Il 03 maggio Barrafranca (EN) festeggia il suo patrono Sant’Alessandro. Si dice che Alessandro fu papa dal 105-115 e martire il 3 maggio 115. In realtà si tratta di due personaggi distinti. Nel medioevo, i due personaggi divennero uno: Sant’Alessandro “papa” e “martire”. Erroneamente il Liber pontificalis lo dice martire al tempo di Traiano, confondendolo però con un altro Alessandro. Nel 1855 si scoprì al VII miglio della via Nomentana un cimitero e un complesso basilicale con due tombe venerate. Sulla prima era stato eretto un altare con l’iscrizione: … ET ALEXANDRO DELICATVS VOTO POSVIT DEDICANTE AEPISCOPO VRS. L’Ursus fu identificato dal Duchesne con il vescovo di Nomentum di tal nome ricordato in una lettera del papa Innocenzo I (401-417). L’iscrizione è, dunque, dell’inizio del V secolo e dimostra che Alexander è nominato per ultimo, senza alcuna dignità gerarchica, rafforzando i dubbi espressi dal Duchesne il quale negava l’identità tra il martire e il papa, affermando che la confusione fra i due personaggi risalirebbe agli inizi del VI secolo, data di compilazione del Liber Pontificalis. Anche sant’Ireneo di Lione non faceva alcuna menzione di un suo martirio. L’errore è corretto nella riforma del calendario liturgico. In chiesa sono conservate alcune reliquie di Sant’Alessandro: in un ostensorio d’argento alcune parti del femore, in un reliquiario a forma di mano (in atto di benedire) più l’avambraccio parti delle ossa dell’avambraccio e in una scatolina di legno rivestita di carta colorata altre reliquie non identificate (nella parte posteriore della scatola è impressa la scritta “Alessandro Romano”).
Per l’occasione, pubblichiamo la foto di un antico santino, che i più anziani ricorderanno, di cui una copia è conservata nella sagrestia della chiesa Maria SS. della Stella di Barrafranca (EN). Il santino raffigura l’antica statua, di gesso e legno, di Sant’Alessandro che veniva portata in processione fino al 1935, anno in cui, a causa di violente liti scoppiate durante la processione (allora la festa del Santo patrono era molto movimentata) ruzzolò a terra e si ruppe. Il Santo è raffigurato accanto ad un giovanetto, san Teodulo, suo compagno di martirio, anche se per la tradizione popolare era san Cirino martire. La statua era pesantissima e di un colore lucido tanto che, come scrive Giuseppe Salamone nel suo diario (Quaderno di Giuseppe Salamone di Barrafranca, Codice o Catechismo Regolamento famigliare Salomoniesco, Penitenziario di Volterra) “… col sole sembra di sudare. Allora i paesani gridano con quanto fiato in corpo: Viva Santruscianniru chi suda ppi fari u miraculu…”. La nuova e attuale statua che sostituì quella rotta, è scolpita in legno risalente probabilmente al 1935. Questa riproduce il Santo in vesti papali con “Tiara” e “Ferula”, sempre seduto sulla sedia “gestatoria” e in atto di benedire. Il volto è molto più sereno e amorevole della statua precedente, con la mano destra alzata in atto di benedire il suo popolo. Manca la statuetta del giovanetto, mentre il reliquario è aggiunto solo durante la processione. Ultimo restauro, come attesta una targhetta posta sulla statua, risale all’aprile 2002 a cura di don Giuseppe Bonfirraro, Gaetano Vicari e Gaetano Orofino.
Rita Bevilacqua