Palermo. Omicidio Di Matteo. Mons. Michele Pennisi: “la Chiesa ha la responsabilità della formazione di una coscienza civile diffusa”

Palermo. Omicidio Di Matteo. Mons. Michele Pennisi: “la Chiesa ha la responsabilità della formazione di una coscienza civile diffusa”

- in Sicilia
Mons. Michele Pennisi

Omicidio Giuseppe Di Matteo. Mons. Michele Pennisi: “la Chiesa ha la responsabilità della formazione di una coscienza civile diffusa. Importante l’iniziativa dell’ora di lezione dedicata a lui del Parlamento delle Legalità”.

«La resistenza alla mafia passa attraverso un rinnovato impegno educativo che porti a un cambiamento della mentalità, che deve iniziare fin da bambini. Il senso della legalità non è un valore che si improvvisa. La sua affermazione è affidata alla collaborazione di tutti e in modo particolare alla famiglia, alla scuola, alle associazioni giovanili, alla Chiesa e alle varie istituzioni pubbliche».

Sono le parole di Mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale, in occasione del XXV Anniversario dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, che ricorre lunedì 11 gennaio.

«Si trattò di un omicidio spietato– scrive monsignor Pennisi – che mostrò il volto disumano della mafia ed ebbe l’effetto di aumentare l’orrore popolare verso il fenomeno mafioso. La Chiesa sente di avere una sua responsabilità per la formazione di una diffusa coscienza civile di rifiuto della mentalità mafiosa e non si ritiene estranea all’impegno, che è di tutta la società siciliana, di liberazione dalla triste piaga della mafia. A questo proposito voglio ricordare quanto scrisse il beato Don Pino Puglisi, vittima della violenza mafiosa: ”È importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa e contro qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi. Non ci si fermi, però, ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti».

Una dura condanna, quella espressa dall’Arcivescovo di Monreale nei confronti di chi ha commesso questo atroce delitto, che “denota la mancanza del santo timor di Dio e dei valori morali  fondamentali a partire dalla sacralità della vita umana e dal rispetto degli elementari diritti dei bambini. Prego il Signore perchéconverta i loro cuori e dia loro la forza di riparare il male fatto. Noi siamo sicuri che il piccolo Giuseppe, come i santi innocenti uccisi da Erode, è un fiore meraviglioso nel giardino di Dio, una nuova stella che brilla nel firmamento del cielo e che è nel cuore di Dio ricco di misericordia, circondato dagli angeli e i santi».

Un ricordo sentito, che si rafforza grazie all’impegno e alla sinergia con le realtà del territorio che operano nel concreto come l’associazione “Parlamento della Legalità”, che quest’anno ha lanciato la proposta che coinvolge tutte le scuole: un’ora di lezione dedicata alla memoria del piccolo Di Matteo, rapito a scuola e dai banchi di scuola.

«Vogliamo arrivare al cuore di tutti gli studenti di buona volontà – afferma il presidente del Parlamento della Legalità, Nicolò Mannino – che desiderano dare voce a chi oggi non ha più voce. Un’ora di didattica per dare modo agli studenti di ogni ordine e grado di pensare a Giuseppe come a un compagno di banco e indirizzare a lui un abbraccio virtuale. Abbiamo bisogno di educare alla vita e proporre un messaggio forte alla società distratta e spesso indifferente, che arrivi dal mondo scuola autentica palestra di vita».

Importante il lavoro di una realtà come il “Parlamento della Legalità” che, «grazie anche al suo presidente, Nicolò Mannino – sottolinea in conclusione mons. Pennisi – ogni anno  ha chiamato a raccolta studenti da tutta la Sicilia per dare vita a un appuntamento chiamato “Un fiore per Giuseppe “ e che,  nel 2014,  nel “ Giardino Della Memoria”  volle collocare  la  “Croce del Riscatto”, che io stesso ho benedetto. Ci tengo, infine, a esprimere la mia vicinanza alla mamma di Giuseppe, la  signora Franca  Castellese, e a tutti i genitori delle vittime innocenti della criminalità mafiosa. Stare vicini alle famiglie ci aiuta ad affermare non solo la speranza nella sconfitta della cultura della morte, ma anche la cultura della vita, della legalità e della solidarietà». GILDA SCIORTINO

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