Siciliani e Sicilianità- la storia delle TESTE DI MORO

Siciliani e Sicilianità- la storia delle TESTE DI MORO

“L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna” scriveva Goethe dopo aver visitato la Sicilia durante il suo Viaggio in Italia. “È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…”

La Sicilia è la terra dalle mille storie,  dalle mille leggende. Oggi parleremo di una perla tra le sculture tipiche dell’artigianato ceramico siciliano, conosciute come TESTE DI MORO. Si tratta di un vaso,  “gresta” in dialetto siciliano, in ceramica dipinta a mano utilizzato come ornamento che raffigura il volto di un Moro e talvolta di una giovane donna di bell’aspetto. Tale denominazione nasce dalla leggenda  secondo cui, intorno all’anno 1000, durante il periodo della dominazione dei Mori in Sicilia, nel quartiere Kalsa di Palermo viveva una  bellissima ragazza. La sua pelle era rosea come i fiori di pesco nella loro piena fioritura, i suoi occhi sembravano rispecchiare l’azzurro mare del golfo di Palermo. Segregata in casa, passava le sue giornate curando i fiori sul suo balcone. Un giorno la vide un giovane moro che si trovava a passare sotto il suo balcone e, colpito da tanta bellezza, decise di volerla fare sua. Senza indugio entrò in casa della ragazza e le dichiarò il suo amore, la fanciulla colpita da tanto ardore gli si concesse. Dopo qualche tempo la fanciulla scoprì che il suo bel moro presto l’avrebbe lasciata per tornare nel proprio paese dove l’attendevano la moglie e i figli. La fanciulla attese la notte e mentre il moro dormiva lo uccise, lo decapitò e della testa ne fece un vaso in cui piantò del basilico che mise in bella mostra sul balcone, così il moro rimase per sempre con lei. Il basilico intanto cresceva rigoglioso destando l’invidia degli abitanti del quartiere i quali, per non essere da meno, si fecero fabbricare dei vasi di terracotta con le sembianze umane.

Questa leggenda ha ispirato l’estro dei ceramisti siciliani che hanno realizzato vasi con le sembianze di teste umane. La scelta è vasta: si va da quelli decorati con colori vivaci come il  rosso che richiama la forza dell’Etna; il giallo il colore del sole siciliano; il verde delle lussureggianti colline e il blu del mare, a quelli dai colori neutri, che mettono in evidenza la bellezza  dei tratti dei volti.

Ancora oggi molti  balconi dei paesi siciliani sono adornati con questi vasi, spesso denominati anche “Teste di Turco”. (Foto scattate presso “Le Muse” Barrafranca)

Rita Bevilacqua

 

 

 

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