “Grandes de España de primera grandeza”. Nel frattempo il grande edificio sarà oggetto di interventi vari di costruzioni, consolidamenti e ristrutturazioni fino ai primi del ‘500 quando Giovanni Antonio ed il figlio Matteo lo ristrutturarono secondo i dettami architettonici del gotico-catalano”. “Ingaggiarono – scrive ancora l’architetto Armando Laurella – artisti del calibro di Francesco Laurana e Antonello Gagini con esiti di altissima qualità. Il professore Ernesto Calandra, nella sua preziosa “Breve storia dell’architettura in Sicilia”, inserisce a pieno titolo il Castello di Pietraperzia tra le migliori esperienze del ‘400-‘500 architettonico di Sicilia. Lo stile fu quello del gotico fiorito del periodo di transizione tra i due secoli, caratterizzato da cornici fiorite nella preziosità geometrica ed ornati tratti dal mondo vegetale, trafori delicati come trine opera di “lapidum incisores” di provenienza lombarda. Il prezioso paramento murario a bugne di diamanti che, come quello dello Steripinto di Sciacca ben si adattava alla struttura gotica”. “Tutto questo – aggiunge l’architetto Laurella – non c’é più , sopravvive solo su malinconiche fotografie d’epoca perché gli ultimi proprietari, i nobilissimi Lanza di Trabia, gli stessi della ignominiosa distruzione di Villa Deliella a Palermo, si portarono via ogni decoro, ogni scultura, ogni modanatura o paramento, ogni pietra scolpita asportandole e strappandole dai muri a cui erano appartenuti per più di quattro secoli”. L’architetto Armando Laurella dice ancora: “Tali tesori furono rimontati appicicandoli nel modo più banale che si possa immaginare, sulle mura di un castello di loro proprietà a Trabia, oggi resort”. E conclude: “Con le preziose pietre i Lanza si portarono via un pezzo fondamentale della storia e dell’anima di un popolo. Pietraperzia vivrà finché un solo frammento di muro del suo grande Castello rimarrà in piedi. Del fiume si parlerà dopo, forse”. GAETANO MILINO
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Sabato 23 novembre 2024 alle ore 10 in