PIETRAPERZIA. Conferenza sull’abbigliamento delle donne tra Oriente ed Occidente

Sala gremita e pubblico molto attento ed interessato. L’incontro tenuto nel salone dell’Associazione “Don Bosco 2000” di via San Francesco D’Assisi, 8. L’evento organizzato dalle Associazioni “Amici della Biblioteca di Pietraperzia” e Don Bosco 2000”, presidenti rispettivamente Angelo Salamone e Agostino Sella. Al tavolo della presidenza, Antonino Sella (coordinatore del centro “Don Bosco 2000” di Pietraperzia, Don Osvaldo Brugnone (direttore Ufficio Diocesano Migrantes), Antonio Bevilacqua (Presidente “Comitato Pari Opportunità” Ordine degli Avvocati di Enna), lo storico Angelo Salamone, la scrittrice e poetessa Sonia Mary Conti, Adele Avanzato e Giulia Ballaera.

Adele Avanzato indossava un vestito tipico orientale con copricapo. Angelo Salamone, nell’introdurre l’argomento, ha detto che, quello della serata, doveva essere un dialogo e non un monologo e che l’uomo deve essere un fine e non un mezzo. Lo storico pietrino ha poi ricordato come anche i nostri avi, sulla via verso altri Paesi alla ricerca di un lavoro, fossero migranti. Antonino Sella ha proiettato un video attraverso il quale veniva presentata l’Associazione “Don Bosco 2000” nelle sue attività in numerosi Paesi in via di Sviluppo come Senegal, Gambia ed altri Stati del continente africano e oltre. Molto lungo ed articolato l’intervento di don Osvaldo Brugnone. Lui ha fatto la cronistoria dell’arrivo a Pietraperzia – nel 2018 – della Associazione “Don Bosco 2000” e dell’accoglienza riservata dal paese di Pietraperzia ai nuovi arrivati, gli immigrati. Ha poi detto che lui è il direttore, dal 2019, dell’Ufficio Pastorale “Migrantes”, che è un organismo della Diocesi di Piazza Armerina.

Don Osvaldo lavora, gomito a gomito, con l’equipe di tale ufficio. “Il nostro compito – ha continuato Don Osvaldo Brugnone – è quello di sensibilizzare la comunità cristiana allo spirito dell’accoglienza e dell’integrazione. Nella società in cui viviamo non è facile accogliere il diverso e accettare l’altro così com’è”. Don Osvaldo ha poi fatto cenno alle torture fisiche e psicologiche delle carceri libiche. “L’uomo ha sempre migrato, – ha detto ancora il direttore dell’Ufficio Diocesano “Migrantes”- si pensi ad Abramo che viene chiamato da Dio per mettersi in viaggio dalla sua Terra ad una nuova Terra che poi Dio gli indicherà”. Don Osvaldo ha poi sottolineato che, quando si va via dalla propria terra, lo si fa per sfuggire a maltrattamenti, guerre, persecuzioni e altri mali di varia natura. Ha quindi posto l’accento sulla necessità dell’accoglienza dei propri fratelli. Don Osvaldo Brugnone ha poi messo in evidenza che i traumi riportati da quanti vengono torturati, perseguitati, incarcerati, in molti casi sono indelebili. Dopo l’intervento di Don Osvaldo, ha portato la sua testimonianza una giovane pakistana. Lei, con l’ausilio di un mediatore culturale che traduceva il suo pensiero, ha detto che era scappata – insieme alla sua famiglia – dal suo Paese, il Pakistan – perché era perseguitata e minacciata dalla criminalità. Lei e la sua famiglia non riuscivano più a vivere fino a quando si sono decisi ad andare via e ad approdare sulle coste italiane. Ora la signora e la sua famiglia hanno riacquistato la tranquillità e la serenità grazie a quanti li hanno aiutati a scappare da tale inferno. Subito dopo, ha preso la parola Antonio Bevilacqua che ha fatto la cronistoria delle Normativa e delle leggi che si sono susseguite nel tempo. Lui ha parlato delle leggi sul divorzio, del matrimonio riparatore e della abolizione di tale legge dopo il fatto di cronaca che aveva coinvolto Franca Viola. Anche l’intervento di Antonio Bevilacqua è stato molto ricco e significativo. Sonia Mary Conti ha preso la parola dopo Antonio Bevilacqua – La poetessa e scrittrice piazzese, ha raccontato la sua esperienza in Giordania dove è vissuta per oltre 20 anni Lei ha passato in rassegna gli abiti di Afganistan Iran, Giordania Palestina e di altri Stati più moderati. Sonia Mary Conti ha detto: “Nel ritornare in Occidente, mi sono riappropriata della mia femminilità e del mio essere donna. In Giordania indossavo abiti di una donna molto casta e molto pura”. A conclusione della serata, Sonia Mary Conti ha dato lettura di un monologo in versi e in dialetto piazzese composto da lei. In tale monologo, una moglie, nel rivolgersi al proprio marito, reclama la sua libertà di donna. Tale voglia di libertà e di affermare il suo essere donna la porta ad allontanarsi dal suo ambito familiare opprimente e molto stretto. Al termine della conferenza, a Sonia Mary Conti, è stato fatto dono di una composizione floreale offerta dal comitato organizzatore del convegno. GAETANO MILINO
