7 settembre 1978-7 settembre 2018: 40° anniversario dell’Incoronazione della tela di Maria SS. della Stella

7 settembre 1978-7 settembre 2018: 40° anniversario dell’Incoronazione della tela di Maria SS. della Stella

- in Barrafranca
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Incoronazione con Mons. Sebastiano Rosso

Sono già passati quarant’anni dalla Solenne Incoronazione delle immagini della Madonna e del Bambino raffigurati nella nuova tela di Maria SS. della Stella, compatrona di Barrafranca (EN) dipinta allora dal pittore barrese prof. Gaetano Vicari. A causa di un furto sacrilego, avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 giugno del 1977, la città di Barrafranca era rimasta orfana dell’effige della sua Compatrona, protettrice e Madre amorevole. Era necessario che il popolo avesse una nuova effige di Maria, appellata della Stella, che li proteggesse, che li aiutasse nei momenti più difficili. Grazie ad un concorso indetto da don Giuseppe Zafarana, parroco della chiesa Maria SS. della Stella e dalla Commissione diocesana di Arte Sacra, il 13 agosto 1978 Barrafranca ebbe la nuova tela di Maria SS. della Stella, realizzata dal pittore barrese Gaetano Vicari. Il 30 agosto alla presenza del Vicari e di tanti fedeli, la nuova tela di Maria SS. della Stella entra per la prima volta nell’omonima chiesa e viene benedetta dal parroco don Giuseppe Zafarana.

La signora Maria Caltavuturo

La Solenne Incoronazione della Madonna e del Bambino avvenne invece durante le celebrazioni solenni del 7 settembre 1978.  In una chiesa gremita di barresi, alla presenza del sindaco di Barrafranca professor Totò Faraci, delle autorità civili e del clero barrese, Sua Eccellenza mons. Sebastiano Rosso, allora vescovo della diocesi di Piazza Armerina, incorona l’immagine della Madonna e del Bambino con nuove Corone e nuovo stellario in argento tempestate da acque marine e topazi, opera di Santo Gambino (Ditta Fredi di Catania). Il tutto fu offerto dalla signora Maria Caltavuturo, vedova del professor Calogero Ferreri, da sempre devota alla Madonna.

Diploma di Primo premio

Ricordando quei momenti, Gaetano Vicari racconta che il giorno dell’incoronazione, la dodicesima stella dello stellario non fu  affissa alla tela, perché la dodicesima era applicata sulla corona. La tredicesima stella fu donata, insieme al diploma di Primo Premio all’autore del dipinto Gaetano Vicari, il 12/08/1978 dal Parroco di allora. Nel 2014 è stata aggiunta allo stellario la dodicesima stella realizzata dall’Argenteria Amato di Palermo, perfettamente uguale alle altre. Inoltre l’illustre pittore si rammarica del fatto che il quarantesimo anniversario stia passando inosservato.

Riportiamo una parte della testimonianza del pittore Gaetano Vicari manifestata in occasione del 30° anniversario della benedizione e incoronazione del nuovo quadro di Maria SS. della Stella, anno 2008 (Il testo integrale si trova nel sito www.gaetanovicari.it)

Il pittore Gaetano Vicari e don Giuseppe Zafarana

«Decisi di partecipare e mi adoperai a procurare la tela e tutto l’occorrente di ottima qualità. Il compito però era molto arduo perché si trattava di rifare un’opera che avrebbe sostituito la vecchia immagine, alla quale il popolo barrese era legato da sentimenti antichissimi di fede e devozione. La Madonna della Stella aveva assunto per Barrafranca a poco a poco un grande valore familiare e affettivo a discapito del patrono sant’Alessandro.

Maturò così in me l’idea che, per continuare la tradizione, avrei concepito una composizione con la stessa sagoma della vecchia, nella quale la Madonna che allatta il Bambino con i due santi ai lati sarebbe stata formulata con soluzioni personali, anche se classicheggianti.

Cominciando l’esecuzione di questa intuizione, ben presto capii che si sarebbero presentate diverse difficoltà da risolvere e superare. Per iniziare, cercai di riprodurre le parti dell’antico dipinto che ritenevo più adatte all’idea che avevo progettato, come il cielo e, nei limiti del possibile, la figura del san Giovanni; ma gli altri personaggi dovevano essere completamente rielaborati.

Avevo trasferito lo studio pittorico in un casolare di campagna, dove ogni giorno mi recavo a dipingere. Mi dedicai al quadro per quasi tre mesi. Fu un lavoro intenso, pieno di fervore e di delusioni, di ripensamenti e di soddisfazioni. Quante volte accarezzai con il pennello le gote della Madonna; quante volte rifeci e corressi gli occhi, cercando quello sguardo materno e puro; quante volte rifeci l’accenno del sorriso delle labbra: rifacevo, cercavo, sfumavo per trovare tra sguardo e sorriso quell’equilibrio

Tela Maria SS della Stella del pittore Gaetano Vicari

, che avrebbe prodotto e fissato l’espressione materna, umana e sovrumana della Madre di Dio.

