PIETRAPERZIA. Tiziano Coco è figlio della prima cugina omonima della cara Signora Maria Di Gregorio. Tizianovisse molto tempo a Pietraperzia assieme a lei. In ricordo di mia cugina Maria. Ho frequentato mia cugina Maria quando ero piccolo, nel periodo che va dai 5agli 8 anni. In estate mi trasferivo a Pietraperzia e vi trascorrevo gran parte delle vacanze insieme alla sua famiglia, composta oltre che da lei, da sua Mamma, la Zia Sarina, e dalla sorella Caterina e dal fratello Nino.Ero trattato come un principino, sempre al centro dell’attenzione, servito e riverito di tutto punto (come si fa in genere con gli ospiti), anche quando il mio comportamento non era esattamente irreprensibile ma al contrario piuttosto quello di un bimbo ribelle e molto discolo.
Facevo disperare tutti, ma, malgrado tutto, il sorriso di Maria e le sue coccole non mancavano mai, neanche quando mi riprendeva a causa delle mie marachelle. E così che in attimo tutto ritornava in ordine ed anche la Zia Sarina si tranquillizzava e tornava a giocare con me. Data la differenza di età, per me la cugina Maria era la “Zia Maria”. Non la mollavo mai e, ogni volta che potevo, uscivo con lei che mi scarrozzava con la sua mitica Fiat 600, ancora quella con l’apertura degli sportelli controvento. In paese tutti quelli che conoscevano Maria conoscevano anche me. A dire il vero lei mi raccontava di ogni persona le cose belle e spesso mi spiegava l’intreccio attraverso il quale in qualche modo quelle persone erano legate a noi con un grado di parentela.
Trascorrevo le mie giornate andando in ufficio con lei. A quel tempo credo lavorasse all’ufficio tecnico ed urbanistico a supporto dell’Ingegnere Fiorino. Non potrò mai dimenticare quel nome perché appena mi era possibile mi sedevo alla sua scrivania e iniziavo a scrivere con la macchina da scrivere, ammesso che sapessi già scrivere e leggere. Quando rientrava l’ingegnere mi guardava con uno sguardo severo che si capiva lontano un miglio che era finto e sorrideva. In qualche modo l’ingegnere aveva dovuto adottarmi e, trattandosi del nipotino della sua cara collaboratrice, soprassedeva e condivideva simpaticamente la mia presenza. Essendo il suo un ufficio aperto al pubblico era frequentato da molte persone che lei puntualmente mi presentava. Persone di tutte le età con le quali spesso si intratteneva a parlare, a volte anche in modo un po’ defilato.
Con il passare degli anni, ho capito che molte di quelle persone, soprattutto quelle di una certa età e le donne, non avrebbero parlato con nessun altro impiegato che non fosse stata la “Zia Maria”, e che le cose di cui parlavano poco avevano a che fare con l’ufficio dove lei lavorava. Con il suo modo di fare e la disponibilità ad occuparsi delle persone più disagiate la Zia Maria aveva colmato un vuoto sociale ed istituzionale importante, attivandosi nell’assistere le persone nel ginepraio delle pratiche burocratiche utili ad ottenere i propri diritti (quali ad esempio l’accesso alla pensione di vecchiaia o di invalidità, o altre ancora) che quelle stesse persone da sole non sarebbero state in grado di svolgere e per le quali non avrebbero avuto alcun valido supporto. Per questo suo modo di fare Maria era diventata un punto di riferimento della comunità“perzese”. Si faceva carico dei problemi della gente comune e li risolveva, riuscendo anche dove molti non potevano o non riuscivano ad arrivare. Supportata in questo dalla Fede profonda che aveva maturato nel suo percorso formativo e di praticante attiva sin da giovane, fede che l’ha accompagnata lungo tutto il percorso della sua vita.
Ma la sua forza travalicava gli stretti confini geografici del comune di appartenenza. Con il suo modo di fare, avendo spesso contatti con uffici in ambito provinciale o regionale, giocava un ruolo cruciale anche come snodo delle istituzioni territoriali quando vi era la necessità di intervenire sul territorio di residenza. Per questo motivo ho deciso di scrivere questo breve articolo e di raccontarvi un fatto di vita vissuta. Voglio parlarvi del mio viaggio per andare a Pietraperzia e di quello di ritorno per casa, all’apparenza una banalità. Io abitavo a Leonforte e,non avendo la mia famiglia l’automobile per accompagnarmi, per andare a Pietraperzia dovevo prendere due pullman: il primo per Enna e poi da Enna quello per Pietraperzia e viceversa al ritorno. Sin qui tutto normale se non fosse per il fatto che io quel viaggio già a 5 anni lo facevo da solo, senza che nessuno dei familiari mi accompagnasse né alcuno della famiglia di Maria mi venisse a prendere. Qui sta la forza e la semplicità di Maria. Lei si affidava all’autista del pullman di Pietraperzia chiedendogli di farsi carico di intercedere con l’altro autista della tratta Enna – Leonforte affinché si prendessero entrambi cura di me nel viaggio in pullman, come se prendersi cura di un bimbo di 5 anni non significasse assumersi delle responsabilità enormi. E come se non bastasse i due autisti si dovevano sincronizzare per incontrarsi ad Enna dove io non sarei comunque potuto restare solo. Se uno dei due avesse ritardato l’altro lo avrebbe aspettato e con lui anche tutti i passeggeri che dovevano viaggiare. Ma nessuno si tirava indietro.
Quando Maria attivava la catena della solidarietà tra paesani tutti si mettevano in moto e si adoperavano per fare il necessario per il buon esito. Anche gli autisti ed i passeggeri. Ecco perché lei era una donna fantastica. Essendo sempre a disposizione della gente, quando chiedeva qualcosa tutti si adoperavano, perché tutti conoscevano la bontà della persona e sapevano che se avessero avuto bisogno di aiuto lei si sarebbe impegnata anche nelle situazioni più disperate. Sono certo che in Paese vi sono molte persone in grado di raccontare storie di vita vissuta e dell’impegno di Maria verso le persone più semplici e indifese, anche più significative ed importanti della mia. In ogni caso rimarrà in me il bellissimo ricordo dell’ultima volta che ci siamo visti, il 22 febbraio scorso, dopo molti anni che non riuscivo a tornare a Pietraperzia. Ci siamo incontrati nella casa di origine ed abbiamo pranzato insieme alla sorella Caterina. Abbiamo trascorso alcune ore bellissime intrise di ricordi e momenti belli della sua giovinezza e della mia infanzia. Poi si è fatta accompagnare al gruppo di preghiera, io sono partito e non l’ho rivista più…. GAETANO MILINO