Il 27 gennaio si celebra Il GIORNO DELLA MEMORIA, data scelta dall’Assemblea delle Nazioni Unite con una risoluzione nel 2005. L’Italia aveva già istituito la giornata della commemorazione, promulgando una legge nel 20 luglio del 2000. La ricorrenza internazionale vuole ricordare e commemorare le vittime della Shoah, proprio nel giorno in cui le truppe sovietiche liberano il campo di concentramento di Auschwitz, divenendo per la memoria collettiva il lugubre emblema dell’olocausto. ll 27 gennaio 1945 furono le truppe sovietiche della 60ª Armata del “1º Fronte ucraino” del maresciallo Ivan Konev che, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono per prime presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), scoprendo il vicino campo di concentramento e liberandone superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.
Nel gennaio 1933 in Germania vivevano circa 522,000 Ebrei – classificati come tali in base alla loro religione. Più della metà emigrarono durante i primi sei anni della dittatura nazista, facendo così scendere il numero di Ebrei in Germania (in quelli che erano i suoi confini nel 1937) alla vigilia della Second Guerra Mondiale, a circa 214.000. Il primo settembre 1939 il governo impose nuove restrizioni agli Ebrei rimasti in Germania. il cambiamento più drastico per la comunità ebraica in Germania avvenne con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale in Europa. Durante i primi anni della guerra, l’Associazione degli Ebrei Tedeschi del Reich (Reichsvereinigung der Juden in Deutschland) – che pur essendo ufficialmente guidata dal teologo Leo Baeck era stata trasformata in modo da essere soggetta alle richieste delle autorità tedesche. Una delle prime ordinanze del tempo di guerra impose un rigido coprifuoco per gli Ebrei e proibì loro di accedere a determinate zone in molte città tedesche. Le autorità tedesche pretesero anche che gli Ebrei consegnassero a funzionari locali gli oggetti considerati “essenziali per lo sforzo bellico” come radio, macchine fotografiche, biciclette, apparecchiature elettriche e altri oggetti di valore. Nel settembre del 1941, un nuovo decreto proibì agli Ebrei l’uso dei mezzi pubblici. Lo stesso mese venne anche emanato l’ormai famoso decreto che imponeva a tutti gli Ebrei sopra i sei anni d’età di esibire in pubblico, cucita sugli indumenti, la Stella Gialla (Magen David). All’inizio del 1943, mentre venivano eseguite le ultime grandi deportazioni di Ebrei tedeschi a Theresienstadt o Auschwitz, le autorità giudiziarie promulgarono un altro complesso di leggi e ordinanze che legittimavano l’espropriazione da parte del Reich delle ultime proprietà dei cittadini ebrei e la loro ridistribuzione ai cittadini tedeschi. La persecuzione degli Ebrei attraverso decreti legislativi terminò nel luglio del 1943 con l’ordinanza che li privava completamente della protezione assicurata dalle leggi tedesche a tutti gli altri cittadini e li poneva sotto la diretta giurisdizione dell’Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich. Con l’autorizzazione di Hitler, le autorità tedesche cominciarono la deportazione sistematica degli Ebrei dalla Germania nell’ottobre del 1941, anche prima che le SS e la polizia costituissero i primi centri di sterminio nella Polonia controllata dai Tedeschi. Le leggi tedesche all’inizio esentarono dalle misure anti ebraiche (inclusa la deportazione) i veterani di guerra e le persone sopra i 65 anni d’età, così come gli Ebrei che avevano un coniuge Tedesco “Ariano” (“matrimoni privilegiati”) e i loro figli. Alla fine però i Nazisti deportarono dalla cosiddetta Grande Germania e dall’Olanda (occupata dai Tedeschi) nel ghetto di Theresienstadt, vicino a Praga, anche i disabili e gli Ebrei decorati di guerra, così come gli anziani o gli Ebrei di alto rango. Anche se Theresienstadt fu usata dalle SS per creare l’immagine fittizia di un trattamento umano degli Ebrei, in realtà essa costituiva solo un campo di transito per la maggior parte degli Ebrei destinati ad essere poi deportati “ad est”. Le SS e la polizia trasferivano periodicamente gli Ebrei – inclusi Ebrei tedeschi – da Theresienstadt ai centri e ai luoghi di sterminio che si trovavano nella Polonia occupata, in Bielorussia e negli Stati Baltici.
Deve essere sempre vivo e chiaro il monito contro tutti i fanatismi politici, ideologici e religiosi, soprattutto in questo periodo di orrore e lotte che il mondo sta ancora vivendo.
Rita Bevilacqua