La figura di sant’Alessandro (per alcuni San Luca) non mi diede tanti problemi anzi mi procurò delle soddisfazioni nella realizzazione del broccato del piviale, della sua fibbia cesellata e dell’anello papale. (Stranamente il santo tiene in mano un libro, oggetto che forse avvalora la tesi la quale sostiene che prima si trattasse di san Luca, che adornato “con mitra e pastorale” [di questo non c’era e non c’è traccia nel dipinto] fu trasformato in sant’Alessandro). Come ho prima accennato l’attuazione di san Giovanni Battista fu la più vicina all’originale, anche se nell’eseguirla dovetti ricostruire l’anatomia del petto e del braccio, nell’antico dipinto troppo villosi, e rifare più realisticamente la canna e l’agnello. La parte del dipinto con la figura della Vergine doveva essere la  più studiata, perché, come perno della struttura, doveva creare, con l’alternanza  dei volumi, profondità, equilibrio e consistenza  all’insieme. La sagoma antica, che anche qui volli mantenere, determinò diverse difficoltà, specialmente nella posizione del Bambino, nell’originale troppo alto. La mammella che allatta, di conseguenza,  risultò anatomicamente inesatta (cosa che suscitò alcune critiche), anche se sostenuta e sollevata dalla mano della Vergine; e il cuscino su cui siede il Bambino divenne troppo pieno e un po’ sproporzionato: avrei potuto ovviare a questi “difetti”, abbassando il Bambino, ma preferii restare fedele al progetto iniziale. Nella mia scelta fui anche confortato dalle diverse iconografie della Madonna nel corso dei secoli in cui non sono rispettate le proporzioni anatomiche, ma le esigenze emozionali ed istintive dei singoli autori. Il panneggio del manto e della veste, interamente ricostruito, contribuì a dare profondità alla composizione nella successione delle parti in avanti illuminate dal ceruleo e dal rosa, e di quelle indietro ombreggiate e rese più profonde dall’oltremare e dal rosso cadmio scuro. Per finire ricreai la base del trono, della quale nell’originale non c’era traccia, per ripristinare la posizione della Vergine seduta, rispetto ai due Santi ai lati in piedi. La struttura risultò così ben definita su diversi piani, con i due Santi che si stagliano su un cielo mattutino, posti un po’ indietro, e con la Madonna sul trono in primo piano, la quale avanza in uno slancio d’amore verso i fedeli. Durante i mesi di incessante lavoro pittorico, il casolare di campagna fu meta di molte visite: amici, parenti, conoscenti venivano a trovarmi per vedermi dipingere e per ammirare l’opera, che a poco a poco prendeva forma. Molte cose furono motivo di discussione, qualche piccolo “difetto”, visto o scoperto da occhi diversi dai miei, venne corretto; altri particolari, frutto di convincimento ragionato, rimasero tali e quali…ma tutti erano concordi nel sostenere la  validità dell’ impostazione e l’armonia della composizione. (Venne anche il parroco don Giuseppe Zafarana ed un pittore barrese partecipante allo stesso Concorso). Man mano che il lavoro procedeva, si rafforzava in me la convinzione di andare creando una pala la quale mi recava, nell’esecuzione e nel risultato dell’abbozzo generale, una sensazione di appagamento, che mi spronava a proseguire, anche perché la scadenza della consegna incalzava. Finita la fase della schematizzazione complessiva, mi dedicai alla cura dei particolari, cercando di non disturbare l’armonia e l’equilibrio dell’insieme. Le ultime rifiniture e i ritocchi richiesero molto tempo, anche perché in una tela di quelle proporzioni non si finiva mai di correggere, rivedere, ritoccare, sfumare… riservai speciale attenzione allo sfavillio degli ori dei bordi, delle stelle e delle aureole (delle quali ho mantenuto le proporzioni originali, restando quella di San Giovanni più piccola rispetto alle altre), in un gioco equilibrato di ocra oro e giallo di cadmio. All’ultimo momento dovetti dipingere anche lo Stellario e la piccola stella cometa sul manto, (un amico mi aiutò a dividere il cerchio in dodici parti uguali). Allo scadere del tempo, a discapito della fatica fisica e mentale per l’impegno di mesi, l’immagine di Maria S.S. della Stella era completata: il dipinto nel suo insieme mi dava un senso di soddisfazione, percezione che cresceva man mano che osservavo il quadro anche nei particolari; e mi consolava il fatto che chi lo ammirava per la prima volta  e coloro che lo avevano visto realizzarsi esprimessero tutti lo stesso consenso.»

Rita Bevilacqua

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