Una legalità da riscoprire, quella degli altri.

Una legalità da riscoprire, quella degli altri.

- in Barrafranca

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Michele La Pusata sull’argomento che ha fatto discutere la cittadinanza barrese in quest’ultimo periodo, il destino dei pini del parco comunale Francesco Ferreri.

Dopo l’abbattimento dei tre alberi secolari all’interno del parco comunale “Francesco Ferreri” nessuno dei barresi porterà una fascia nera al braccio in segno di lutto, non abbiamo ancora raggiunto questo grado di sensibilità. E neanche ci strapperemo i capelli a causa di ciò. Niente di tutto ciò avverrà, stiano sereni coloro che prevedono una depressione di massa. Il vero problema che è emerso da questa penosa vicenda è un altro, ed è ben più grave del taglio dei quattro meravigliosi pini secolari.

La vita continua, altri pini cresceranno e poi cadranno, è così che va la vita, lo sappiamo bene, forse, qualcuno dimentica che tutti i barresi discendiamo dalla cultura contadina, “i pidi ´ncritati” dei nostri padri ci hanno permesso di cogliere la ciclicità del tempo e delle stagioni. Nel DNA di ognuno di noi c’è il lavoro, la fatica e il sudore, del bravo contadino che sa come rapportarsi con la natura in qualsiasi situazione. Ricordo a me stesso, prima che agli altri, che la prima qualità fondamentale che caratterizza “u viddanu” è la pazienza, senza questa virtù difficilmente egli potrà governare il podere di cui è responsabile. Anche un sindaco deve possedere questa virtù affinché l’albero che formiamo stando insieme porti frutto. La natura, come la politica, dal canto suo, esige la verità, essa parla la lingua del sì sì, no no, non conosce altri giri di parole. Pertanto, tra il contadino e la natura, così come tra il sindaco e la carta costituzionale si stringe un legame di fiducia reciproca basato sulla sincerità. E onestamente di sincerità e di pazienza, in questa vicenda non se ne vista, se non quella retorica di facciata istituzionale che sotto la maschera della piena disponibilità a collaborare con tutti per trovare una soluzione condivisa, anche tenendo conto del comune sentire sull’argomento, nascondeva il vero atteggiamento politico impetuoso e impulsivo che animava e anima il sindaco, nonché la maggioranza che lo sostiene senza se e senza ma. Non penso che nessuno di loro non abbia consigliato il sindaco a venire incontro alla richiesta avanzata dall’intera opposizione di svolgere ulteriori accertamenti tecnici sullo stato di salute dei pini, per andare incontro all’abbattimento con la piena consapevolezza dell’inevitabilità di questa soluzione. Conosco tanti uomini e donne liberi all’interno della maggioranza, e mi meraviglia il fatto che nessuno ha preso posizione a supporto della richiesta della minoranza. Il sindaco non solo non ha avuto la pazienza di attendere qualche giorno in più, ma ha suscitato nell’opinione pubblica l’impressione, il sospetto di  avere agito con le caratteristiche “dell’uomo solo al comando”. È questa impressione collettiva il fatto più grave che si erge nettamente al di sopra delle chiome dei pini. Ahimè, purtroppo la Primavera barrese non è una primavera di popolo, ma una rigida Primavera che coincide con il solo volto del sindaco e della sua maggioranza.

Sicuramente l’abbattimento è stato legittimo sotto il profilo della legalità, materia tanto cara al primo cittadino, ma anche la richiesta delle opposizioni era improntata alla medesima legalità. Caro Peppe, hai perso una occasione di cambiamento reale, te lo dico con il cuore e non la pancia, hai perso l’occasione di dimostrare ai tuoi cittadini e al mondo intero, un nuovo modo di esercitare la legalità, imponendo la tua legalità sulla legalità degli altri. Riconosco che il gioco della democrazia si regge sui numeri, e i numeri sono senza ombra di dubbio dalla tua parte, ma su questo specifico argomento avevi dato la tua parola, in consiglio comunale, di fare tutto il possibile per evitare il taglio, e negando la possibilità che ti veniva offerta dall’opposizione non può più dire di aver fatto tutto il possibile perché hai tralasciato quella possibilità che tantissimi cittadini si auspicavano. Eppure sui social l’amministrazione comunale ha creato una pagina per ascoltare le istanze dei cittadini, ma cosa intendete per ascolto, se poi siete sordi? Non ritenete che l’opposizione rappresenti le istanze dei cittadini, o credete che parlino a titolo personale, o peggio ancora, credete che sfoghino la loro invidia nei vostri confronti in ogni occasione? Avallare la richiesta della minoranza non avrebbe in alcun modo sminuito lo spessore politico né del sindaco, né degli assessori e neanche dei consiglieri comunali, anzi, l’avrebbe umanizzato. Sette giorni in più non avrebbero inciso nulla sull’agenda politica, forse, una settimana in più non avrebbe potuto salvare gli alberi dal loro destino, ma sicuramente, l’ulteriore intervento tecnico, avrebbe permesso alla cittadinanza di fugare ogni legittimo dubbio e messo in pace tutto il paese, una settimana in più sarebbe stata utile anche al sindaco, per dimostrare la fedeltà alla parola data in consiglio comunale. Peccato, è mancato l’ultimo passo, ma onestamente nessuno nasce paziente, pazienti si diventa. Al termine della mia riflessione, adoperando le parole di Giuseppe Mattina, ci tengo a precisare che, il mio pensiero “prescinde dalla lotta politica che suole essere scatenata sol perché occorre criticare e demolire l’operato di chi amministra con fatica, ponendosi sempre mille dubbi e cercando le soluzioni migliori, in mezzo a difficoltà di ogni tipo”. Ad majora!

Michele La Pusata

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