A Barrafranca è costituita l’associazione culturale apartitica e senza fini di lucro, denominata “La Società”.
E’ un gruppo di persone che vuole opporsi al pericolo dell’assuefazione, della mediocrità, della superficialità, della disconoscenza e dell’oblio, della negazione della storia, cultura, arte e delle tradizioni di una comunità.
Nasce dalla constatazione che in questo periodo viviamo il malessere della società contemporanea che ha generato l’inconsistenza e la fragilità dei legami tra gli individui, tanto che da un sentire condiviso di appartenenza e di solidarietà si è passati gradatamente all’individualismo, al narcisismo e a una competitività, a tutti i livelli, priva di regole, inumana.
L’esigenza è quindi quella di porsi come agorà, laboratorio: un approdo per individui che condividono lo stesso humus culturale, le cui basi includono le colonne portanti della Costituzione Italiana, ovvero le libertà individuali; la sovranità popolare; il lavoro quale strumento di promozione umana e sociale; lo sviluppo della cultura, dell’arte, della scienza e della ricerca; i nuclei familiari quali crogioli primi e fondamentali della società; la salute come imprescindibile diritto dell’individuo. Principi costituzionali sempre più disattesi, ignorati, o, peggio, negati.
Per questo occorre creare nuovi punti di riferimento e presidi di analisi, discussione, idee, proposte, quindi relazioni significative, volte a prevenire e contrastare un ulteriore decadimento attraverso l’informazione, la formazione, la condivisione degli obiettivi, ma, soprattutto, la sburocratizzazione della propria esistenza.
Un progetto sociale, giacché l’attuale realtà restituisce l’immagine di individui inesistenti, funzionali a scopi terzi, destinati alla più dolorosa delle solitudini: quella socioculturale; consapevoli del tramonto di antichi e secolari valori e in attesa di una nuova aurora che, pare, sarà progetto di restaurare su basi tecnologiche un neo-feudalesimo con i servi della gleba e gli imperi universali.
L’impegno è anche quello di valorizzare e diffondere una bellezza di pensiero svincolata da costrizioni e da sovrastrutture, una bellezza universale capace di nutrire la dignità umana nonostante tutte le avversità; di opporsi al controllo dell’informazione, censure, omissioni, falsificazioni della storia, caccia agli eretici, lotta ai dissidenti, cancellazione dell’identità culturale di popoli, menzogne dichiarate verità; strategie volte a destrutturare il logos, il pensiero e il linguaggio, e di conseguenza, lo smarrimento che ne deriva, il senso di mille domande in cerca di risposta.
E’ urgenza di non sentirsi soli in un mondo che tende ad isolare, è bisogno prioritario di interrogarsi sulla nuova normalità.
IL MANIFESTO
Viviamo il malessere della società contemporanea che ha generato l’inconsistenza e la fragilità dei legami tra gli individui, tanto che da un sentire condiviso di appartenenza e di solidarietà si è passati gradatamente all’individualismo, al narcisismo e a una competitività, a tutti i livelli, priva di regole, inumana.
Occorre creare nuovi punti di riferimento e presidi di analisi, discussione, idee, proposte; quindi relazioni significative, volte a prevenire e contrastare un ulteriore decadimento attraverso l’informazione, la formazione, la condivisione degli obiettivi, ma, soprattutto, la sburocratizzazione della propria esistenza.
L’esigenza è quella di porsi come agorà, laboratorio: un approdo per individui che condividono lo stesso humus culturale, le cui basi includono le colonne portanti della Costituzione Italiana, ovvero le libertà individuali – soprattutto nella manifestazione di idee e di confronti; la sovranità popolare; il lavoro quale strumento di promozione umana e sociale, lo sviluppo della cultura, dell’arte della scienza e della ricerca; i nuclei familiari quali crogioli primi e fondamentali della società; la salute come imprescindibile diritto dell’individuo: principi costituzionali sempre più disattesi, ignorati, o, peggio, negati.
Siamo convinti che, pur rientrando nella categoria dei “gruppi”, le associazioni presentano una loro specificità che le distingue dal gruppo “partito”, e dal gruppo “sindacato”, le cui attività sono volte al raggiungimento di obiettivi strettamente politici, traducibili nella realizzazione di un proprio modello di umana convivenza e nella lotta per il potere.
Invero, le associazioni, in linea di principio, escludono la lotta per il potere, e non devono esibire, quale requisito di appartenenza, alcun modello ideologico di società, semmai un richiamo a valori fondanti.
“La Società” è un’associazione culturale, rigorosamente apartitica, che vuole opporsi al pericolo dell’assuefazione, della mediocrità, della superficialità, della disconoscenza e dell’oblio, della negazione della storia, cultura, arte e delle tradizioni di una comunità.
Propone, a tale scopo, un progetto sociale, giacché l’attuale realtà restituisce l’immagine di individui inesistenti, funzionali a scopi terzi, destinati alla più dolorosa delle solitudini: quella socioculturale.
Pertanto, vuole essere una proposta d’incontro, di racconto e di ascolto, di ciò che accade, con la finalità di pervenire a una interpretazione della storia, soprattutto contemporanea, dei tanti fatti ed avvenimenti, a seguito della quale la comprensione della realtà nei suoi diversi livelli attiene a tutti, singoli e associati: dagli esperti di scienze sociali e delle varie forme di cultura, arte e società, e a chiunque eserciti il pensiero critico. Consapevoli del tramonto di antichi e secolari valori e in attesa di una nuova aurora che, pare, sarà progetto di restaurare su basi tecnologiche un neo-feudalesimo con i servi della gleba e gli imperi universali. «L’ascesa della tecnologia digitale sta sostituendo i rapporti fondati sulla concorrenza con delle relazioni basate sulla dipendenza, deregolamentando così la meccanica generale del sistema economico e facendo prevalere la predazione sulla produzione». Saremmo sulla soglia di una nuova epoca, sostiene l’economista francese Cédric Durand nel suo ultimo lavoro Techno-féodalisme. Critique de l’économie numérique. L’epoca del tecnofeudalesimo, appunto. E non si annuncia certo rosea né carica di opportunità. «Con la telematica, i diritti di proprietà intellettuale e la centralizzazione dei dati – prosegue lo studioso francese – presuppongono un controllo molto più stretto su territori e individui».
L’impegno è anche quello di valorizzare e diffondere una bellezza di pensiero svincolata da costrizioni e da sovrastrutture, una bellezza universale capace di nutrire la dignità umana nonostante tutte le avversità.
Assistiamo al controllo dell’informazione, censure, omissioni, falsificazioni della storia, caccia agli eretici, lotta ai dissidenti, cancellazione dell’identità culturale di popoli, menzogne dichiarate verità, strategie volte a destrutturare il logos, il pensiero e il linguaggio, e di conseguenza, lo smarrimento che ne deriva, il senso di mille domande in cerca di risposta.
E’ urgenza di non sentirsi soli in un mondo che tende ad isolare,
è bisogno prioritario di interrogarsi sulla nuova normalità.
Da qui il nome scelto: “La Societa’”.