PERSONALE DELLA POLIZIA DI STATO DI ENNA NOTIFICA OTTO AVVISI DI CONCLUSIONE INDAGINI PRELIMINARI

PERSONALE DELLA POLIZIA DI STATO DI ENNA NOTIFICA OTTO AVVISI DI CONCLUSIONE INDAGINI PRELIMINARI

- in Enna

PERSONALE DELLA POLIZIA DI STATO DI ENNA NOTIFICA OTTO AVVISI DI CONCLUSIONE INDAGINI PRELIMINARI NEI CONFRONTI DI SOGGETTI RITENUTI RESPONSABILI DEL DELITTO DI ESERCIZIO ABUSIVO DI ATTIVITÀ DI GIUOCO O DI SCOMMESSA AL FINE DI AGEVOLARE L’ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE MAFIOSA

Personale della Polizia di Stato della Squadra Mobile della Questura di Enna, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, ha notificato, nei giorni scorsi, otto avvisi di conclusione indagini preliminari, nei confronti di soggetti resisi presumibilmente responsabili del delitto di esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa, perché, in concorso morale e materiale con altri, avrebbero organizzato l’esercizio del gioco d’azzardo mediante l’installazione e l’uso di apparecchi automatici ed elettronici vietati, del tipo videopoker.

Secondo l’ipotesi accusatoria, gli indagati, avvalendosi della licenza AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato) di cui era titolare uno dei soggetti, avrebbero noleggiato ed installato apparecchi destinati all’esercizio del gioco lecito presso alcuni esercizi commerciali di alcuni comuni della provincia di Enna, al cui interno inserivano “schede pirata”, così predisponendoli alla conversione da apparecchi idonei per il gioco lecito, non abilitati alla vincita di premi in denaro, ad apparecchi vietati ai sensi dell’art. 110 co. 7 lett. b) del T.U.L.P.S., del tipo videopoker, con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività di Cosa Nostra catanese, e segnatamente l’articolazione, costituita e operante in un comune a nord della provincia di Enna; il responsabile per quel territorio, avvalendosi di altri due personaggi, avrebbe riscosso il 15% dei profitti derivanti dalla descritta attività illecita, che poi avrebbe fatto pervenire alla famiglia di Cosa Nostra catanese, mentre la restante parte sarebbe stata distribuita tra gli altri concorrenti.

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