PIETRAPERZIA. Cronistoria di stemmi, decori, sculture, asportati dal Castello Barresio.

FOTO N° 2 Interno del Castello Barresio ieri

L’analisi minuziosa di tale “asporto” effettuata dall’architetto pietrino Armando Laurella. Il professionista è nato ed è cresciuto a Pietraperzia ma ora abita a Modica. Nonostante sia lontano dal suo paese natìo, Armando Laurella non dimentica la sua amata Pietraperzia. Lui, con una punta di rammarico, ripercorre, attraverso documentazioni venute in suo possesso e conoscenze , le fasi in cui il Castello Barresio è stato privato di numerosi elementi di pregio. Intanto esistono, tuttora, foto e ricostruzioni grafiche del Castello Barresio di Ieri e di oggi. Tra le pregevoli riproduzioni dell’antico maniero di Pietraperzia, la ricostruzione grafica di Michele Ciulla risalente al 1984. In tale ricostruzione grafica si vedono il “Gran Cortile” con le scale di accesso ai vari piani e il portone di ingresso.

Questo quanto scrive l’architetto Armando Laurella: “IL CASTELLO DI PIETRAPERZIA (depredato). Sui suoi elementi architettonici asportati e ricollocati altrove”. Sono le parole ad apertura delle sue considerazioni. “Non pochi anni fa – scrive ancora Armando Laurella – il caso mi fece re-incontrare un vecchio collega e amicho del tempo degli studi universitari con quale avevo condiviso la frequenza dell’Istituto di Storia dell’Arte del professore Giuseppe Bellafiore alle cui lezioni devo la passione per l’idea di bellezza che mi ha accompagnato nella vita e con quale avevo sostenuto ben tre esami”. “Armando Laurella continua: “Lui, mi disse, era rimasto in Istituto e, nei primi anni ’80, aveva collaborato ed accompagnato il professore Bellafiore nelle ricerche in tutta l’isola destinate alla stesura del suo testo ‘Architettura in Sicilia, 1415-1535’ e, quando si erano imbattuti in preziosi reperti architettonici del XVI secolo provenienti dal castello di Pietraperzia, si erano ricordati di quel promettente allievo di origini pietrine di cui si erano perse le tracce”. L’architetto Armando Laurella aggiunge: “Mi raccontò ogni cosa di quei reperti di chiaro e pregevole stile gotico-catalano, finiti a decorare, in modo evidentemente posticcio le pareti del cortile interno di un edificio conosciuto come il castello di Trabia, nella periferia dell’omonimo abitato alle porte di Palermo. Mi promise (promessa mantenuta) di farmi avere le foto con le nuove sistemazioni del Grande Portale della sala D’Onore, del Portale del Gagini con la preziosa lunetta e del Grande Finestrone Gotico, tutti e tre inseriti sulla facciata dell’ala destra guardando il mare. “Armando Laurella aggiunge: “Ancora la foto con la collocazione (mediocre) delle bugne a diamante poste a rivestire il lato interno del portale di accesso al cortile. foto che condivido con gli amici di Facebook. Il mio amico, Storico dell’Arte, mi raccontò di come diavolo quelle pietre si fossero trovate lontano dal luogo d’origine”. L’architetto Armando Laurella ricostruisce la storia di quelle “pietre” e dice ancora: “ANNO 1926.

Gli ultimi proprietari del castello di Pietraperzia – i Principi Lanza di Trabia – trovando ormai insostenibili i costi per la manutenzione del Grande Edificio, non avendo trovato disponibilità all’acquisto negli amministratori comunali dell’epoca, decisero di abbandonare il Castello di Pietraperzia al suo destino non senza aver prima spogliato l’edificio degli elementi architettonici di pregio e dei decori artistici di cui era ricco il Gran Castello”. “Niente di illegale, beninteso” scrive ancora Armando Laurella. “La legge che tutela i beni storico-artistici sarebbe arrivata poco più tardi, nel 1939. Una famosa fotografia del 1906, da me definita ‘malinconica’, scattata dal Sovrintende ai beni Artistici Francesco Valenti, testimonia della sontuosa consistenza dell’apparato decorativo del Cortile interno prima che ne avvenisse la rimozione e lo smembramento”. L’architetto Armando Laurella fa poi l’elenco del “materiale” asportato. il professionista pietrino infatti scrive ancora: “Stemmi, sculture, capitelli, mascheroni, fregi, decori e, soprattutto, i Portali e le bugne a diamante della facciata principale furono asportate con perizia degna degli abilissimi maestri scalpellini che operarono ad Abu Simbel”. “Le preziose pietre – conclude l’architetto Armando Laurella caricate su grandi carri trainati da buoi, attraversata mezza Sicilia, furono in gran parte recapitate nel Castello di Trabia di proprietà dei Lanza e lì rimontate a gusto (e capriccio) del protagonista che immortala la propria memorabile impresa in una iscrizione in marmo che recita “Petrus Lancea fragmenta hic Pietrapertiae composuit arcis – MCMXXVI” così guadagnandosi l’IMPERITURA GRATITUDINE dei Pietrini e di tutte le generazioni a venire. per non dimenticare. Armando Laurella”. GAETANO MILINO