BARRAFRANCA. Svoltosi l’incontro dal titolo “Meditando sulla passione di Cristo”

Con l’avvicinarsi della Settimana Santa, nella sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri sez. Barrafranca si è svolto l’incontro dal titolo “Meditando sulla passione di Cristo”, organizzato dell’Associazione Nazionale Carabinieri sez. Barrafranca, dal Rotary club Piazza Armerina e patrocinato dal Comune di Barrafranca.

Per i cattolici, la Settimana Santa è un momento di riflessione sul significato escatologico e religioso della morte e resurrezione di Cristo. Alla luce di tutto ciò, una riflessione comunitaria che ponga l’attenzione sul senso più profondo della passione di Cristo, a cui potessero partecipare credenti e non, è stata fortemente voluta dal presidente dell’Associazione Carabinieri Enzo PACE e dal Vicepresidente Filippo BONURA. Presenti il Vicesindaco di Barrafranca Filippo FARACI, l’Assessore al Turismo, Spettacolo, Cultura Claudia INGALA, il Presidente del Rotary Club di Piazza Armerina Dott. Mauro Silvestri e il Segretario Dott. Valter LONGOBARDI.

A spiegare ed interloquire con i presenti sono stati il prof. Mons. Pasquale BELLANTI e il prof. Padre Giuseppe DAMIGELLA dell’Ordine dei Padri Predicatori. Padre DAMIGELLA ha spiegato, con dovizia di particolari e con una sapiente enfasi emotiva dettata dalla sua sensibilità e dalla profonda conoscenza della pagina teologica, il tema della passione del Signore, con suggestioni provenienti dalla Sacra Scrittura e dall’arte.
“Al Carissimo Luogotenente Cav. Enzo Paci- inizia il suo intervento don Pasquale BELLANTI- e alla Associazione Nazionale Carabinieri di Barrafranca (En) rivolgo il mio compiacimento per il nuovo allestimento della sede resa più adeguata a ricevere quanti più associati e amici per le attività benemerenti che vi si svolgono da tempo.”

Riportiamo, integralmente, il pensiero di Don Pasquale BELLANTI: “Si legge nel Vangelo di Marco: Venuta l’ora sesta, si fece buio su tutta la terra fino all’ora nona. E all’ora nona Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lamàsabachtàni?», che tradotto significa: «Dio, mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». E alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Vedi! Chiama Elia». Allora, un tale, andato di corsa a inzuppare di aceto una spugna e avendola posta su una canna, gli dava da bere dicendo: «Lasciate! Vediamo se viene Elia a calarlo giù». Ma Gesù, emettendo una gran voce, spirò. E il velo del tempio si squarciò in due dall’alto in basso. Ora, il centurione, che era presente di fronte a lui, vedendo che spirò così, disse: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio» (Marco 15,33-39). Mi preme sottolineare che secondo tale narrazione, che sembra essere la più antica dei vangeli, non troviamo nessuno dei discepoli di Gesù, sappiamo che gli apostoli erano fuggiti già nel momento della sua cattura. Erano passati i sacerdoti e gli anziani e molti altri solo per deridere e beffeggiare Gesù. In tale situazione di solitudine estrema il silenzio del Padre sembra essere una lama che trafigge il cuore del Crocifisso. Il suo pregare allora diventa un grido altissimo, ed è alle tre del pomeriggio, con esattezza, che tutto ciò avviene. Gesù muore gridando mentre il velo del tempio si squarcia in due, dall’alto in basso; cioè per mano divina. Il velo del Tempio evoca il luogo più sacro per Israele il Santo dei Santi dove solo il sommo sacerdote era ammesso una sola volta all’anno nel giorno dell’Espiazione. Si afferma così che solo in Cristo si può avere comunione tra Dio e l’uomo e che l’alleanza antica passa ora solo attraverso di Lui vero ed unico Tempio dell’incontro. Mentre il gelo della morte sembra avvolgere di sé ogni cosa, davanti a un Crocifisso martoriato e sfigurato in modo inaudito, sub contraria specie, si leva la voce di un militare, un centurione di cui si è dimenticato il nome (forse Longino, secondo tradizioni più tardive), che da solo commenta, in un atto di fede, ciò che sta avvenendo: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio». Il mistero della croce raggiunge qui i suoi toni più gravi e contradditori e tuttavia più eloquenti. Quante volte quel centurione aveva assistito a crudeli crocifissioni e osservato scorrere sangue e immenso dolore! Ma mai aveva visto un uomo morire così. Nello sguardo straziato, e tuttavia sereno di Cristo si è, per lui, aperto il cielo, l’eternità; è uno sguardo di infinito amore. Il primo atto di fede del Nuovo Testamento è di un militare; a voi che prestate il vostro servizio in tali mansioni il compito di prolungare anche nel nostro tempo questa voce discordante ma tuttavia profonda e significativa e testimoniare la vittoria di Cristo sulla morte. A tutti voi l’augurio di una Santa Pasqua. Don Pasquale Bellanti.” (Foto Filippo Bonura ) RITA BEVILACQUA




