A continuare la celebrazione dei 45 anni di attività internazionale della “corrente” sono presenti gli artisti Rosario Calì, Guglielmo Pepe, Rosario Platania, Salvatore Barbagallo, Nino Raciti, Iolanda Taccini, Benito D’Accampo, Giovanni Compagnino, Ninetta Minio, Oliana Spazzoli, Salvatore Spatola, Noris Bortolotto, Daniela Maria Costa, Maria Di Gloria, Anastasia Guardo, Rosa Buccheri, Giacomo Catania, Katia Caruso, Giuseppe Romeo, Antonio Timpanaro, Emandrea (Marisa Mangano), Creative Spaces (Eros Di Prima, Giovanni Bartolozzi e Marcella Arena), Salvatore Commercio.
[Con le precedenti esposizioni nei Musei di Caltanissetta (3 settembre) e Ragusa (1° ottobre) si è ripetuto il successo di pubblico e di critica del Primo Gran Tour internazionale del Movimento Verticalismo, Workshop “Arte a colloquio con il pubblico”: a New York (26 luglio 2015), Parigi (16 novembre 2015), Berlino e Londra (14 novembre 2016).]“Il Verticalismo è un movimento artistico-culturale internazionale polisemico (sorto a Catania nel 1973) che propugna la crescita della società in un “campo di possibilità”. Vale a dire è l’uomo (e le sue attività) al centro di un “divenire di possibilità” in cui prevale ‘la struttura psicofisica della mente umana nel suo funzionamento adeguato a tutte le modalità del Possibile. Il Verticalismo si fonda sulle proiezioni dinamiche e genetiche di ciò che chiamiamo ancora pensiero (…) In questo senso, paradossalmente, un quadro di Rembrandt potrebbe far capire il Verticalismo meglio di una guglia gotica (…), vale più di una freccia lanciata verticalmente nello spazio’. Appare evidente che il lemma ‘verticalismo’ non sta per verticismo né richiama l’architettura verticale. Don Antonio Corsaro: “Usare gli occhi in altezza non vuol dire guardare contro il cielo. Altezza è tutto ciò che si vede per la prima volta in essenza”. Ne consegue che anche sul piano prettamente estetico e del linguaggio coesistono “tradizione” e “invenzione” (attraverso la sovrapposizione, la disseminazione e l’espansione lungo il possibile), ma deve essere sempre ravvisabile quel linguaggio originale “altro”, quel cambiamento spazio-temporale che è proprio dell’”opera unica”. L’”idea” muove dalla linea di pensiero “la Via del Possibile” secondo cui l’Universo (spazio eterno, non soltanto fisico) nato dal Nulla (un Nulla “che è”) è un puro “campo di possibilità” che nel suo continuum di possibilità trova esito nella vita e, in forza di un processo filogenetico, nell’uomo. E’ “la bellezza dell’io” che esalta la poetica della Via del Possibile. Ciò significa che l’unica verità è il “campo di possibilità” dominio della libertà vera”.
[Per la cronaca, l’”idea” prende corpo mentre “l’Italia naviga in un’atmosfera di contrapposte ideologie con le loro “radici” usurate, i loro “feticci”, i loro “totem”, slegati dalla società reale e dalle problematiche di un mondo sempre più globalizzato in piena crisi dal punto di vista geopolitico, economico-sociale, energetico, morale, ambientale e della sicurezza”.](…) Non è che l’ inizio di una rivoluzione artistica, che investe l’ io e il noi: lo spazio dell’ essere e della società non meno che dell’ ambiente la casa comune. E’ l’ alba di una nuova “realtà”: la via del possibile (…) la nostra malattia conclamata”. (Salvatore Commercio.)
Don Antonio Corsaro: “Noi riteniamo che il sistema verticalistico sia l’unico sistema che corrisponda alle condizioni di civiltà in cui ci troviamo e corrisponda anche alla esigenza di superare tutti i modelli che l’arte del nostro tempo ci presenta. Per tale superamento è necessario essere verticalista. Ma essere verticalista non è facile, come correre dietro ad una ideologia. Essere verticalista significa creare una scienza e avere una precisa attitudine collettiva di fronte ad ogni azione umana e a tutto il mondo che ci circonda. L’ideologismo va bandito.
Se è vero che le opere d’arte devono servire alla vita dei gruppi sociali, esse devono pure servire a comunicare sentimenti e pensieri. Ma per fare ciò non possono prescindere dalla figurazione dello spazio a venire. (…) In arte, l’uomo modifica la visione dello spazio quando il suo linguaggio s’innesta sulla società in cui vive. La società è la materia dell’arte”.