Il significato della festa del 4 novembre

Il significato della festa del 4 novembre

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4_novembreIl 4 novembre si celebra la giornata dell’Unità Nazionale (per l’annessione di Trento e Trieste al Regno d’Italia) e delle Forze Armate. Fu istituita nel 1919 per commemorare e rendere onore ai commilitoni caduti; nel 1922 venne proclamata solennità civile con la denominazione di Anniversario della Vittoria. Il fascismo stava trasformando la commemorazione dell’immane tragedia nella celebrazione della potenza militare. È nel 1949 che la ricorrenza viene confermata nel calendario civile con la denominazione di Festa dell’Unità Nazionale. La Repubblica si fondava sulla memoria del Risorgimento e sull’idea della Grande Guerra come fattore ulteriore del processo di unificazione nazionale. In questa giornata si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere. II 4 novembre ricorda l’entrata in vigore del cosiddetto armistizio di Villa Giusti (Padova) del 1918, col quale si fa coincidere convenzionalmente in Italia la fine della Prima guerra mondiale. L’accordo fu firmato a Padova il giorno prima, il 3 novembre 1918, dall’Impero austro-ungarico e l’Italia, che era alleata con la Triplice Intesa (il Regno Unito, la Francia e la Russia). Le trattative per l’armistizio erano cominciate il 29 ottobre, durante la battaglia di Vittorio Veneto: l’ultimo scontro armato tra l’Italia e l’Impero austro-ungarico. Il generale Armando Diaz, comandante delle forze armate italiane, comunicò la vittoria e la fine della Guerra con un bollettino: “La guerra contro l’Austria-Ungheria che l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.” Il prezzo pagato era stato altissimo: oltre 4 milioni di soldati mobilitati di cui 250.000 giovani appena diciottenni, 600.000 morti e 1.500.000 feriti, e 400.000 civili che avevano abbandonato le proprie case sulla linea del fronte. (Fonte portale del Ministero dell’Interno). Furono i combattenti ed i reduci che con il sostegno delle comunità locali avviarono il culto della memoria dei commilitoni caduti con la costruzione dei primi monumenti e l’apposizione di lapidi commemorative. L’armistizio non fu però un successo per l’Italia. L’Italia – che prima di entrare in guerra era considerata vicina ad Austria e Germania e poi si dichiarò neutrale – si vide riconoscere il Trentino, l’Alto Adige, l’Istria e Trieste, ma non la Dalmazia e la Libia.

Durante questa giornata viene cantata la canzone del Piave, conosciuta anche come “La leggenda del Piave”,  scritta nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (1884-1961), noto con lo pseudonimo di E.A. Mario, compositore e poeta dialettale napoletano. Nel novembre 1917, dopo lo sfondamento austriaco a Caporetto, la linea del fronte si era attestata sul fiume Piave. Nel giugno 1918 l’Austria provò a sferrare il colpo definitivo: l’offensiva iniziò il 15 giugno, ma l’esercito italiano riuscì a fermarla e il 22 giugno la “battaglia del Solstizio” (come la chiamò il poeta Gabriele D’Annunzio) era terminata con la vittoria italiana. In quei giorni il maestro Ermete Giovanni Gaeta era al lavoro in un ufficio postale(all’inizio della  guerra aveva ottenuto di prestare servizio nella posta militare e di trasportare la corrispondenza per il fronte) e gli vennero le prime tre strofe, che scrisse di getto sui moduli di servizio interno: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il 24 maggio”. La canzone ebbe la funzione di inno nazionale italiano fino al 12 ottobre 1946, quando fu sostituita da Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli.

Rita Bevilacqua

 

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