Lo scrive, nel rievocare i tempi andati, l’architetto Armando Laurella. Il professionista pietrino continua: “Della pratica dello Spigolare si resero protagonisti i contadini modicani che, di questi tempi, percorrevano le contrade dell’interno della Sicilia alla ricerca di campi da perlustrare con pazienza, fatica e sudore per potere raccogliere ciò che garantiva la sopravvivenza”. “Una storia epica da non dimenticare – la definisce Armando Laurella – che ci racconta di un’epoca e di un popolo tenace e laborioso, quello modicano”. L’architetto pietrino, trasferitosi da diversi anni a Modica, aggiunge: “La pratica dello spigolare affonda le radici nella tradizione biblica (Levitico) dove si fa espresso obbligo al proprietario del campo, dopo avere raccolto le proprie messi, di non raccogliere ciò che involontariamente fosse caduto a terra e che questo surplus doveva essere lasciato ai poveri a cui si doveva dare la libertà di entrare nei campi e raccogliere ciò che restava”. Laurella continua la sua descrizione: “In un altro passo della Bibbia Iil Libro di Ruth), si racconta come Ruth e la suocera Noemi, rimaste vedove, siano scampate alla morte per fame facendo l’unico lavoro disponibile per una donna senza marito, al Spigolatrice. Nel disegno Ruth e Noemi nell’atto di spigolare”. Armando Laurella conclude la sua dotta rievocazione: “Il paesaggio scelto come sfondo, è quello di contrada Crapara nella campagna del mio paese, Pietraperzia, che fu teatro di quella epopea modicana”. GAETANO MILINO
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