Un’azione eroica per aiutare il suo compagno ma che gli costò la vita. Sono passati quarant’anni esatti, dalla tragedia in contrada “Buitto- Sottoserra” di quel 1 giugno del 1976, quando Salvatore La Pusata per aiutare un suo coetaneo Salvatore Faraci dentro una gora artificiale colma di acqua cercò di fare il possibile perdendo la propria vita. Nel pomeriggio di 40 anni fa in un caldo torrido i due ragazzini appena tredicenni, notarono una canale artificiale colma d’acqua dove un’impresa edile stava eseguendo i lavori di costruzione della bretella che congiunge il centro abitato di Barrafranca con la strada provinciale per Piazza Armerina. La palestra del plesso “Verga” porta il nome di Salvatore La Pusata inaugurata il 4 giugno del 1987 su proposta del preside di allora, Giovanni Nicolosi, ma la comunità sembra aver dimenticato un gesto eroico che fu insignito della giusta onorificenza il 10 maggio del 1979, il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini,conferì la Medaglia d’Oro al valore civile alla memoria. Il primo a tuffarsi fu Salvatore Faraci il quale togliendosi gli indumenti aveva pensato di rinfrescarsi però a causa del fango e della natura del terreno sprofondava piano piano. Il giovani amico, Salvatore La Pusata, non esitò a tuffarsi vestito, nelle acque per portare aiuto al suo coetaneo tentando di salvarlo. La Pusata ostacolato dal fango non riuscì nel generoso intento ed entrambi venivano inghiottiti dalle acque. “ Intervenimmo in quel luogo – afferma l’allora comandante della stazione dei Carabinieri, maresciallo Vincenzo Pace – con altri due carabinieri e i contadini della zona dove riuscimmo a recuperare i due corpi privi di vita. Per la sua azione eroica il La Pusata veniva proposto per una onorificenza tanto che dopo un’accurata istruttoria, il Presidente della Repubblica conferiva la Medaglia d’oro al valore civile alla memoria”.
Questa la seguente motivazione relativa all’onorificenza: “Appena tredicenne non esitava a tuffarsi, vestito, nelle acque di una gora artificiale per portare aiuto ad un compagno in procinto di annegare. Raggiunto l’amico tentava di salvarlo, ma ostacolato nei movimenti e fiaccato nelle forze non riusciva nel generoso intento e venivano entrambi inghiottiti dalle acque. Esempio fulgido di grande coraggio, di sprezzo del pericolo e di operante umana solidarietà spinti fino al sacrificio della vita.